La casa da cui partono le strade di polvere: un’intensa serata di commozione e commemorazione per Rosetta Loy, la grande scrittrice che ha narrato il Monferrato.

Lessi la prima volta “Le strade di polvere” di Rosetta Loy quando era appena uscito, nel lontano 1987 (avevo 27 anni, manco mi pare vero) e faceva notizia, dalle mie parti, proprio per essere ambientato nel cuore del Monferrato, a Mirabello, che però non viene mai nominata, nel romanzo. Un romanzo talmente bello e potente da risultare indimenticabile…storie di vita che avevo nella mente e nel cuore perché così simili a quelle che mi raccontavano i miei nonni…fra quelle strade di polvere di cui io ho visto il definitivo tramonto, ma che loro, tutti i miei antenati, hanno ben vissuto.  Le storie che si dipanano nel libro si svolgono a partire dal 1790 circa, fino al 1860. E tutto nasce nella casa costruita dal “Gran Mastèn“…Rosetta Loy alla prima pagina del romanzo la descrive così: la casa con la sua facciata giallina rimase nel tempo ancorata alla terra, la lunga sequenza di stanze una appresso all’altra“…e io martedì scorso, 5 settembre, in una fresca notte di fine estate, ero proprio là, estremamente emozionato – anche se facevo finta di niente – davanti a quella casa, che in tutta la mia lunga vita di lettore (di Rosetta Loy ho poi letto parecchi altri libri, sino all’ultimo commovente “Cesare“, dedicato al grande Cesare Garboli, suo grande amore di una vita) non c’ero proprio mai stato…così vicina a dove abito e nello stesso tempo così lontana nel mio immaginario…

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Per chi non avesse mai letto – o non ricordasse – il romanzo, lasciate che brevemente ne parli…è un immenso e trascinante romanzo storico, che racconta una saga familiare: tre generazioni di una stirpe che l’autrice ci narra nell’arco di un secolo. Ma, in questo narrare, la sublime bravura di Rosetta Loy in realtà ricrea – con grandissima nitidezza – un mondo monferrino ormai scomparso, ma che in realtà lei rende ben vivo e vero, e torna a noi nelle sue parole…che fra le tante cose propone una meditata riflessione sul tempo che fugge nell’implacabile avvicendarsi delle generazioni. La storia inizia durante le guerre napoleoniche, ed è quella di una famiglia di contadini del Monferrato, abbastanza agiata, ma neppure troppo abbiente, tanto da poter essere considerata ricca. Nella vicenda Rosetta Loy narra del complesso rapporto di due fratelli, due giovani fratelli, Pietro e Giuseppe, detti Pidren e Giai, innamorati della stessa donna, la bella Maria. Questo amore divide i due, che prendono strade diverse, mentre il Monferrato è invaso dai soldati di Napoleone. E c’è dunque la grande, appassionata poesia, di un’immensa passione che sembra non concludersi neppure con la morte. Tutto poi mentre si dipanano nel romanzo moltissimi eventi, per approdare, quindi, all’Unità d’Italia e oltre. E nella vicenda ci sono nascite e morte, matrimoni e desideri impossibili, e gelosie e affetti che spesso contraddicono la realtà…davvero intrigante, potente ed affascinante…spero vivamente che chi non lo ha mai letto senta dopo questa mia breve introduzione, il desiderio di provare a leggerlo.

Avrete capito dalle mie parole quanto ami questo libro…e naturalmente la sua autrice, della quale possiedo e ho letto la stragrande maggioranza di quello che ha pubblicato…purtroppo però non ho mai avuto l’occasione di conoscere personalmente Rosetta Loy, né di visitare la grande casa di Mirabello dove nacque il suo romanzo, appunto lì ambientato. Poi mi è capitato che un’amica mi segnali che, nella ormai storica manifestazione, dal titolo un poco aggressivo: PEM!Parole e Musica in Monferrato, ci sarebbe stata una serata Omaggio a Rosetta Loy, ad un anno dalla sua scomparsa, ma con il valore aggiunto – immenso – di tenersi nel giardino della sua villa di Mirabello Monferrato, dove lei soggiornava nei suoi momenti di presenza in Monferrato, e dove sono nate e si svolgono le vicende delle Strade di PolvereIl Festival– almeno quest’anno – è iniziato a fine agosto per terminare l’8 Ottobre, ed il suo Direttore Artistico è l’ottimo giornalista musicale e scrittore – sempre di cose di musica, e possiedo alcuni suoi libri – Enrico Deregibus. Il programma di quest’anno dimostra con tutta evidenza che si tratta di un festival di ottimo livello, fatto soprattutto di raffinate proposte musicali dal panorama italiano: si va da Paola Turci a Flaco Biondini a Mauro Pagani – e qui mi fermo per non annoiarvi…ma scusate se è poco. Vi invito certamente a dare un’occhiata al loro sito www.pemfestival.it , per avere ogni altra informazione in merito.

E allora: impossibile disertare questo incontro, una cosa che mi dà un forte sussulto d’emozione. E martedì scorso, a distanza di un anno circa dalla sua morte, a 91 anni (era del 1931) eccomi in prima fila, nel giardino della sua villa gigantesca, con davanti a me sua figlia – e come le somiglia – Margherita, insieme al conduttore della serata, Riccardo Massola, che conosco in quanto ex direttore – in pensione – della bella e ben strutturata Biblioteca Civica di Valenza – che non è solo preparatissimo e appassionato, ma anche visibilmente commosso nel parlare di una persona che ha amato come scrittrice e come amica. Basti dire che alla fine della serata ci ha narrato, veramente in un momento di grande commozione, della sua frequentazione con Rosetta Loy, ed in particolare di una cena insieme, memorabile ed indimenticabile…ma, ha aggiunto – e lo approvo totalmente che certi o momenti stanno ben profondi nel nostro cuore e solo lì possono stare – non vi dirò nulla di quella cena, che appartiene solamente ai miei ricordi più belli… Molte le cose notevoli della serata. I ricordi di Margherita Loy, ad esempio, che ci ha narrato che sulla porta della camera dove Rosetta scriveva, quando Margherita era una bambina – rigorosamente di pomeriggio – c’era un cartellino che diceva Disturbare solo se assolutamente necessario…e poi la presenza in casa di Natalia Ginzburg – che noi studiavamo nei libri di scuola – che volle far pubblicare da Einaudi il primo romanzo di Rosetta, La bicicletta.

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Ma il livello della serata è stato davvero di qualità stratosferica. Perché accanto ai due che vi ho nominato, c’era – in sostituzione del previsto Prof. Giovanni Tesio, il bravissimo Prof. Fabio Prevignano, che ha fatto una disamina critica prima dell’opera della Loy in generale, poi, in particolare delle “Strade di polvere“. Interventi brevi in termini di tempo, ma davvero acuti e sapienti, luminosi di una luce acuta e bellissima. Tra le cose che mi hanno molto colpito, il finale dell’intervento di analisi del grande romanzo del Monferrato, le Strade, appunto. Finale dove ha sottolineato due immensi capolavori che hanno influenzato la visione di Rosetta Loy: da un lato Guerra e Pace di Tolstoj, e dall’altra il realismo magico di Gabriel Garcia Marquez narrato in Cent’anni di solitudine. E poi, la Poesia di Vivian Lamarque…che era fra il pubblico, ma che, chiamata da Riccardo Massola per un appassionato intervento, ci ha svelato che lei stessa…ha in realtà lo stesso cognome – originario – di Rosetta: Provera…e il momento un po’ buffo di quando lei e Rosetta si sono conosciute e alla fine hanno scoperto di essere nate nella stessa zona di mondo…di questa notevole poetessa possiedo alcuni libri. Lei ha letto un paio di sue poesie dalla raccolta L’amore da vecchia, fra cui l’ultima, che è stata una bella dedica: Non ne scrivono loro. / Da morti non si scrive più. / Non ce ne inviano più / – di poesie – / i morti. / (nemmeno una?)

 

Molte ed intese, poi le letture dei testi di Rosetta Loy. Perché la serata era arricchita dalla presenza di un’attrice e un attore, ma c’era anche una violinista, Alessandra Sacchi, che dava a tutto un tocco in più di tenerezza affettuosa. Sono stati letti molti brani, sia dalle “Strade di polvere” che da altri scritti autobiografici inerenti questi luoghi, come La prima mano, perché la serata era dedicata a Rosetta, si, ma una Rosetta a confronto con il “suoMirabello… E allora abbiamo ascoltato con immenso piacere le narrazioni di un mondo monferrino, che è forse lontano nel tempo, eppure così vicino alla nostra vicenda umana: il mondo dei nostri nonni o al massimo dei nostri bisnonni…il mio nonno paterno, si chiamava Pietro, ma tutti lo chiamavano Pédren…e ricordate come si chiamava uno dei grandi protagonisti delle Strade di Polvere: Pietro, appunto, detto Pidrèn….

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E se è vero, come si dice, che basta evocare una persona perché questa per un poco torni fra noi, quella sera, ad un certo punto, è accaduto anche un piccolo prodigio: in uno dei brani che gli attori stavano leggendo, loro hanno taciuto e la sua voce, di Rosetta, si è posata su noi, proseguendo la lettura con la sua voce calda ed avvolgente – tutto grazie a della tecnologia, no? che a volte però  assomiglia alla magia – e un vento davvero di intensissima emozione e commozione ha toccato profondamente i nostri cuori…