L’estasi dionisiaca di chi ascolta musica, nelle bellissime foto di Ando al Bio Cafè di Alessandria

Mentre osservavo con attenzione e ammirazione le foto di Ando, al secolo Alessandro Magagna, alla cui mostra presso il Bio Cafè di Alessandria mi ha inviato l’amica Francesca Parrilla, dell’ottima Associazione Culturale Libera Mente il cui Presidente è Fabrizio Priano, riflettevo su quanto mi sentivo di immedesimarmi in quell’estasi dionisiaca che quelle foto immortalavano. Perché io sono da sempre un consumatore di musica, e ne ho bene imparato l’aspetto estatico, sia che si tratti di musica Live sia che si tratti di musica riprodotta. Riprodotta come la riproduco a casa mia, cioè con un paio di ottimi impianti stereofonici, che tentano di riprodurre lo scenario sonoro della musica Live. E l’estasi si può raggiungere, a mio avviso, per ogni forma musicale: mi emoziona infinitamente ascoltare Darkness On The Edge Of Town di Bruce Springsteen, fantastico sul vecchio LP che ancora gira nel mio giradischi, incredibilmente trascinante nei diversi concerti suoi a cui ho partecipato. Ne ricordo uno in particolare a Marassi – Genova – tutti eravamo tutti in preda all’incanto di un concerto durato 3 ore con il Boss che non usciva mai di scena…si cambiava, beveva, cambiava chitarra…ma imperterrito continuava a trascinarci in un vortice di Rock incredibilmente coinvolgente…mi venne da pensare Il Rock è grande e Bruce Springsteen è il suo profeta! Ma non solo. Anche con la musica classica, ci sono stati momenti di immensa estasi dionisiaca, nella mia vita. Il primo movimento della Quinta Sinfonia di Beethoven, l’Adagetto della Quinta di Mahler, l’Alleluia dal Messiah di Hendel. Quando venne presentato alla presenza di Sua Maestà avvenne una cosa inconcepibile: il sovrano stesso, dopo questo pezzo, si alzò in piedi per rendere omaggio a cotanta grandezza. Più estasi di così…

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Ando fotografa l’estasi. Invece di puntare il suo obiettivo sul palco, la punta sui volti e sui corpi degli ascoltatori, colti in attimi di pura estasi dionisiaca. Perché scrivo estasi dionisiaca? Perché la musica è stata implementata dalle sue regole quando nell’antichità sono nate le Muse, figlie di Apollo, ma prima e comunque sempre accanto al concetto di musica come applicazione di regole e strutture, c’è la fruizione dionisiaca: le sfrenate danze delle baccanti, la musica dei fauni, selvaggia e mai umana, l’estasi e a volte il furore dell’ebrezza. Ando fotografa questo lato della fruizione musicale: non chi suona, con strumenti e tecniche umane – figlio delle Muse – di Euterpe o di Erato, ma fotografa chi va in estasi avvolta e circondata dalla musica, che come in una spirale di gioia pura, trascina verso altre latitudini dell’essere, verso l’estasi dionisiaca.

Ho parlato un po’ con Ando, persona solare e simpatica con negli occhi ombre molto interessanti, che mi ha più o meno detto che Le foto scattate rappresentano quello che provo quando ascolto la musica: quando la musica inizia, non esiste nient’altro, dimentichi il mondo e le sue preoccupazioni e ti lasci travolgere dal turbine di note che sale in cielo. Appunto.

Queste foto le ha scattate solo e rigorosamente durante alcuni concerti: È una cosa che faccio solitamente agli eventi live: mi guardo intorno e osservo le persone, osservo come vivono quel momento. Ognuno ha la canzone preferita di quel tale gruppo o cantante, ognuno vive sensazioni e ricordi legati a una canzone. In quel momento ci si isola, si è un corpo unico con la musica. E aggiunge: Le persone riescono a lasciarsi andare, al liberare le loro emozioni, i loro sentimenti, in quel momento sono vulnerabili, ma sembra quasi che possano farlo perché si sentono protetti dalla folla intorno, sono circondati da persone, migliaia di persone, che stanno vivendo le stesse cose.

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Eh sì, sono pienamente d’accordo con lui, ho provato a suo tempo, e provo tutt’ora, le stesse identiche emozioni che lui ha saputo descrivere con le sue splendide foto, tutte in un rigoroso quanto intrigante Bianco e Nero, che le trasporta in un tempo musicale che va dal grande Rock annoi ’60 sino ai nostri giorni. Poi sono tutte a luce naturale (le fotografa così per rispetto della persona fotografate, e già questo vorrà ben dire qualcosa, no?), ma tutte a mio avviso seducenti di una bellezza intrigante e indiscutibile.

E allora arriviamo, tra le foto, a due che mi hanno particolarmente colpito: le donne ad occhi chiusi. quella riprodotta sopra e quella sotto queste righe, che così bene rappresentano quanto abbiamo detto: quella sopra, con il cappellino, tiene gli occhi chiusi…quasi si può percepire l’intima sensazione di suprema bellezza che pare avvolgerla, in una bolla protettiva e molto sua, dove il suo corpo lentamente vibra alla musica ascoltata, che diventa profondamente sua e di nessun altro, pur in mezzo ad una folla. Nella foto sotto, invece, un’altra donna ha sempre gli occhi chiusi, ma braccia e volto sollevati, in un atteggiamento che non esito a definire dolcemente erotico, che pare riflettere la sublime luce che viene dalla musica ascoltata, percepita, introitata, che nasce nell’ambiente e si trasforma in estasi condivisa. Due foto meravigliose, che mi hanno donato la percezione di una grande bellezza. La grande bellezza di Ando, fotografo dell’estasi.

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