Sostenibilità : tutti ne parlano, pochi agiscono – dalla confusione all’azione

Oggi la sostenibilità è una delle parole più cliccate sul web. Tutti i media ne parlano: siamo circondati di prodotti “ sostenibili” ,  pullulano gli eventi in nome della sostenibilità. Di per sé, dovremmo essere tutti contenti, specialmente gli addetti ai lavori;  chi come me con la sostenibilità si è alleato da tempo , intraprendendo un vero percorso di sostenibilità , che va oltre la mia professione,  ma è un cambiamento che ho attuato per reale convinzione.
Invece il rischio è che il termine   inflazionato   finisca banalizzato o sminuito , un po’ come è successo a tanti altri movimenti, i cui prefissi,  bio, eco,  green hanno generato categorie di prodotti e servizi “di moda”, in inglese definiti trend. Da cavalcare per alcuni, da osteggiare per altri. In mezzo , la massa, gli attendisti ovvero i maestri del “ aspettiamo che qualcuno parta… se diventerà obbligatorio e cogente, ci si dovrà pure adeguare”.
Nel primo caso, ovvero quello di considera  furbescamente la sostenibilità un tema da cavalcare, il rischio è il greenwashing, ovvero darsi un mano di verde per attirare più clienti; per gli oppositori, che lo derubricano  appunto un tema di moda, lo archivierebbero come momento transitorio, o peggio, cercando di lottare come paladini contro un  fenomeno radicale e pericoloso ,le cui derive avrebbero conseguenze anche negative in termini economici- quindi da evitare come la peste.
Poi ci sono tutti quelli che stanno a guardare, non del tutto convinti , né schierati, ma che aspettano, un po’ perché spostare più in là il problema è comodo, consente di non scegliere, lasciando la patata bollente ad altri. Questo è molto spesso quello che mi sento ripetere dalle persone avanti negli anni, per natura meno disposte al cambiamento, con il dovuto rispetto per le eccezioni – e senza generalizzazioni.
Ma che cosa è davvero la sostenibilità? In molti la associano al tema ambientale, che certamente è uno degli ambiti, ma non il solo. In realtà la definizione a cui si fa riferimento la dobbiamo ad una signora:  Bruntland ed è questa: Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. *
Questa definizione comprende tutto : è esaustiva e spiega bene cosa significa  sostenibilità, che non è solo ambiente, ma ha diverse dimensioni, anzi tre grandi aree :  sociale, economica ed ambientale. Graficamente viene raffigurata con tre cerchi concentrici che si intersecano , a spiegare che tutte le tre dimensioni sono interdipendenti tra loro, si influenzano e devono dunque coesistere. Questo è il fulcro del pensiero : non ci può essere una dimensione che esclude l’altra:  basterebbe questo per  capire quanto il tema sostenibilità   sia super partes e riguardi dunque tutti.
Sostenibilità dunque riguarda l’uomo, l’umanità, tutti noi indistintamente, giovani , anziani, senza distinzioni di razza, sesso ,etnia o religione , o ceto sociale , né di luogo. Non è che riguarda solo i paesi lontani – Abbiamo imparato , o dovremmo avere imparato dagli ultimi eventi mondiali, che siamo tutti interconnessi e che eventi geograficamente lontani, hanno un impatto anche locale. E se ancora non siete convinti,  a dimostrazione che non è per niente un tema astratto, o che riguarda solo la scienza ( di cui parleremo più avanti), basta guardarsi intorno quando si cercano i prodotti al supermarket e non ci sono, quando le materie prime sono aumentate, quando capiamo che l’energia è rincarata, o quando leggiamo che la siccità colpisce anche noi, e che dunque il problema dell’acqua non riguarda solo i deserti – Gli esempi sarebbero molti, basta leggere le notizie e si capisce che non possiamo rimanere indifferenti alle conseguenze dei cambiamenti climatici perché gli eventi estremi ormai sono sempre più frequenti e vicini e le conseguenze, gli impatti , parola cara a chi si occupa di sostenibilità sono evidenti.  Già gli impatti: sono molti gli impatti evidenti , ma molti di più quelli non evidenti a prima vista, o nascosti: il tema dei diritti ci riguarda anche quando comperiamo perché dietro molti prodotti ci sono condizioni di lavoro discriminanti , basti pensare a molte filiere come quella della moda a basso costo, dove persistono condizioni di sfruttamento di lavoro minorile, e malsano. E ancora l’accesso all’istruzione, alla sanità, ma anche ad un bene come l’acqua. Tutti questo è trattato nell’Agenda 2030 Onu che consta di 17 obiettivi, gli SDG e di centinaia di sotto obiettivi. L’agenda 2030 Onu, il Green Deal europeo , il piano europeo per la transizione verde : sono molti i programmi che forniscono le linee guida , una sorta di mappa con  azioni da seguire per uno sviluppo sostenibile ed inclusivo.
Ma allora cosa può fare ognuno di noi? Prima di tutto occorre informarsi e formarsi. Capire il tema e misurare la propria posizione ed il proprio ambito: se è vero che non tutti possono o devono agire sugli stessi temi materiali, tutti abbiamo il dovere morale, prima che diventi un obbligo , qualcosa a cui attenersi, di informarci.
Perché cambiare si può e si deve. Nessuno vuole puntare a rinunciare allo sviluppo o alle comodità del progresso, come sento spesso dire. Lasciamoci guidare dalla scienza, dalle competenze e manteniamo un atteggiamento di apertura , soprattutto acquisendo consapevolezza  attraverso la formazione. Nessuno vuole distruggere il nostro benessere , riportando il mondo  a ritroso. E’ proprio la storia che ci insegna che solo le civiltà che hanno saputo adattarsi alle nuove condizioni sono sopravvissute e sono evolute.
Essere  sostenibili è un percorso di futuro e non di passato : complesso ma inevitabile e quindi conviene a tutti prepararsi.

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Paola Gilardi