Valentina Pizzo, vincitrice della prima edizione: “Il Premio Roberto Riccoboni Solidal? Un’opportunità di crescita”

Alessandria – «La ricerca è amore per la scienza, che si traduce sempre in speranza di cura». Questa la definizione di ricerca per Valentina Pizzo, Principal Investigator dello studio vincitore della prima edizione del Premio Roberto Riccoboni Solidal
Un premio che è nato dalla fruttuosa collaborazione tra Solidal per la Ricerca, Azienda Ospedaliero – Universitaria di Alessandria e Riccoboni Holding: un esempio virtuoso di come il territorio possa sostenere attivamente il percorso di riconoscimento  a IRCCS, valorizzando la proposta progettuale più meritevole presentata dai professionisti della SSD Laboratori di Ricerca del DAIRI e integrati con UPO, con particolare attenzione alla patologie ambientali e contribuendo al costante sviluppo della sanità pubblica.
Ad aggiudicarsi i 15.000 euro donati con grande generosità dalla famiglia Riccoboni per il finanziamento del proprio progetto di ricerca nel 2023 è stata proprio la dottoressa Pizzo con la collaborazione di Alessia Francese, Carlotta Bertolina, Sabrina Sisinni, Andrea Rocchetti, Michela Gandino, Giuseppina Perricone, Enrico Felici, Roberta Di Matteo, Valentina Amore.
A pochi giorni dalla presentazione della seconda edizione del Premio, insieme alla dottoressa Pizzo approfondiamo quindi lo studio intitolato “Valutazione delle alterazioni nel microbiota intestinale come fattore predittivo allo sviluppo di asma bronchiale: studio di fattibilità in una popolazione pediatrica del territorio Alessandrino” che – grazie alla donazione di Riccoboni Holding – sta vedendo la luce proprio in questi mesi.
Valentina Pizzo è collaboratrice tecnica del laboratorio di sequenziamento del DAIRI, il Dipartimento Attività Integrate Innovazione e Ricerca: arrivata all’AOU AL in piena pandemia, ha iniziato ad appassionarsi al mondo clinico tanto da iniziare un percorso di specializzazione all’Università degli Studi di Torino. «Sono quello che si potrebbe definire un topo di laboratorio, approcciarmi col mondo clinico significa avere uno stimolo nuovo a ogni campione».
E lo scorso anno, in occasione della Settimana della Ricerca, a essere giudicato il più meritevole del finanziamento è stato proprio il suo studio, che ha come obiettivo quello di valutare, attraverso la raccolta di tamponi, le alterazioni qualitative o quantitative del microbiota intestinale in una popolazione pediatrica in età prescolare e scolare con diagnosi di asma bronchiale, afferenti all’ambulatorio pediatrico dell’AOU AL.
I campioni raccolti, infatti vengono analizzati avvalendosi di una metodica di sequenziamento con iSeq, che fornisce un approccio mirato al sequenziamento di nuova generazione (NGS), e i dati raccolti, confrontati con la letteratura, rappresenteranno inoltre una base di dati per sviluppare futuri progetti sull’asma bronchiale, una patologia legata a fattori di rischio ambientale.
L’asma è una delle principali malattie croniche non trasmissibili, colpisce circa 300 milioni di bambini e adulti al mondo e in letteratura il microbiota intestinale è stato indagato in relazione proprio alle patologie allergiche.
La grande generosità della famiglia Riccoboni, attraverso l’istituzione di un premio in ricordo della prematura scomparsa di Roberto Riccoboni, per la dottoressa Pizzo rappresenta «un’ottima opportunità per centrare il focus sulle realtà di sequenziamento, che in questo momento sono in fase di decollo. Il fatto, poi, che sia dedicato alle patologie ambientali è ancora più importante perché significa porre l’accento sulle varie modalità in cui possono essere affrontate e le patologie ambientali esistono e vanno affrontate con più modalità. Allo stesso modo, diventa un ottimo megafono per diffondere il messaggio che a livello locale si sta lavorando e che ancora tanto si possa fare. Infine, il Premio Riccoboni rappresenta sicuramente uno stimolo a realizzare progetti che, in futuro, potranno avere altri sbocchi, traducendosi in ogni caso in un aiuto ulteriore al paziente».
Anche in questo caso, il cuore pulsante dell’iniziativa è la volontà concreta di sostenere le attività di ricerca del DAIRI, che si propone come motore del continuo sviluppo sanitario del territorio: «La cosa che mi ha più colpito all’interno del Dipartimento è l’armonia del lavoro in team che vedo espressa tutti i giorni: è importante comprendere che per ogni risultato che si raggiunge dietro c’è un concerto di “strumenti umani” che coesistono».

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