Un fiore per Navalny, un eroe
La cerimonia funebre per Alexei Navalny si svolgerà oggi nella chiesa dell’Icona della Madre di Dio a Maryeno, nel sud-est di Mosca, e il suo corpo sarà sepolto nel cimitero di Borisovskoe in un clima che è di per se la prova tangibile della tirannia, della repressione e delle responsabilità del dittatoriale e sanguinari regime di Vladimir Putin.
Lo celebriamo perché i suo assassinio riguarda ognuno di noi, portando idealmente, come vorrebbero (se potessero) fare molti russi, un fiore sulla sua tomba e con le parole dl giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzulo:
“Ora tenteranno di infangarlo, già lo stanno facendo, la disinformazione russa è molto organizzata e articolata. Diranno che era uno sciovinista, mica un santo. Un estremista, un matto, che aveva pure lui i suoi scheletri nell’armadio, in fondo li hanno tutti, no? Ma non lasciatevi ingannare.
Lo celebriamo perché i suo assassinio riguarda ognuno di noi, portando idealmente, come vorrebbero (se potessero) fare molti russi, un fiore sulla sua tomba e con le parole dl giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzulo:
“Ora tenteranno di infangarlo, già lo stanno facendo, la disinformazione russa è molto organizzata e articolata. Diranno che era uno sciovinista, mica un santo. Un estremista, un matto, che aveva pure lui i suoi scheletri nell’armadio, in fondo li hanno tutti, no? Ma non lasciatevi ingannare.
Alexei Anatolevič Navalny è un eroe.
Da eroe ha vissuto, e da eroe è morto.
In tanti dicono di essere pronti a morire per la patria; e fin qui è retorica. Ma quando si muore davvero, nelle carceri siberiane del tiranno, non è retorica; è carne e sangue. In tanti tengono gli oppositori in galera, al mondo ci sono più dittature che democrazie. Ma pochi dittatori combattono guerre d’aggressione come quelle scatenate da Putin in Georgia e in Crimea, pochi hanno massacrato sistematicamente interi popoli come ha fatto Putin con i ceceni. Ma i ceceni sono musulmani, e la Georgia è lontana. Poi Putin ha aggredito l’Ucraina, ai confini dell’Europa, imprimendo una drammatica escalation a un confitto che esisteva già. Di Navalny diceva: «Se l’avessi fatto avvelenare io, sarebbe morto». Ora è stato accontentato”