Forse si può davvero «Aggiustare l’Universo»: una conversazione con Raffaella Romagnolo sul suo libro candidato al Premio Strega.
Ho chiamato conversazione e non intervista quello che state per leggere, perché davvero il dialogo che si è instaurato con Raffaella Romagnolo non è stato costruito con domande e risposte precise, ma abbiamo fatto insieme un viaggio attraverso i suoi due ultimi libri, così diversi fra loro, ma entrambi così affascinanti. Raffaella mi ha invitato a casa sua, che fa parte di un bel complesso da residenza di campagna un poco all’inglese, vicino ad Ovada. Ho ammirato una casa luminosa e raffinata senza ostentazione, manco a dirlo piena di libri ma anche di luce. Ci si sente molto a proprio agio in una casa così, tanto è vero che la conversazione è andata avanti senza limiti temporali per un bel po’, con un calore conviviale davvero importante.
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Abbiamo parlato del primo ad uscire in ordine cronologico, che è stato Il Cedro del Libano (uscito per i tipi della Aboca nel 2023), che ha vinto il premio Campiello Natura – Premio Venice Gardens Foundation, che le è stato consegnato a Venezia, il 4 agosto 2023. Questo premio nasce da un nuovo concorso promosso dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto – che mette a cimento solo opere di narrativa strettamente e intimamente connesse alla Natura. Come questo di Raffaella, che fa parte della collana Il bosco degli scrittori: una serie di libri commissionati dalla Aboca e dedicata agli alberi. Il libro è agile, colto e notevolmente vario e appassionante. Ma di questo libro ho già parlato, e questo non è il momento di parlare di un Cedro, ma di un Universo. Che forse si può aggiustare e forse no. Ma Raffaella, con l’aiuto di Gilla, ci prova…e un poco lo aggiusta, questo difficile e improbo Universo.
Pubblico solo ora questo articolo, anche se l’intervista è di un paio di mesi fa, perchè possa essere un buon viatico per il Premio Strega 2024, che fra poco – il 4 Luglio – verrà assegnato. E naturalmente faccio il tifo, senza se e senza ma, per Raffaella, non solo perchè è una persona simpatica, affabile e accogliente, dalla affabulazione affascinante e coinvolgente, ma perchè davvero ritengo che il suo sia davvero un grande romanzo, che affronta tematiche importanti e complesse, come i nostri conti con la seconda guerra mondiale, l’olocausto, i rapporti umani dopo anni di difficoltà (e qui entra anche il senso di una difficile attualità: quella del tempo sospeso del Covid). Abbiamo conversato a lungo dei temi e dei problemi del suo testo di 360 pagine (Mondadori, 2023), che però si leggono con una suspence travolgente, perchè ogni capitolo o capitoletto sono contemporaneamente fonte di riflessione ma anche un piccolo trampolino per andare avanti, con inesausta curiosità del Ma ora che accadrà? che solo i narratori di razza sanno suscitare nel lettore.
Perché nel romanzo ci sono assai poche certezze e molti problemi. Quando ne ho avidamente iniziato la lettura del libro, che in pochi giorni ho terminato, salvo poi riprenderlo con attenzione appunto per l’occasione di questa conversazione, C’è il dopoguerra di Gilla. Virgilia, della da tutti Gilla, insegnante elementare che sceglie, con scarsa convinzione ma poi molta partecipazione, di non tornare a casa, a Genova, ma rimanere nel Borgo di dentro , che così definisce Ovada la scrittrice, ma Ovada certamente è. Quando ho letto i primi capitoli del romanzo, dove Gilla è straordinaria protagonista, mi è venuta alla mente un verso di Jim Morrison (si quello dei Doors, proprio lui) che dice Tutto è in frantumi e danza. Forse in questo caso sarebbe meglio dire Tutto è in macerie… Gilla è certamente figlia, culturalmente, dell’Italia fascista – mi ha spiegato Raffaella – Vive la speranza di grandi cambiamenti, che però non possono accadere in fretta, da un giorno all’altro. Ma una cosa guida la sua mente: tra la guerra e la resistenza, un immane bagno di violenza…ora basta: mai più! Si: Gilla rappresenta, nel romanzo, la speranza di un rinnovamento prima di tutto individuale e poi sociale, in un’Italia che doveva riconquistare valori perduti…almeno per ora… per questo Gilla trova la forza di volontà e le capacità per Aggiustare l’Universo… ovvero donare nuova vita ad un vecchio planetario, che lentamente aggiusta con la pazienza di un artigiano, e la passione di una pedagogista, narrando a sé stessa le varie lezioni che vorrebbe proporre alla sua classe, in merito ad ogni pianeta del Sistema Solare. Raffaella mi spiega: Ho dovuto fare di Gilla la figlia di un orologiaio, dal quale aveva appreso il mestiere…solo così avrebbe potuto anche solo provare ad aggiustarlo, l’Universo.
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Nel parlare del romanzo, mi sono soffermato con Raffaella al tema della sua ricerca storica molto puntuale e attenta in merito a diversi episodi non poi molto conosciuti della guerra. Come quella che gli inglesi chiamavano Area Bombing. Allucinante è dir poco: Si chiama area bombing l’attacco di insediamenti urbani con gigantesche quantità di ordigni esplosivi e spezzoni incendiari, ossia rudimentali tubi metallici progettati in modo da cadere perforando, carichi di miscela infiammabile, termite o fosforo bianco o giallo. Secondo la dottrina militare in voga, l’alternarsi di proiettili esplodenti e incendiari deve essere tale che non sia possibile a terra intervenire per soffocare le fiamme, che così si estendono agevolmente risultando indomabili per giorni. Leggiamo nel testo del romanzo… e poi: Lo scopo dell’area bombing non è immediatamente militare, come sarebbe nel caso di un’incursione contro infrastrutture belliche, ma strategico: fiaccare la popolazione civile laddove è più numerosa, i quartieri popolari e operai, e fisiologicamente debole. Vecchi. Bambini. Seminare il panico, la rabbia e la sfiducia nei governanti incapaci di difendere il proprio popolo. Osservate come qui il linguaggio di Raffaella diventi quasi tecnico, oggettivo… magistrale, perchè l’orrore che questo significa diventa ancora più terribile, nella sua violenza totale, assoluta. Per chiarire con Raffaella Romagnolo sappia passare stupendamente dal registro oggettivo a quello personale, leggiamo insieme quello che vede Gilla: Quando il mostruoso bombardamento termina, uomini e donne lasciano alla spicciolata i rifugi. Gilla tiene per mano i genitori. Le dita che mancano alla mano del padre la indispettiscono come insulti. Sulla soglia si bloccano stupefatti. La notte è una vampa rossa che si leva imperiosa. Il fuoco è un grosso animale selvaggio che respira rumorosamente, con voci e stridii spaventevoli come succede solo negli incubi. Avete visto chiaramente la differenza di scrittura: come tutto da oggettivo e freddo diventa totalmente soggettivo e drammatico? Magnifico. Le ho chiesto da dove avesse tratto queste notizie storiche di guerra, e mi ha segnalato un volume del 2021: L’Italia bombardata. Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945, di Marco Gioannini e Giulio Massobrio.
Abbiamo conversato di molto altro, ma ora mi tocca affrontare, in chiusura, la vicenda ebraica. Raffaella mi ha parlato della comunità ebraica di Casale Monferrato, che era decisamente non sionista, ma al contrario desiderava un’ottima integrazione. Ha citato il testo fondamentale di Andrea Villa Ebrei in fuga. Chiesa e leggi razziali nel Basso Piemonte (1938-1945), sua preziosa fonte di informazioni. E poi gli indimenticabili personaggi del libro. Prima di tutto Ester, ma che tutti ora chiamano Francesca. Ebrea sfuggita alla deportazione, ma che ora non parla più… perchè la parola l’ha messa in supremo pericolo. E la sua famiglia di ebrei di Casale Monferrato. Il cui padre, Abram Sacerdoti, Matematico svagato quanto colto e intelligente, è la rappresentazione e l’omaggio che fa Raffaella Romagnolo alla figura di Primo Levi, al suo testo terribile e commovente I Sommersi e i Salvati. Posso dirvi che la trattazione che Raffaella fa di questo personaggio è davvero magistrale. Leggendolo ero sinceramente ammirato…e non poco.
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Termino con due piccole chicche. Da dove inizi a scrivere, le ho chiesto…e lei mi ha confidato che inizia sempre nel prendere in mano la documentazione storica, l’archivio, per poi lasciare che la scrittura lentamente prenda piede… e poi prenda il volo… e infine la sua difficoltà con il primissimo capitolo, dal quale non è mai del tutto soddisfatta, che spesso scrive e riscrive molte volte. Non è una macchina, Raffaella Romagnolo, e questo me l’ha resa ancora più simpatica. Suona il suo telefono: è il marito, che le dice che sta rientrando, che c’è da cena. Guardiamo l’ora: è davvero tardi, abbiamo conversato davvero parecchio, e credo che questo pomeriggio rimarrà nella mia mente come un dono prezioso, di cultura e di affabile e splendida conversazione. Grazie, Raffaella. E torna vincitrice!
(NB: i due scatti di introduzione e successivi sono della fotografa Lucia Bianchi, che ringrazio)