Report Greenpeace: rischio acqua potabile inquinata da Pfas per 125.000 persone in Piemonte. La risposta di Arpa: “Incrementati i controlli per monitorare le criticità”

Alessandria – Dopo Lombardia e Veneto, è toccato al Piemonte essere oggetto di un rapporto, da parte di Greenpeace, dedicato all’inquinamento da Pfas nell’acqua potabile.
Per essere chiari, i Pfas sono composti poli e perfluoroalchilici, noti come “inquinanti eterni”, sostanze chimiche di sintesi utilizzate in un’ampia varietà di applicazioni di uso comune grazie alle loro proprietà idro- e oleo-repellenti oltre che ignifughe: dai rivestimenti delle scatole dei fast food e delle pentole antiaderenti, alle schiume antincendio.
Se dispersi nell’ambiente però i Pfas si degradano in tempi lunghissimi, contaminando fonti d’acqua e coltivazioni: l’esposizione ai Pfas è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.
Secondo Greenpeace, in Piemonte “circa 125 mila persone” potrebbero aver bevuto acqua contaminata da Pfoa, una molecola del gruppo dei Pfas classificata come cancerogena per gli esseri umani.
Si tratta di una stima realizzata a partire dai dati ufficiali degli enti pubblici piemontesi ottenuti dall’organizzazione ambientalista tramite istanze di accesso agli atti, e riguarda molte zone della città metropolitana di Torino, con oltre 70 comuni coinvolti, incluso il capoluogo.
Stando ai campionamenti indipendenti, effettuati da Greenpeace, è stata evidenziata la presenza di Pfas anche in aree non ancora monitorate (come ad esempio Galliate, in provincia di Novara), dove sono state trovate concentrazioni di Pfas che “in altre nazioni non sono ritenute sicure per la salute umana”.
In Piemonte è stato, inoltre, osservato dal report come abbia sede l’unica produzione ancora attiva di questi composti in Italia, ovvero il polo chimico di Solvay Specialty Polymers a Spinetta Marengo.
Non è mancata, oggi, alla luce di questo report, la risposta di Arpa Piemonte.
“Il sistema di controllo delle acque destinate al consumo umano è strutturato su due piani e prevede controlli interni e controlli esterni:
Controlli Interni sono effettuati dal gestoreche fornisce il servizio idrico, o da chiunque fornisca acqua a terzi attraverso impianti idrici autonomi o cisterne. Questi sono tenuti ad effettuare tutte le verifiche necessarie a garantire il rispetto della conformità dell’acqua rispetto ai requisiti previsti, eventualmente concordando con l’azienda unità sanitaria locale il programma di controllo per quanto riguarda punti di prelievo e frequenza, ed eseguendo analisi presso laboratori propri o in convenzione;
Controlli Esternisono effettuati dall’Azienda Sanitaria Locale – ASL territorialmente competente e hanno la funzione di verifica di secondo livello rispetto ai controlli effettuati dai gestori. L’ASL è responsabile della verifica sulle acque destinate al consumo umano ai requisiti di legge, attraverso programmi di controllo regionali che prevedono l’ispezione degli impianti e il prelievo di campioni. In Piemonte, le analisi dei campioni prelevati dalla ASL vengono affidate ad Arpa Piemonte, Ente tecnico a supporto delle Autorità Regionali; i laboratori dell’Agenzia adottano metodi accreditati e conformi ai requisiti prestazionali previsti.
Compete inoltre ad Arpa Piemonte il monitoraggio ambientale dei corpi idrici superficiali e sotterranei e la condivisione degli esiti delle analisi come elemento di riferimento nella valutazione del rischio, sia ambientale che sanitario, correlato ad eventuali contaminazioni.
Negli anni, seguendo le Linee Guida Water Safety Plans dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati incrementati i controlli su contaminanti specifici e inquinanti emergenti per monitorare criticità storiche e/o rischi puntuali come ad esempio per cromo esavalente, metalli pesanti e Pfas.
Periodicamente, Arpa condivide con le ASL proposte di revisione dei protocolli analitici applicati sui campioni di acque potabili, strategiche ai fini dell’ottimizzazione delle risorse impegnate ma soprattutto per aumentare l’efficacia dei controlli, segnalando eventuali rischi specifici. Tali documenti, inseriti nel PRISA – Piano Regionale Integrato dei Controlli di Sicurezza Alimentare-, rappresentano uno strumento di lavoro nell’ambito della pianificazione dei controlli esterni delle Autorità Sanitarie per individuare e suggerire le aree prioritarie di intervento a livello regionale. Inoltre, le indicazioni vengono revisionate e aggiornate in base all’evoluzione delle conoscenze dei fenomeni di inquinamento, tanto che nell’allegato “ACQUE POTABILI – Protocolli analitici Arpa” del 2019 era riportato “Si segnala che nell’anno 2019 è previsto un protocollo analitico completo dei PFAS sull’intera rete delle acque di monitoraggio sotterranee, pertanto, in caso di riscontri critici, sarà possibile riaggiornare le zone con evidenze di contaminazione ambientale rilevante per PFAS” e nella revisione 2021 l’elenco dei comuni potenzialmente interessati dalla contaminazione era stato integrato anche per comuni al di fuori della provincia di Alessandria.
Pertanto i gestori del servizio idrico non sono destinatari diretti degli allegati dei protocolli analitici di Arpa, che sono strumenti di lavoro rivolti a pianificare i controlli di secondo livello delle ASL e non rappresentano indirizzi operativi dei controlli interni dei gestori che si devono invece basare sui propri piani di sicurezza dell’acqua.
Per agevolare ulteriormente l’accesso ai dati ambientali relativi ai riscontri dei PFAS, Arpa ha inoltre integrato il geoportale con un settore dedicato che prevede aggiornamenti settimanali dei dati, consultabili anche su base georeferenziata. Si confida che la disponibilità sempre più diretta e immediata delle informazioni ambientali sia utile al miglioramento dell’efficacia dei controlli.”

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