Il ritorno di Lady D. – con una splendida Annalisa Favetti – ad Acqui Terme
C’era un vero e proprio entusiasmo, nella voce della mia amica Patrizia Velardi, di RETETEATRI, quando mi ha parlato del ritorno, nel bellissimo Teatro Verdi – all’aperto – di Aqui Terme, dello spettacolo di Annalisa Favetti, Lady D. , regia di Pino Ammendola. C’era entusiasmo c perchè lo spettacolo prevedeva diverse variazioni dispetto a quello che avevo visto lo scorso anno a Spigno Monferrato, avendo anche il piacere e l’onore di intervistare lei, Annalisa, con grande emozione. Nella suggestione dell’antica chiesa avevo visto letteralmente evocare, con grandissima empatia e sensibilità, la figura amata quanto controversa di Diana Spencer, prima sposa del futuro Re Carlo e poi da lui divorziata, scandalo di corte assai invisa alla Regina, eppure madre di Re.
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La vicenda narrata è quella della sfortunata principessa, nel testo (e probabilmente anche nella sua vicenda umana) mai amata da Carlo e men che meno dalla Regina, che nell’ora tremenda ed ineluttabile della morte, vede la sua vita e un po’ ce la racconta, la condivide con noi. Lo fa con il viso, il corpo, la voce e l’anima di Annalisa Favetti. Che avevo visto lo scorso anno e quest’anno ho trovato ancora più convincente e suggestiva. Intendiamoci: le emozioni che ci aveva regalato lo scorso anno erano davvero difficili da superare. Per chi volesse farsene un’idea consiglio di leggere il mio articolo di allora: https://www.alessandria24.com/2023/08/16/linsostenibile-destino-di-diventare-una-regina-morte-e-vita-di-lady-d-nella-magnifica-interpretazione-di-annalisa-favetti-a-spigno-monferrato/ , dove non solo intersecavo la cronaca di una serata teatrale davvero indimenticabile con l’intervista da me raccolta a caldo subito dopo la rappresentazione. Ma anche ad Acqui Terme è stata incredibilmente trascinante.
Perché se è vero che l’anno scorso la suggestione della chiesa, il muro che ci circondava, l’erba di una notte d’alta collina, avevano una suggestione arcana, è anche vero e sacrosanti che quest’anno la nudità del teatro, la fredda presenza del cemento armato, i rumori esterni…e anche la presenza, purtroppo, di non troppi spettatori, davano alla Lady D. 2024 un senso di immensa, opprimente e terribile solitudine. E Annalisa Favetti è stata semplicemente strepitosa: tra lacrime orgogliose e grida di disperazione, di lei che poteva diventare regina, dei suoi molti rimpianti e della sua disperata ricerca d’amore, o magari anche soltanto di erotismo e piacere. Ricerca spesso scandalosa e irriverente, combattuta contro un nemico assai potente: la Corte regale. E poi ci sono state le variazioni rispetto allo scorso anno. Variazioni semplicemente suggestive, di una suggestione profonda e commovente. Perché lei vive, con l’aito di alcune ballerine e ballerini, una vera e propria trasfigurazione: il passaggio dalla disperazione del suo tempo crudele ad una dimensione altra, diversa, leggera e accogliente. Letteralmente vola verso la sua ascesa ad un più accogliente empireo. Si è trattato davvero di un momento dalla suggestione straordinaria.
E infine…si auto incorona, la povera Principessa che non sarà mai regina, con il cerchione scassato dell’auto a pezzi, ma anche questa corona è solo una triste illusione, perchè lassù, in alto, compare la Regina: una Elisabetta sorridente, sorniona e salutante, interpretata da Patrizia Velardi (che poi mi ha confessato di essere stata imbarazzatissima). E il senso è quello di una situazione incombente, di una realtà straniante, di un’ultima beffa contro quella Principessa appassionata della vita eppure triste che è stata Lady D.
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