Il fascino di un Concerto di Musica Antica nel Complesso Monumentale di Santa Croce, con la metamorfosi di un musicista Rock e il piacere di ritrovare un’amica: le incredibili magie di un pomeriggio di Musica.
Ho parcheggiato, a Bosco Marengo, nel viale di ingresso. Andavo ad un Concerto che molto mi interessava…ma mi sono fermato qualche lungo istante ad accarezzarne con lo sguardo facciata e struttura, di quel grande complesso monumentale. Ogni volta che ci vengo penso all’incredibile megalomania dell’ancora cardinale, Michele Ghislieri, che prima ebbe il desiderio di fondare un convento domenicano nel suo paese natale, Bosco Marengo e poi, nel 1566, una volta salito al soglio pontificio – e con assai maggiori risorse a disposizione – riformulò il suo intento ampliandolo, e di molto, disponendo l’edificazione del convento fuori dei confini di Bosco Marengo e affidando l’apparato decorativo nientepopodimeno che a Giorgio Vasari. Anche perché la chiesa del convento era inoltre destinata a divenire il sepolcro del papa, forse per questo è stata edificata con tanta maestosità…ma poi Papa Pio V, poi fatto santo, non fu sepolto qui.
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Per fortuna il concerto non era stato organizzato nella Chiesa, troppo grande e dispersiva per piccoli complessi barocchi, ma in un più adatto luogo interno, una sala dove avevo visto qualche giorno prima Monica Massone in una intensa opera teatrale: Marina. Nemmeno io sapevo di essere un poeta, la cui recensione potrete, se vorrete, leggere presto su queste pagine. Così sono entrato a latere della facciata, ho attraversato un piccolo, magnifico chiostro e mi sono spinto dentro il complesso. Ero attirato e molto da un concerto di Musica Rinascimentale e Barocca, in quel luogo decisamente adatto. Ero attirato dalla musica che avrei potuto ascoltare, ma in particolare da uno dei musicisti, Franco Taulino…che fino a quel giorno conoscevo solo per la sua anima decisamente Rock. Eh sì: ho intervistato Franco Taulino, un mesetto fa. Non l’ho ancora pubblicata, l’intervista, spero mi perdoni, ma tra i mille luoghi che ho frequentato, i tanti articoli da scrivere, su libri, mostre, concerti e teatro…mi è un po’ sfuggita la cosa. Al più presto rimedierò. Ma una cosa ho ben memorizzato, con grande sorpresa: un fatto che assolutamente non sapevo – perdonate l’ignoranza – ovvero che lui, infaticabile band-leader dedicato al Rock e al flauto traverso, fosse docente e suonatore di…fagotto! Non solo, altra sorpresona: guarda, il 17 settembre, in trio, suoniamo musiche rinascimentali e barocche alla sala del Complesso Monumentale di Bosco Marengo, mi ha detto: spero verrai ad ascoltarci. Fantastico! Gli ho confessato che sono un vecchio cultore di tali musiche, che non potrò certo esimermi dal mancare, che anzi, a sentirlo suonare musica antica sarà stupendo…ed eccoli lì, in un trio dal nome intrigante: Petite Ensemble Barocco, con un ottimo Gianni Robotti ai flauti (quelli che noi chiamiamo flauto dolce, uno piccolo e uno assai più grande, che in tedesco si chiamano blockflöte ed in inglese recorder) e una splendida clavicembalista, Luigina Ganau, che ha suonato anche alcuni brani solistici, su un magnifico clavicembalo, copia perfetta – ma proprio perfetta, compresi i fregi in oro – di un originale del 1738 che sta in un museo a Norimberga, frutto del lavoro del liutaio Stefano Amelotti, che incidentalmente è seduto proprio accanto a me.
Eh sì, per valorizzare un tale magnifico strumento, bene ha fatto Luigina Ganau a proporre diversi brani solistici, che si alternavano ai brani in trio. Perché nelle sonate a tre, il flauto è il solista, e clavicembalo e fagotto sono quello che in termine tecnico si chiama basso continuo, che nella musica antica è l’accompagnamento musicale strumentale con la parte sonora più bassa di una determinata partitura. In pratica consiste quindi nell’esecuzione del sostegno armonico-strumentale che accompagna le parti superiori della composizione, dal principio alla fine del brano. Insomma, il basso continuo (b.c.) sostiene il lavoro del solista, ma non è mai a sua volta solista. Può fare il b.c. il solo clavicembalo, oppure un organo, oppure un clavicembalo con un altro strumento, come un violoncello…o come un fagotto.
Però giustamente la bravissima clavicembalista, Luigina Ganau, appunto, mica ha fatto solo il b.c.. Ma ancor prima di citare i brani che ha ben interpretato, voglio dire del fatto, importante, anzi importantissimo, e lo sottolineo con forza, che lei ha guidato il pomeriggio musicale presentando tutti i brani che sono stati suonati. Un’introduzione non eccessivamente tecnica, non pedante, anzi, semplice e sorridente, ma per nulla superficiale. E molto utile e efficace. Questo è sempre un bellissimo valore aggiunto a quello che viene suonato, che non necessariamente è così facilmente fruibile da un pubblico non specialistico.
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Ma per tornare ai brani da lei proposti per il clavicembalo solo, vi confido che, dopo il concerto, in quella che più che un’intervista era una cordiale conversazione, mi ha giustamente detto che uno strumento così bello, si potrebbe dire sontuoso, meritava di essere utilizzato anche in forma solistica, come assoluto protagonista. Aveva pienamente ragione, ed è stata bravissima, a suonare tre grandissimi autori come Rameau, Couperin, Haendel…su quel clavicembalo dal suono sfarzoso e avvolgente. Ma con la capacità notevolissima di saper far benissimo percepire le differenze fra le diverse composizioni solistiche, che assumevano connotati precisi e trascinanti. Con quel modo di muoversi con libertà all’interno dell’architettura dei brani, dimenticando – e bene – la gabbia del metronomo, e, al contrario, vivendo quella musica dal fascino antico con andamento mosso e fantasioso, ma anche con profonda immedesimazione e altrettanto profondo coinvolgimento di ogni attento ascoltatore.
Non che i brani in trio non fossero efficaci, anzi. Dall’iniziale – e bis finale – Greensleeves – che è una celebre quanto delicata melodia popolare di tradizione inglese, la cui composizione viene a volte attribuita addirittura ad Enrico VIII, ad una brillante Sonata di Diogenio Bigaglia, compositore attualmente ancora sconosciuto ai più, che fu attivo a Venezia nella prima metà del Settecento, contemporaneo dunque di Albinoni e Vivaldi, per passare ad una Suite di Danze di un compositore francese del tardo barocco, Michel Corrette, che è stato riscoperto in tempi recenti rivelandosi un musicista interessantissimo nel panorama musicale francese del Settecento. Come potete constatare leggendo, brani di notevole originalità, ma anche, ve lo assicuro, di altrettanto notevole bellezza: brillanti, scorrevoli, affascinanti per quel loro essere così melodiosamente avvolgenti.
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Un gran bel Concerto, evidentemente…ma con un grande valore aggiunto, almeno per me. Perdonate se entro un po’ nella sfera del personale…ma il valore aggiunto è che capita che la bravissima clavicembalista e curatrice del Concerto, Luigina Ganau, sia anche una mia vecchia amica, che non vedevo da tanto, tantissimo tempo… Così, concluso il concerto, dopo aver elogiato, fra il serio e il faceto, Franco Taulino per le sue metamorfosi musicali, ma anche Gianni Robotti, e con lui parliamo del Barocco e di alcuni grandi musicisti che lo interpretano, la vado a salutare…come immaginavo la mia barba e i miei capelli bianchi le impediscono un immediato riconoscimento…ma poi eccoci qua: il flusso dell’amicizia che, dopo tanto tempo, riprende senza problemi. E le dico che pubblicherò un articolo su quel bel pomeriggio musicale, e mi dice che lo leggerà, lei mi dice che organizza concerti a Valenza…e le dico che di certo ci andrò, allora ci si scambia il numero di cellulare…e che bello che accada che, in una qualsiasi domenica di settembre, fra i suoni di una musica antica e meravigliosa, che apre porte di tempi e di spazi lontanissimi ma pieni di fascino, si abbia anche la fortuna di ritrovare una vecchia amica, di ricominciare un’amicizia, nel nome della Grande Musica, della Grande Bellezza.