Tempo di uccidere: a Calamandrana “Un giorno di Fuoco” di Beppe Fenoglio, con Beppe Rosso

Incominciamo subito esibendo la mia ignoranza. Perché pur essendo transitato nella mia vita innumerevoli volte da Calamandrana, che per chi non lo sapesse, sta esattamente a metà fra Nizza Monferrato e Canelli, non avevo minimamente idea che tutti gli anni ci facessero una pregevole stagione teatrale estiva. Ma non solo: non conoscevo neppure l’esistenza del luogo dove la fanno, cioè il Borgo Antico, a Calamandrana Alta. E ve lo confessa uno che gira per lavoro il Piemonte e conosce piuttosto bene tutta quella zona di Monferrato astigiano. A togliermi dalla mia beata ignoranza in merito alla rassegna teatrale, che si è conclusa ieri, ci ha pensato la giornalista (in pensione, dice lei) Enrica Cerrato, che ho conosciuto alla mostra di pittura della stupenda Enrica Maravalle, che abita a Canelli, e mi ha inoltrato il programma – notevolissimo – di quest’anno. Che comprendeva la bellissima pièce che avrei visto quella sera.
 Per la mia ignoranza geografica, invece, neppure Google Maps è riuscito ad aiutarmi. Perché io gli ho chiesto di portami al Borgo Antico di Calamandrana…ma evidentemente per lui, molto democraticamente, tutta Calamandrana era Borgo Antico…quindi mi ha portato nella piazza centrale e amen. Oppsss. E adesso? Chiedo ad una signora che arrancava dietro al suo cane, e lei mi dice: Abito qui da quattro anni, ma non so proprio come andarci, a questo Borgo Antico… Andiamo bene. Allora faccio che attraversare la via principale del paese, un poco lentamente, e vedo finalmente una non grande indicazione. Mi inerpico su una stradina collinare e in pochi minuti eccolo là, il piccolo, suggestivo, Borgo Antico…Insomma, un poco di fatica, ma ne valeva la pena, e sotto ogni punto di vista.
Lasciatemi, prima di entrare nel vivo della rappresentazione, ringraziare davvero di cuore chi ha organizzato il tutto. Ossia Enrica Cerrato, che mi ha anche invitato, e poi la Sindaca, Pinuccia Lovisolo, per la sua cordialità e generosità…ed entrambe per la loro splendida accoglienza. Ho conosciuto in queste due sere passate con loro, un po’ tutta la giunta e qualche consigliere del Comune. Non ho neppure saputo la loro appartenenza politica. Ma ho capito che la loro passione per quello he fanno, che hanno fatto e che faranno, è genuina e potente. E che serpeggia fra loro una forza di partecipazione davvero coinvolgente. E guardate che non dico queste cose per piaggeria o perchè ci guadagni qualcosa. Si tratta semplicemente della verità. E poi il Borgo Antico di Calamandrana è stupendo…e ve ne parlerò ancora…
Alla fine di giugno Pietro Gallesio diede la parola alla doppietta. Così inizia Un giorno di fuoco di Beppe Fenoglio. Così inizia la sua rappresentazione teatrale narrataci ieri sera, a Calamandrana, da un bravissimo Beppe Rosso. Si tratta, per chi non lo conoscesse, di un racconto bellissimo, incredibilmente riuscito e coinvolgente. Un racconto che ho letto parecchie volte, sempre con il piacere di una vicenda davvero travolgente, dovuta sia alla storia in sé che alle capacità di scrittura incredibili di Fenoglio. Un esempio? Qui il ragazzo interroga lo zio, e sentite che dialogo, che potenza di linguaggio, che meraviglia:  Tu lo conoscevi questo Gallesio? – L’ho visto una volta alla fiera di Cravanzana. Gli guardai gli occhi, gli occhi che una volta s’erano riempiti della figura di Gallesio, ma subito dovemmo tutt’e due scattar la testa in alto, che il cielo sopra Gorzegno aveva preso a sbattere come un lenzuolo teso sotto raffiche di vento. – I carabinieri, – disse mio ziastro, alzandosi. – I carabinieri attaccano a sparare. L’hanno scovato. Non sembra di vederla, tutta la scena, di “viverla” con una vividezza estrema, addirittura sconcertante? La scrittura di Beppe Fenoglio è così: incredibilmente evocativa. E così è accaduto ieri sera, perchè un altro Beppe, che di cognome fa Rosso, ce l’ha esposta con una vividezza fantastica,
Che poi l’idea geniale è che il tutto è in fondo è un racconto che viene narrato da un ragazzino, attraverso anche e soprattutto le parole dello ziastro, Fresia, e di quelli che vanno a vedere in fatto e poi tornano a riferire. e poi c’è la zia…che impedisce al marito e al nipote di andare a curiosare a Gorzegno, dove tutto avviene. E lui lì, con gli zii, con i quali sta passando, a san Benedetto Belbo, e siamo “Prima della guerra in Abissinia”, quindi più o meno nel 1935, le vacanze estive. E tutto diventa qualcosa che accade ma fuori scena, in un tempo parallelo, senza sincrono, ma solo per voci e passaggi di parole. Epica classica? Epica favolistica? Forse… e il Gallesio una specie di eroe omerico…o come di certi film epici di quel mondo là, come Scipione l’Africano oppure Le Notti di Cabiria…
E quella sera Beppe Rosso – nello splendido Borgo Antico di Calamandrana, nel fresco di una stupenda notte d’estate, all’ombra del Castello – è stato davvero coinvolgente e trascinante. Ci ha fatto sorprendere, ridere, sorridere, e tanto ammirare la scrittura di Fenoglio e le sue stesse invenzioni linguistiche, con ciascuno dei personaggi reso ben vivido e ben presente. Non una lettura teatrale, oggi tanto diffusa, si badi, ma davvero teatro puro, con lui sempre in scena, totalmente e continuamente cangiante a seconda che vivesse la parte dello zio, del ragazzo, della zia o dei pochi altri personaggi, come e solo qualche momento musicale e giochi di luci ad aiutarlo. Una serata fenogliana davvero ricca di bellezza e riuscitissima. Fantastico.
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