Tre o quattro sfumature di Blues nella notte fra le colline di Vesime: Lo.Sca.Fra Blues Trio al Bosco delle Acacie.
Chi poteva immaginare che dietro quella divisa da crocerossina ci fosse un’appassionata di Blues? Quando ho incontrato Donatella Giordano per la prima volta era per un’intervista sul significato profondo del suo essere una volontaria della Croce Rossa, per di più ancora nella fase di tirocinante. Quando, come faccio sempre, per correttezza professionale, le ho spiegato che io sono soprattutto un giornalista culturale, che si occupa di arte, libri, musica e concerti, ho letto nei suoi occhi, sino ad allora un po’ ritrosi, un lampo di interesse molto intenso…
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Sentito questo, ha naturalmente pensato di infiammare il mio interesse per la buona musica…lo sguardo le si è illuminato e subito ha superato l’iniziale timidezza, chiedendomi se mi piacesse anche il Blues…ho risposto meccanicamente di si, e in un lampo, ricordi, tanti, mi hanno assalito…l’ho osservata meglio ma non avrei saputo dire la sua età, comunque certamente parecchio più giovane di me…Chissà quanti anni avevi, ho pensato, ma non l’ho detto, quando io, baldo e sciocco diciottenne italiano, sono entrato al Marquee Club di Londra per ascoltare il Rock Blues infuocato di John Mayall e i suoi Bluesbreakers, in una serata indimenticabile? Ma lei, ignara dei miei ricordi, mi incalzava, esclamando con determinazione: Se ti piace il Blues c’è un posto che devi assolutamente conoscere e far conoscere! Quella che fino ad allora mi era sembrata una ragazza assai imbarazzata, improvvisamente mi sorprendeva per il suo impetuoso e genuino entusiasmo. E dov’è questo posto? ho domandato io, incuriosito da quell’improvvisa naturalezza che aveva spazzato via ogni ombra di imbarazzo nella conversazione. A Vesime! Si chiama Bosco delle Acacie… risponde lei, con quell’aria sicura, come se avesse nominato il Blue Note di Milano.
A dire il vero, mica mi ricordavo bene dove si trovasse Vesime…ho ricordi che riguardano Cortemilia e Monastero Bormida, ma non mi pare di esserci stato, almeno negli ultimi dieci anni, a Vesime…Ma dove si trova esattamente questa Vesime?…le chiedo decisamente scettico Vesime…dov’è questo posto? Per un attimo lei mi guarda perplessa: forse percepisce che la sto prendendo amichevolmente un po’ in giro, però in realtà le sorrido e quindi la presa in giro si stempera subito…e sorridente a sua volta, mi risponde: Direi, che è ora di scoprirlo…lo saprai presto, se verrai con me nel mio “luogo magico”, Il Bosco delle Acacie, venerdì sera! Venerdì sera? E perché?” Perché venerdì sera ci sarà un concerto…Blues! Un trio che non ho mai ascoltato, ma di cui dicono un gran bene. Allora, faccio i conti: posto sconosciuto, trio mai sentito, Donatella di cui non conosco per nulla le qualità musicali. Lo scetticismo tende ad aumentare…ma l’entusiasmo di Donatella è intenso e contagioso, e insomma, alla fine mi ha convinto. Mi ha convinto a prendere la mia auto in una sera di fine settembre, scavalcare la Valle Belbo per immergermi nella Val Bormida e seguirla nel suo angolo magico. Forse è davvero la musica del diavolo, il blues, e noi andiamo a cercarla anche in un paesino disperso nella Langa Astigiana.
Salendo verso questo fatidico e misterioso Bosco delle Acacie – che sa di rito druidico – vengo a scoprire da Donatella che in realtà ha un nome pieno di tenerezza: La Mamota (la mammina), ed è un B&B di poche stanze, ma arredate come le camere da letto dei nostri nonni…e che sta in un luogo bellissimo, tra le colline. Mi racconta che i gestori della struttura sono, secondo lei, la materializzazione della passione, della determinazione a voler portare e condividere bellezza, a diffonderla: quella roba, come la chiama lei, che profuma di vita e di amore per le cose semplici. Il Bosco delle Acacie è in realtà il nome dell’associazione culturale che hanno fondato da pochi mesi – continua Donatella – Poi, con tanta fatica hanno realizzato, in un suggestivo teatro naturale, immerso nel verde, spettacoli di musica e teatro decisamente molto intriganti. Sorrido davanti al suo entusiasmo mentre mi guardo attorno nel breve viaggio in questa parte di Langa così affascinante, che amo molto. Ma Donatella, in un impeto di perorazione appassionate per questa sua terra, prosegue con veemenza: La natura è cruda qui. Accanto a vigneti pettinati dal lavoro dell’uomo, si alterano lame di roccia taglienti che penetrano la terra rossa, e poi boschi fitti e selvaggi a soffocare la luce prima che possa scaldare quella stessa terra.
Quando imbocchiamo la strada che porta alla struttura, Donatella si illumina e con voce piena di gioia esclama: Ecco tieniti forte che da qui inizia la magia. E come darle torto? All’imbocco della stradina inghiaiata c’è una pianta spoglia che non mi dice nulla…ma lei si affanna a spiegarmi che Si tratta di un mandorlo, che ora è ovviamente spoglio, ma in primavera, addobbato dei sui piccoli fiori, sembra diffondere nell’aria e nel cielo milioni di petali di rosa.
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Devo convenire che il luogo è davvero affascinate…l’auto la lasciamo in un parcheggio per modo di dire, fra i campi, poi percorriamo la strada inghiaiata, che sembra un ponte sospeso nell’aria e noi, guidati da minuscole lucciole, appese alla siepe e protette dalle fronde dei pini. Purtroppo stasera non saremo nel bosco, inizia a dire ma io alzo un dito e la fermo dicendo Guarda che qui non mi sembra niente male e lei si blocca, stupita, davanti ad uno splendido cortile che entrambi non avevamo mai visto. Mi ricorda il giardino di un bistrot parigino, dove sono stato tanti anni fa; tavoli e sedie di vimini e legno, candele accese ovunque. Nel frattempo ci raggiunge Silvia, ben conosciuta da Donatella, che si rivela una affabile padrona di casa, mentre Fabrizio, suo marito, ci indica il luogo dell’evento: una legnaia? No, in realtà è il palco, e noi siamo gli spettatori. A questo punto io come al solito sono rilassato ma un poco scettico…sarà che di blues ne ho ascoltato parecchio, sarà che il posto è fin troppo bello: mi chiedo che serata mi aspetti veramente, con accanto Donatella che è indecisa tra l’euforia dell’attesa del concerto e la malinconia del sapere che sarà l’ultimo di questa stagione. Sai, mi confida, l’iniziale dispiacere del non poter godere dell’atmosfera del bosco, con le sue braccia di acacia, ha però lasciato rapidamente posto all’incanto dello scoprire un raffinato salotto sotto le stelle. Secondo me – e sorride – quando le cose, qualsiasi cosa sia, sono mosse dall’amore e dalla passione autentica non possono deludere. Ci accomodiamo su sedie appoggiate su un vecchio tappeto rosso in attesa che la musica inizi. Donatella a dire il vero è proprio raggiante: Come adoro quest’apparente caos che mi circonda, dove tutto è, invece, esattamente dove deve essere. Con le narici che si riempiono dell’odore delle cortecce dei legni accatastati, dell’incenso, del mosto che bolle in cantina.
Mentre lei si perde un po’ in queste poetiche sensazioni, arrivano i musicisti: un trio composto da chitarra – e il chitarrista, Dario Lombardo, è anche cantante – batteria, con Paolo Franciscone ad accarezzarla e percuoterla come si deve, e Andrea Scagliarini con l’armonica a bocca e la sua voce, dall’improbabile sigla: Lo.Sca.Fra Blues Trio. Dimostrano di vivere tutto con assoluta tranquillità: tre uomini che ad incontrarli per strada non potresti mai immaginare che suonano la musica del diavolo…si siedono tra cavi e corde con grande naturalezza. Il batterista a guardarlo sembra molto serio. Ci colpisce infine l’armonicista, uno strano tipo col codino e le scarpe da ginnastica, con una borsa piena di quelli che sembrano pezzetti di metallo e invece sono armoniche a bocca. Piccole, discrete, timide, quasi invisibili rispetto alle chitarre sparse tutto intorno, e all’ingombrante batteria…ma proprio la piccola armonica a bocca diventa poi la più prepotente delle protagoniste. Mentre suonano mi viene alla mente la Treves Blues Band, vista live tante e tante volte…e all’energia incredibile dell’armonica di Fabio Traves…come sempre affiorano ricordi lontanissimi…quando li avrò visti suonare la prima volta? Nel 1977 o nel 1978? Mah? Ma anche questo piccolo gruppo dimostra una grinta musicale davvero notevole…il blues che ci propongono, caldissimo e trascinante, fatto dalla perfetta fusione del trio. Riconosco un brano dell’immenso Robert Leroy Johnson, il chitarrista che è stato una delle massime leggende della musica blues, uno di Lead Belly, altro straordinario bluesman, uno di J.T. Brown, un altro di Elmore James…però: che bel repertorio hanno questi tre, tanto di cappello. Guardo Donatella che si dondola beata al ritmo di quella musica del diavolo, coinvolta sia dalla musica stessa che dall’atmosfera, carica di energie positive. Quando poi la serata vira verso le atmosfere caldissime che sa evocare una slide guitar e la voce dell’armonicista si fa piena di calore trascinante – il tipo col codino – lo chiama lei – quello che ravana tutto il tempo in quella borsa nera piena di pezzi di metallo e vecchi microfoni. E tra slide guitar e quella voce, esprime un soddisfatto: Ok, ho capito…Questa serata è un regalo per me. Non solo per te, penso io, ma questa serata, fatta di tre o quattro sfumature di blues – incandescente – in questo luogo annidato fra le colline di Vesime, è stata un bel regalo di musica per tutti noi.
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PS: ringrazio Donatella Giordano intanto per avermi fatto conoscere un luogo intrigante come il Bosco delle Acacie, e poi per aver accettato di far parte di questo articolo costruito in buona parte in forma dialogica.