Indagine Congiunturale Confindustria Piemonte: preoccupazione per il quarto trimestre 2024
Alessandria – Il clima di fiducia delle imprese piemontesi per il IV trimestre del 2024, così come emerge dalla consueta indagine trimestrale, realizzata a settembre da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte, riflette preoccupazione per la complessa situazione geopolitica ed economica globale. Dopo i segnali di rallentamento registrati a giugno, le attese delle oltre 1.340 realtà manifatturiere e dei servizi che costituiscono il campione dell’indagine, si confermano prudenti. Gli indicatori per produzione, ordini e redditività si attestano su valori negativi. In ulteriore calo anche le previsioni sulle esportazioni. Per la prima volta si azzera la tradizionale forbice dimensionale, che vedeva le grandi imprese esprimere attese più positive, rispetto a quelle di minori dimensioni. Tuttavia, va notato che, come avviene da oltre un anno, il dato complessivo piemontese è sintesi di un andamento settoriale divergente. Da un lato il comparto manifatturiero, in sofferenza, con indicatori in calo e cassa integrazione in aumento, soprattutto in alcuni settori. Dall’altro, un terziario che prosegue la crescita iniziata dopo la pandemia, ed esportando poco non è toccato delle tensioni sui mercati internazionali. A livello complessivo la maggioranza delle imprese tende a rimandare gli investimenti aggiuntivi, mantenendo quelli programmati. Aumentano le aziende che temono una crescita dei costi energetici, mentre non calano i costi attesi di materie prime e logistica. Tasso di utilizzo degli impianti e tempi di pagamento restano stabili, varia poco il carnet ordini. Aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, soprattutto nell’industria, ma per ora non diminuisce l’occupazione.
A livello settoriale, nell’industria si registrano andamenti diffusamente in calo, con la sola eccezione di alimentare (tradizionalmente anticiclico), edile e cartario grafico, che esprimono attese positive. I saldi ottimisti – pessimisti sono sotto la media regionale per tessile, metalmeccanica, gomma plastica, chimica e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.). Nel terziario, come già nelle scorse rilevazioni, tutti i comparti esprimono attese favorevoli, ad eccezione di trasporti, commercio e turismo; bene, in particolare, ICT e servizi alle imprese.
Andrea Amalberto, Presidente di Confindustria Piemonte: «Una maggioranza più larga del solito delle imprese interpellate in questa indagine non si esprime, non sono né ottimiste, né pessimiste. Assumono in maniera ridotta e ricorrono limitatamente alla cassa integrazione, investono con ritmi più contenuti del solito. Prevale una prudente attesa, non tanto verso i contenuti della manovra economica, quanto verso uno scenario mai così instabile. Il voto americano alle porte è solo l’ultima variabile geopolitica, che si innesta su una twin transition che sta frenando a livello europeo e globale, colpendo anche i Paesi che sono i nostri principali partner. Tutto ciò non incide sulla competitività presente e futura delle nostre imprese, che già guardano al piano Industria 5.0 con interesse, così come dimostrato dalla crescita del settore ICT e dei servizi alle imprese. Uno sforzo che dovrebbe portare a una ripresa sia del mercato interno che dell’export verso i molti mercati dove il Piemonte è già presente, ma soprattutto laddove i margini di crescita non sono ancora stati completamente esplorati».
Dettaglio: i principali risultati dell’indagine piemontese
Per il quarto trimestre del 2024, le previsioni sulla produzione delle oltre 1.340 imprese piemontesi risentono dell’incertezza economica e politica globale: il 19,4% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 21,3% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a -1,9% (era -0,1% a giugno). Stesso trend per le attese sugli ordini, con un saldo del –5,5% in calo di quasi 4 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione.
Positive le attese sull’occupazione, con il 14,7% delle rispondenti che ne prevede un aumento, il 9,6% che ne prevede la riduzione e un bilancio ottimisti-pessimisti pari a +5,1% (era 7,3% la scorsa rilevazione).
Come negli ultimi 6 trimestri, restano negative le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -8,8%. In calo il livello degli investimenti, che interessano oggi il 23,5% delle rispondenti (era il 25,9% a giugno). Aumenta il ricorso alla cassa integrazione, utilizzata dall’11,5% delle imprese. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (77%). Il calo delle esportazioni incide negativamente sulle attese delle imprese di grandi dimensioni, azzerando la tradizionale forbice rispetto alle aziende sotto i 50 addetti, generalmente più prudenti. Nella rilevazione di settembre, infatti, registrano un saldo negativo sia le grandi imprese (-1,7%), sia le piccole (-1,9%)
A livello territoriale, si osservano andamenti differenziati. Le attese sono negative soprattutto per Biella e Vercelli, con saldi rispettivamente-17,7% e -22,2%. In difficoltà, con saldi negativi, anche Alessandria -0,9%), Asti (-2,6%) e Novara (-4,0%). Sono, invece, superiori alla media regionale Verbania (+0,0%), Canavese (+1,1%) e Torino (+2,2%). Positive le attese nella provincia di Cuneo, che presenta un saldo ottimisti-pessimisti pari a +7,3%.
Nel manifatturiero, si registra un peggioramento delle aspettative rispetto a giugno, con saldi che passano da -7,7% a -9,0% per la produzione. In calo anche il bilancio sugli ordinativi che passa da -8,4% a –12,4%.
Si assestano, ma restano positive, le attese sull’occupazione, con saldo pari a +1,7%, da +3,2% di giugno. Ancora segno meno per il bilancio dell’export, che passa da -8,5% a -10,9%.
Rallentano gli investimenti, che interessano il 24,1% delle aziende, in calo di 3,4 punti rispetto al 27,5% di giugno. Stabile il tasso di utilizzo delle risorse (75%), mentre aumenta il ricorso alla CIG, che riguarda oggi il 15,8% delle imprese.
A livello settoriale, il calo produttivo più consistente riguarda: il tessile-abbigliamento (-32,2%), in crisi da 6 trimestri, la gomma-plastica, che registra un saldo pari a -9,4%, la chimica (-10,4%) e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.), con un bilancio del -10,4%. Segno negativo anche per la metalmeccanica (-14,6%), soprattutto automotive (-33,9%), metallurgia (-17,3%), meccatronica (-5,1%). In controtendenza la performance di alimentare (+21,6%), edilizia e impiantisti (+7,3%) e cartario – grafico (+6,7%).
Nei servizi il clima di fiducia resta stabilmente positivo rispetto a giugno. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari a +13,8% (era 16,5% la scorsa rilevazione), quello riguardante gli ordinativi è pari a +11,2% (da +15,1%), quello sull’occupazione si attesta a +12,6% (era 16,3%). Gli investimenti rimangono invariati (22,0%), trascurabile il ricorso alla CIG (1,5%), stabilmente alto il tasso di utilizzo delle risorse (83%).
A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono positive in quasi tutti i comparti, con saldi pari a +19,2% per l’ICT, +22,6% per i servizi alle imprese, +19,7% per gli altri servizi, +28,6% per le utility. Inversione di tendenza per commercio e turismo (-11,6%) e per i trasporti (-2,8%).
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