L’antica stazione, un libro, la Storia e l’intrigo: “Controluce” di Sergio Grea a Calamandrana.

Calamandrana fa parte, proprio come la mia Oviglio, della Valle del Belbo, per me resa mitica tanto dal viverci quanto per i libri di Casare Pavese. Quando siamo arrivati all’antica stazione, in un istante ho realizzato che si tratta della stessa linea ferroviaria – che da Alessandria arrivava a Cavallermaggiore – di Oviglio. Solo che ad Oviglio l’antica stazione è una maceria che grida pietà, mentre a Calamandrana (abitanti 1800 circa) ne hanno fatto una biblioteca. E la utilizzano per la presentazione di libri. Come venerdì scorso, quando ci sono andato per il richiamo di Enrica Cerrato, ex giornalista de La Stampa ora in pensione (ma vanno veramente in pensione i giornalisti?), conosciuta per caso alla mostra di Enrica Maravalle, a Canelli, e da allora anche un’amica.

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Così quando mi segnala qualcosa che fanno laggiù, che si tratti di un libro o di teatro, se posso ci vado, con grande soddisfazione e piacere. E questa volta, sul piazzale di fronte alla Stazione/Biblioteca, seduti su sgargianti sedie rosse, abbiamo avuto il piacere e l’onore di conoscere una persona veramente straordinaria: Sergio Grea. Un viaggiatore viaggiante fra i continenti, un giovanotto di 86 anni che ne dimostra assai di meno, pieno di positività e passione, civile, storica e letteraria. E anche straordinariamente simpatico. Nato a Genova, si è poi laureato in economia. In internet ci avvisano che Ha anche frequentato la Stanford University a Palo Alto e la Manchester Business School. Poi Dal 1960 fino al 1998 è stato dirigente di varie società del gruppo Shell ricoprendo ruoli anche all’estero, tra questi tra il 1970 ed il 1974 in Vietnam. Durante la permanenza in Shell ha ricoperto ruoli nell’Unione Petrolifera Italiana e nella Camera di Commercio Internazionale. Dal 1999 al 2005 è stato dapprima consigliere e poi presidente ed amministratore delegato di Dipharma. Dal 1995 è professore all’Università di Genova. Bene. E quindi? Quindi quest’uomo, che ha girato molte volte il mondo e ha conosciuto i grandi dell’energia e del petrolio…e della politica mondiale…è una persona che dimostra un’intelligenza assai acuta, un’appassionata volontà di divulgare le immense conoscenze geopolitiche che la sua attività gli ha fornito. Grea non fa sfoggio di prestigio e onori, ma, in sostanza, dedica oramai la vita alla scrittura e alla divulgazione delle sue infinite conoscenze, trasformate in romanzi avventurosi dalla trama mozzafiato.

L’altra sera ci ha parlato, con l’ausilio delle domande di Enrica Cerrato, del suo ultimo romanzo, Controluce, settimo della serie con protagonista il giornalista/scrittore Ralph Core. Ma più di tutto ci ha letto, con commossa partecipazione, alcuni brani dell’autobiografia di Farah Diba, che è l’ultima imperatrice del moderno Iran in quanto vedova di Mohammad Reza Pahlavi, deposto scià di Persia. Più che della vicenda di Farah Diba come consegnata alla Storia e al gossip, ci ha narrato il suo immane sforzo per cambiare la condizione femminile in Iran, che ora purtroppo vede tante e tante donne imprigionate e torturate per la loro sacrosanta domanda di libertà. Lo svelamento, infine, è quello di un mondo complicato e crudele verso le donne, rese schiave senza diritti in molti luoghi del mondo, a cominciare, appunto, dall’attuale Iran.

E il libro? Una vicenda la cui trama è più o meno questa: Gholam Maddinghi è un imprenditore iraniano la cui famiglia è fuggita in Argentina nel 1979 per sottrarsi al regime instaurato dall’ayatollah Khomeini. Ora piantatore agricolo nella storica regione di Misiones, Maddinghi ha fondato a Buenos Aires il movimento ML che chiede il supporto dell’ONU per ottenere in Iran libere elezioni che permettano al popolo di scegliere democraticamente il governo del proprio Paese e che la dinastia dei Pahlavi, defenestrata da Khomeini, possa riproporsi con la candidatura di Reza Pahlavi junior, il primogenito dello Shah e di sua moglie la Shahbanou Farah Diba, una donna che ancorché́ giovanissima tanto ha fatto per il suo Paese. Maddinghi invita l’amico Ralph Core in Argentina perché́ possa documentarsi e scrivere delle attività̀ dello ML, ma anche per tenere viva l’attenzione internazionale sulla durissima repressione del governo di Teheran nei confronti delle istanze dei giovani, e in particolare delle donne sottoposte a leggi e vincoli umilianti che ne distruggono libertà e dignità̀.

Ma più che per questa trama, era, credetemi, assai intrigante il modo, mai aggressivo ma anzi, fatto di estrema e attenta comprensione, forse meglio dire, di assoluta empatia che ha Sergio Grea, quando descrive situazioni e vicende che sono storia diretta di chi la vive, ma con sullo sfondo la grande Storia del nostro tempo. Mi ha ricordato, e scusate se è poco, il grande Hugo Pratt, che quando scriveva le storie avventurose di Corto Maltese, lo faceva dopo aver visto e visitato i luoghi di cui parlava. I luoghi e le persone che li abitavano. Ecco, lo stesso ho ritrovato in Sergio Grea, su livelli sapienziali diversi ma non certo incompatibili. Proprio le sue parole introduttive e le sue letture del testo di Farah Diba, hanno disvelato una persona dallo sguardo acuto e indagatore, ma che non si discosta mai da una vibrante e sincera empatia con ciò che fa muovere il mondo in cui esistiamo, e che vorremmo poter meglio comprendere. Abbiamo acquistato il suo libro, Controluce, settimo della serie di Ralph Core (ma di libri ne ha scritti davvero tanti), per poi approfondire anche le puntate precedenti. Ma se anche il libro non mi fosse congeniale, credetemi che conoscere Sergio Grea è stato un onore immenso e un piacere straordinario, per i quali ringrazio Enrica Cerrato che mi ha invitato a questo incontro.

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