Poesia come pane quotidiano: “Mani in Tasca” di Giordano Bovo – alla Gambarina

A Giordano Bovo piace genuinamente la Poesia. Ho avuto l’onore – e il piacere – di partecipare ad un incontro, da lui organizzato in un ristorante di Alessandria, l’Osteria del Vinacciolo,  durante il quale, in compagnia della giovane poetessa Serena Selvaggio, ho letto alcuni miei componimenti. E ad ogni pur semplice presentazione, ho sentito nella sua voce e nella sua declamazione, una notevole carica di entusiasmo, di partecipazione, di ammirato rispetto. Mi ha molto colpito, e ho pensato che Giordano Bovo è una di quelle persone che meritano stima e amicizia a prescindere, per la sua empatia. la sua serenità, a sua visione del mondo. Gli avevo chiesto se era possibile avere un suo libro di poesia, lui mi ha risposto che toccava pazientare un po’, che la Sisifo Edizioni, che è, ma guarda un po’, l’editore di questo stesso giornale online, dove scrivo, ne stava per pubblicare uno, una corposa antologia di una vita, in italiano. Non vedevo l’ora. E adesso eccolo qui, il libro antologico do Giordano Bovo, dal titolo un po’ enigmatico e prosaico: Mani in tasca – e dal sottotitolo ben più aulico E versi nell’aria. Ed eccolo li, a pochi passi da me, nella grande sala che al Museo della Gambarina ospita gli eventi culturali, Giordano Bovo, egregiamente accompagnato al pianoforte da Ezio Vescovo e alla chitarra da Dino Porcu, che costruiscono un sottofondo sonoro che crea un alone di aria e di luce che mai sovrasta ma anzi esalta le parole lette e declamate da Giordano Bovo.

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Ho fra le mani una copia del suo libro, e ne seguo le evoluzioni poetiche con grande interesse. Il libro è composto in tanti capitoletti separati fra loro da disegni delle nipotine dello stesso Giordano, presenti in sala e che porteranno una genuina nota di commozione alla presentazione. perchè per loro Giordano Bovo semplicemente stravede: loro hanno fatto i disegni che definiscono i vari capitoli, e loro sono letteralmente le muse ispiratrici della tenerezza poetica di Giordano. nel capitolo intitolato, con convinzione Affetti (famiglia) ci sono testi delicatamente amorosi e struggenti: Care le mie bimbe / ragione di vita assoluta. / Ignoravo di avere un cuore tanto grande / da amarVi senza condizioni. (Come vorrei poter… il titolo). Ma se questa alle nipotine è un prezioso inno all’affetto di un nonno, ci sono poi poesie d’amore malinconico, di davvero notevole bellezza: Accarezzare il tuo corpo / coì diverso nel tempo / così uguale. / Batuffolo di piacere / briciole di sensualità…

Detto della più emozionata silloge di poesie, quella appunto degli affetti, torniamo al senso del libro. Che a mio modesto avviso può essere integralmente riassunta nel titolo del primo capitolo: Tracce di vita. Perché un po’ tutta la raccolta poetica è una sorta di ricerca di tracce di vita quotidiana, riflessioni e pensieri liberi e spesso profondi, appunto sulle molteplici forme della quotidianità. Come, per chiarire, proprio la composizione che da il titolo alla raccolta: Mani in tascaMetti le mani in tasca / ne sarai sorpreso. / Non sono mai vuote, / moneta-biglietti- / ricordi-pensieri-promemoria- / resti di esperienze, / di momenti di vita / banali per tutti, / a volte anche per te. Semplicemente la vita, no? Dove l’oggetto materiale, magari un frammento di un oggetto, si trasforma, con quella intensa  forza metaforica che solo la poesia può donare all’attento lettore, in ricordi, pensieri, rimembranze. La banalità del quotidiano esistere, di una passeggiata in città, nella città dove hai vissuto una vita e dove ogni angolo e ogni scorcio ti donano ricordi, spesso emozionanti…soprattutto quando hai l’età di quel giovanotto pieno di splendida vitalità che è Giordano Bovo.

E anche onore al merito di chi ha pubblicato questa raccolta poetica, la Sisifo Edizioni di Massimo Taggiasco, la stessa che pubblica questo giornale online, e che ha brevemente presentato il libro e il senso della pubblicazione. Vorrei concludere questa mia breve recensione di un libro e di un incontro con Giordano Bovo in Gambarina, con una poesia che da il senso della persona e della sua gioia di vivere. Si intitola Se potessi tornare… e ad un certo punto dice L’età cosa mi ha insegnato? / Errori e successi sono parte / inevitabile di ogni ciclo vitale. / non cambierei, non rinnegherei / nulla di ciò che si è fatto, / costruito, rovinato, adorato. / Rimpianti, cambiamenti? No / ma vivere, vivere, vivere. / Il futuro ci aspetta / nonostante tutto! Una specie di dichiarazione di amore tanto per il passato quanto per il futuro. Ed è singolare che l’insegnamento dell’età sia il desiderio di credere nel futuro, no? Ma quel giovanotto di Giordano Bovo ha messo ben bene le mani in tasca e ha trovato fra le tante cose ancora tanta voglia di futuro.