Quando la grandiosità della Musica ti avvolge e ti avvince: il magnifico concerto per Organo di Federica Iannella a Spigno Monferrato
Lo ammetto, ero molto scettico di dover fare tanta strada per un concerto organistico. Perché Spigno sarà pure in Provincia di Alessandria, si chiamerà pure Monferrato, ma di fatto è a 10 minuti/10 Km dalla Liguria…40 minuti per andare a Savona…mentre la capitale del Monferrato, Casale, sta a 90Km circa, che se non pigli l’autostrada ci va un’ora e mezza di percorrenza…e pure da dove abito io, son 60Km di strada non sempre proprio proprio rettilinea…insomma, ci vanno 50 minuti…solo che mi capita di andarci abbastanza spesso, e molto volentieri, a Spigno, perché ci fanno molto teatro, quindi una volta La Signora Sandokan, con una bravissima Paola Sperati, una volta l’Uomo che amava le donne con un simpaticissimo Corrado Tedeschi, e l’ultima volta, a ridosso di ferragosto, la splendida Annalisa Favetti in Lady D. Che ha proposto il suo indimenticabile spettacolo proprio lassù, sul sagrato della Chiesa di S. Ambrogio a Spigno. Dove il 6 settembre si sarebbe tenuto – beh, non sul sagrato, naturalmente, ma dentro la chiesa – secondo l’accorata perorazione che mi fece il Maestro Benedetto Spingardi Merialdi, che conosco ed apprezzo per le sue performance musicali negli spettacoli con paolo La Farina, uno splendido concerto organistico, con una grande interprete, Federica Iannella, che avrebbe suonato sull’Organo del 1830, restaurato nel 2019 da una pregiatissima Bottega Organaria, quello di Graziano Interbartolo, dal suono magnifico e travolgente…
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Potevo dire di no a tanto entusiasmo? Non l’ho detto, e non me ne sono pentito, anzi. Poi ho anche saputo che il concerto a Spigno faceva parte della Quarantaquattresima (incredibile) Stagione Internazionale di Concerti su Organi Storici, la cui Direttrice Artistica è la grande Letizia Romiti, musicista, intellettuale e straordinaria organizzatrice…quindi impossibile non andarci, no? Che poi, già ad entrare nella chiesa, si ha è accolti da un forte senso di bellezza, di accoglienza. La pregevole policromia dava un senso di rassicurazione, di tenerezza, come un abbraccio, corroborato dalla struttura a botte della volta…che, ho subito pensato, di solito possiede di suo una bella acustica. Avevo ragione. Entro e vedo Benedetto che si arrampica sulla scala che porta all’Organo, perché sarà lui l’efficacissimo addetto alla manipolazione dell’organo in quel fondamentale aiuto nelle modifiche sonore di quello strumento, che io più che un singolo strumento, ho sempre pensato come una sorta di continente acustico, per quanto sono una vera, immensa, policromia sonora le sue possibilità musicali. Faccio qualche passo e mi volto, ed eccolo la, splendente ed affascinate, l’organo, con lei, sorridente, che lo suonerà e lui che ne modificherà i suoni…già, uno strumento da preparare…ed è bellissimo, sapete? Perché tu senti un suono, te ne riempi orecchie ed anima, lo fai tuo…poi una pausa (magari, anzi, spesso, all’interno dello stesso brano), e ascolti, proprio, i rumori legnosi della modificazione – che Benedetto, in questo caso, impostava – allora ti predisponi ad ascoltare qualcosa di diverso, a volte di molto diverso da prima…ed è proprio quello che accade: cambia il timbro, l’immagine sonora, la possanza fisica…si passa da un’orchestra ad un ottavino, da qualcosa che quasi ti schiacciava sonoramente, a qualcosa che teneramente ti culla…ecco, questa che vi ho descritto è una delle tante, fantastiche fascinazioni dell’Organo, che quella sera ci ha coinvolti e appagati moltissimo.
E poi il suono…perché il suono che chi ascolta percepisce non è fatto solo dallo, o dagli, strumenti che quel suono creano, ma dall’ambiente sonoro dove il suono si propaga…che è fondamentale…credete alle parole di un vecchio ascoltatore, che di concerti di musica classica – quindi acustica e non amplificata elettricamente – ne ha sentiti parecchi…in un ambiente pieno di riflessioni e quindi acusticamente inadatto, il migliore strumento perde bellezza e mordente. Invece nella chiesa di Spigno, accade esattamente il contrario: il suono è semplicemente FANTASTICO! Perché quella volta a botte fa fluire il suono in una sorta di spirale avvolgente e continua, che crea una specie di sfera sonora che letteralmente avvolge e abbraccia l’ascoltatore. E lo fa un po’ ovunque, perché io ho camminato nella chiesa, proprio per rendermi bene conto della continuità di quel suono così straordinario, e ovunque ho ascoltato nel medesimo, stupendo modo. E poi l’impatto sonoro. Sotto i banchi della chiesa, ai quali eravamo seduti, c’è una copertura in legno, probabilmente messa per tenere a bada, in inverno, il freddo del pavimento. Ora, quando Federica Iannella sfruttava i registri più profondi dell’Organo, con suoni davvero immensi, sia un po’ i banchi stessi che quella struttura sul pavimento letteralmente vibravano, e non era solo un’impressione sonora, ma proprio un tremito fisico, dovuto alla possente meccanica del suono che si incanalava con possanza nell’architettura della chiesa stessa. Magnifico! Il primo brano proposto da Federica Iannelli, la straordinaria e possente Fantasia in Do di J. S. Bach, è stata, grazie a tutte queste caratteristiche puramente sonore, che vi ho descritto, una bellissima esperienza d’ascolto
Ma se tutto ciò donava alla mia attenzione di ascoltatore un piacere immensamente edonistico, di puro piacere sonoro, non ho mai smesso, neppure per un momento, di apprezzare moltissimo sia la qualità interpretativa che l’originalità delle proposte musicali, di Federica Iannelli. Capacità interpretativa che non solo ha raggiunto apoteosi sonore di intensità straordinaria, come in Bach, ma ha fatto letteralmente cantare l’organo. Non certo a caso, cinque autori su otto proposti erano italiani, e tutti con nelle loro corde un’ampia liricità. Ma lei ha sapientemente donato una personale ed affascinante cantabilità anche a brani di austera solennità, come la breve Toccata, dalla Suite Urania di Fisher (nato nel 1685).
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E poi, naturalmente, questa cantabilità così accattivante ha spiegato le sue ali soprattutto nei brani italiani. Tre veneziani uno dietro l’altro, Benedetto Marcello, Giovanni Pascetti e Baldassarre Galuppi. Ora, ammetto e confesso che a me la musica barocca dei veneziani piace tantissimo, quindi già ero felice di questa scelta, ma altrettanto ammetto che l’interpretazione della bellissima Sonata in do di Pascetti, in tre movimenti, è stata davvero un incanto. La suprema cantabilità del secondo movimento è stata interpretata da Federica con un andamento sognante, cullante, pieno di un’indescrivibile tenerezza…un suono organistico che era una via di mezzo tra un’arpa e un flauto…un indimenticabile incantesimo…
E che dire della Sonata per organo di Vincenzo Bellini? Dall’immenso operista protoromantico, come non aspettarsi una sorta di Aria d’Opera per Organo? Infatti è così. Io ne ho ascoltate altre interpretazioni, a volte un po’ affrettate, a volte un po’ meccaniche…ma questa di Federica Iannella è davvero la proposta di una grande, melodiosissima aria d’Opera, mai affrettata, mai eccessiva: Federica fa cantare l’organo come fosse uno straordinario strumento vocale, donando ad un attento ascoltatore una notevole emozione.
E poi Giovanni Morandi, un autore da lei amatissimo, come mi ha spiegato dopo il concerto, in una purtroppo breve, ma molto simpatica conversazione, dal quale ha suonato due brani ed il bis. Un compositore, quindi, che ama e di cui molto ha interpretato e molto ha inciso. Un compositore, nato nel 1777 e morto nel 1856, di cui, spero Federica perdoni la mia ignoranza, sapevo davvero poco o nulla. Ma che nella sua interpretazione, mi ha molto affascinato. I brani che ha suonato, pur portando titolazioni decisamente ecclesiastiche (Sonata per l’Elevazione – Sonata per l’Offertorio), mi sono sembrate in effetti decisamente influenzate dall’operismo di Donizetti e soprattutto Rossini. Anche perché lei ha interpretato questi brani con la sua splendida cantabilità…alla quale non è mancato però, nel secondo brano un impeto decisamente da finale di Sinfonia rossiniana. Con la straordinaria sonorità, avvolgente e possente, di quel magnifico organo che tutto trascinava in una spirale di musica: davvero stupendo!
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Avrei voluto approfondire con Federica Iannelli la sua predilezione per Giovanni Morandi, ma anche conversare in merito al suo repertorio e alla sua visione interpretativa. Purtroppo cause di forza maggiore ci hanno impedito questa conversazione. Che spero di poter riprendere, prima o poi, quando le capiterà di suonare in luoghi da me raggiungibili. Nel frattempo ho recuperato alcune sue incisioni di musiche di Morandi, e me le sto ascoltando con ammirazione e piacere…certo, ho un buon impianto stereofonico hi-fi, ma lo straordinario impatto sonoro dell’Organo di Spigno, purtroppo…me lo posso scordare.
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