Emozione Callas: l’intensa rievocazione della Divina che ci ha donato Debora Caprioglio a Monastero Bormida

Il mio immenso amore per il canto sublime di Maria Callas è nato, come molti grandi amori, in modo del tutto casuale: avrò avuto circa 16 anni, sono entrato nella tabaccheria del paese – allora fumavo, ahimè – e ho iniziato a sentire nell’aria, come per una magia, una musica incredibile, che non conoscevo per nulla. Beh, io ero allora un ragazzo di paese, in quella metà anni ’70, quindi – come tutti gli amici che frequentavo –  ascoltavo soprattutto il Rock dai più commerciali Deep Purple, ai raffinatissimi Pink Floyd…ma…ma quella musica che mi avvolgeva, con una ondulante carezza di archi, sembrava volerti invitare ad entrare in un mondo fiabesco e diverso…e poi quella voce, potente eppure suadente, con un senso di angosciosa drammaticità…Era, a quel che potevo capire, una sorta di disperata preghiera…e iniziava così: Casta Diva che inargenti queste sacre antiche piante…ristetti per lunghi secondi ad ascoltare, incredulo, ipnotizzato. Il tabaccaio, uno di quegli amici molto più grandi di te, da cui hai un milione di cose da imparare, aveva ben capito che ero rimasto folgorato da quella musica come San Paolo sulla strada di Damasco…gli domandai: Ma che musica è mai questa? Questa – mi rispose, sornione – è semplicemente Maria Callas che canta la Norma di Bellini… fu un colpo di fulmine, un amore mai abbandonatofatto poi di molte letture e molti ascolti, che della Callas possiedo nella mia personale discoteca praticamente tutte le incisioni, sia quelle ufficiali che no. Così, quando l’amica Patrizia Velardi di Reteteatri, mi ha mandato la locandina, invitandomi allo spettacolo, di una attrice che amo molto, Debora Caprioglio, che proponeva Callas D’inCanto, ha suscitato il mio più genuino e sincero entusiasmo. Sapevo che sarebbe stata una pièce indimenticabile, e così è stato.

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Avevo letto molto, e molto bene, di questo spettacolo, scritto e diretto da Roberto d’Alessandro, attore, autore e regista di qualità e notevole esperienza, e mi piaceva decisamente molto l’idea della messa in scena di una vicenda decisamente umana e commovente, con come protagonista assoluta Bruna, Debora Caprioglio, appunto, fedele governante di Maria Callas, al suo servizio dal 1953 al 1977. Mentre lo spettacolo dipanava il suo indubbio fascino, mi è venuta alla mente un’affermazione del grande filosofo idealista Hegel. che diceva che un grand’uomo non è mai tale per il suo cameriere…ma questo non perchè il grand’uomo non sia veramente un grand’uomo, ma perchè il cameriere è soltanto un cameriere… Una frase cinica, forse, ma che fa comprendere come nella vita quotidiano distinguere una grande personalità da una molto più semplice non sia certo facile. Il contrario di quello che accade fra Bruna e Maria. Perché Bruna è stata l’ombra della Callas, ma come fedelissima sacerdotessa della propria Dea, alla quale ha praticamente dedicato tutta la propria esistenza. E ora ne custodisce la memoria, i ricordi, le parole e i modi. E, accanto alla memoria convinta della sua grandezza assoluta. l’empatica e profonda conoscenza delle fragilità di una vita incredibile ma piena di dolore. Quindi non solo le emozioni e il senso di una Diva indimenticabile, quanto quelli di una donna. Una donna che ha riempito profondamente tutta la sua esistenza, per la quale la sua vita ha avuto ed ha ancora una ragione che va al di là del semplice esistere. Così è vero che Bruna rappresenta il lato semplice e quotidiano della vita e del pensiero della Callas, e non ha i modi e i metodi per valutarne la genialità più unica che rara. Però avverte pienamente quella genialità, la sua immensa statura, inarrivabile per chiunque. Ma ne vive con tenerezza immensa la semplicità, la quotidianità, la debolezza terribile degli anni che videro la conclusione del suo sogno con Onassis e la decadenza della sua voce prodigiosa.

E la pièce? Coinvolgente e commovente, grazie all’interpretazione, sommamente convincente, di Debora Caprioglio. Intorno a me c’erano diverse persone…che parecchie volte nel dipanarsi della vicenda, hanno commentato a bassa voce Ma com’è brava… Pleonastico dire che ero pienamente d’accordo. Sulla scena un salotto borghese, un pianoforte, un disco LP abbandonato su una sedia. Sul pianoforte la foto della Callas nei panni di Turandot. E nell’aria, a tratti, con sapiente scelta, scampoli di voce della Callas stessa, dalla Norma di Bellini al Baciami Alfredo della Traviata verdiana, al Un bel dì vedremo dalla pucciniana Butterfly… simbolo e grido di dolore per l’abbandono del suo amatissimo armatore greco. E proprio come in una tragedia greca, tutto accade fuori scena, con lei Debora, che con una voce calda ed avvolgente ed una mimica vibrante ed immensamente variegata, ci porta dentro la vita magnifica ma dolente di una personalità unica e piena di contraddizioni. Quella di Maria Callas. E ce ne svela i palpiti del cuore e le vergogne E il dolore per un figlio, che Onassis non voleva, nato ma subito volato via. Per quasi tutto il tempo lei ci convince e si convince che la Divina sia ancora presenza viva. Ma naturalmente si comprende da subito che è tutto e soltanto una dolente rimembranza. Sino a che, in uno straordinario crescendo drammatico, ecco il racconto della morte di Maria, proprio fra le sue braccia. Un crescendo che termina con un climax intensissimo, con il grido. ultimo di una lunga serie, Maria!! di Debora, che davvero è lacerante e terribile, e strappa alla platea attonita  un applauso incredibilmente possente e liberatorio. Anche se il tutto non finisce così, e alla fine rimangono ancora momenti di grande tenerezza e dolente rimembranza.

Al termine della rappresentazione, abbiamo potuto avere, io e Patrizia Velardi, il piacere di una breve ma intensa conversazione con Debora Caprioglio. Più che fare domande più o meno scontate, abbiamo appunto, conversato. Oltre a dirle quanto ci aveva emozionato e coinvolto con la sua straordinaria interpretazione, abbiamo parlato del nostro amore per la Callas, tra ricordi personali e considerazioni un po’ inattuali. Lei da vicino si è rivelata, oltre che molto bella,  simpaticissima, sorridente e luminosa. Così diversa dalla dimessa cameriera che aveva interpretato con tanta convincente partecipazione sino a poco prima. Ma voglio concludere affermando che, questa sera, se lo spirito della Divina è stato davvero fra noi, come fortemente percepivo, Debora Caprioglio è stata, senza alcun dubbio, la meravigliosa sacerdotessa che l’ha evocata, con grazia e sapienza indimenticabili. Grazie.

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