Con il cuore ben piantato nel passato: il mondo contadino e le sue donne nella pièce teatrale “Notizie dalle Colline”, a Solero, sabato 28 alle 21.
C’è un mondo che a tutti noi appartiene. Ed è il mondo contadino. Quel mondo dove, come cantava Cesare Pavese “buoi e persone son tutta una razza“. Allora era così…si vivesse nella nebbiosa Valle del Belbo nella zona di Oviglio, oppure su verso le Langhe di Santo Stefano, dove appunto Pavese ambientava le sue storie contadine. In quel mondo, c’erano le stalle e le colline, lontane o vicine che fossero, e c’erano le donne che nelle stalle si riunivano, e che nelle stalle si raccontavano, nelle lunghe sere e notti della campagna o delle colline. Erano l’anello forte della catena di quel mondo, le donne, così come le descrive Nuto Revelli, che raccontò, appunto, nel suo bellissimo libro “L’anello forte” la campagna piemontese del dopoguerra attraverso la voce delle donne. Einaudi pubblicò il libro nel 1985, ma le sue pagine sono tutt’ora coinvolgenti e bellissime.
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Poi nel 2005 ci ha pensato Mariangela Santi, di Canelli, a fare di quelle storie una riduzione teatrale, che le due splendide attrici Paola Sperati e Silvia Perosino hanno ripreso, con parecchie modifiche e con la Regia della stessa Silvia, e lo stanno portando in una gioiosa e coinvolgente tournée fra Monferrato astigiano e Langa. Che poi, oltre alle vicende narrate da Revelli, c’è in aggiunta la bellissima vicenda di Catinina, La sposa bambina, vicenda tratta dai Racconti del parentado di Beppe Fenoglio.
Nella nostra veglia notturna ci sono due donne, nella stalla, in una sera di temporale e pioggia, in cui c’è il rischio di incontrare anche le masche… Le altre non arriveranno, bloccate dalla tempesta. Queste sono Catinina (Paola Sperati) e Reglia (Silvia Perosino): ci/si raccontano una manciata di storie, e insieme raccontano sé stesse e un’unica grande storia del mondo contadino.
Ci narrano di Maria, sangue amaro e lingua cattiva, tagliente come la lama di un coltello, e un figlio lontano, in Argentina, a scivolare leggero sulle note un tango. Della Raclin, raccoglitrice di essenze per profumi, con il peso di un marito emigrato in la Merica, da dove però, non arriva neppure un profumo, perché è una terra troppo lontana. O di Teresa, che da grande vuole fare artista, e ammaestra marmotte cantando una canzone composta da lei…Poi c’è quella di Aurelia, la filarina, e la sua storia di bambina nelle filande francesi, con le mani a spellarsi nell’acqua bollente in cerca delle bave di seta e i primi scioperi per un orario decente…e tante altre. E poi ci sta Catinina, una sposa bambina che scopre che un matrimonio non è un gioco, e che con una mano culla il primo figlio e con l’altra gioca a tocco e spanna con le biglie insieme ai ragazzi nella piazza del mercato. E così via: una manciata di storie di uomini, figli, matrimoni, fughe per sopravvivere, di guerra, di amore, e soprattutto di lavoro: lavoro nei campi, lavoro che non c’è, di scioperi e di fabbriche, elemosine, lavoro cercato all’estero, sempre più lontano, fino all’America.
Io ho visto diverse volte, ormai, questo spettacolo, così pieno di antiche quanto profonde emozioni. Che poi ogni volta le due protagoniste cambiano qualcosa e lo rendono sempre più interessante. Sabato 28 alle 21 sarà rappresentato a Solero, presso quel teatro intimo e accogliente che è l’Auditorium degli Angeli, dall’acustica fantastica e dalla struttura antica, messo a disposizione da don Mario. Uno spettacolo proposto come dono d’autunno dal Comune di Solero ai sui cittadini, ma non solo. Invito tutti, non solo di Solero, a fare una passeggiata sino li per gustare una sera di limpido e commovente teatro dedicato con genuinità a quel mondo che a tutti noi appartiene, e dove è piantato con forza il nostro cuore: il mondo contadino.