Le tenebre dell’angoscia, nel noir alessandrino di Monica Gasparini: “I rintocchi del male”
Ho letto questo libro in un giorno: è trascinante e compatto, ti assorbe nella lettura come in una spirale di angoscia e mistero…anche nel finale. Si, amo il noir, quello vero, profondo, inquietante, quello dove tanto il protagonista che il lettore sprofondano in una cupa palude dalla quale si esce solo alla fine del romanzo. Ed è esattamente quello che accade se si legge questo testo, se ci invita a lasciarci andare, con ambigua e oscura voluttà, in una sorta di abbraccio pericoloso. Io, colpevolmente, l’ho tenuto fino a poco fa sul mio comodino, in mezzo a tanti altri libri nonostante l’abbia acquistato all’atto della sua presentazione, la scorsa primavera. L’occasione per conoscere l’autrice, con molto piacere, è stata uno dei tanti incontri letterari che, assai meritoriamente, organizza Giordano Bovo con l’associazione Lisondia Ades a.p.s., chiamati Aperigiallo (le foto che corredano l’articolo le ho prese, previo permesso, dalla loro pagina fb, e ne ringrazio Mauro Ravera).
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In questi incontri, c’è di norma un moderatore/presentatore (io ho sempre visto l’ottimo Bruno Volpi in tale veste, nei tre di questi incontri ai quali ho partecipato), che presenta, anche con oculate domande, due scrittrici/scrittori, che si confrontano su un loro libro, ovviamente di genere Giallo e dintorni, senza preclusioni a generi contigui come il Noir. Quella sera, però, credo a causa di una sindrome influenzale, uno dei due, Alberto Del Sarto, non c’era. Così la serata è stata tutta dedicata alla giornalista e scrittrice alessandrina Monica Gasparini. Non ho il piacere si conoscere Del Sarto, ma la conoscenza di Monica Gasparini è stata una vera rivelazione.
Perché ho trovato nel suo modo di porsi una certa importante sicurezza, giustamente, ma mai disgiunta da una prudente modestia, che ha reso affascinante la sua conversazione con Bruno Volpi…e poi anche con me, che mi sono permesso di farle alcune domande sul suo libro, proprio perchè quel suo modo di porgerne il contenuto e i temi mi intrigavano molto. Tanto che alla fine l’ho acquistato, ancora interloquendo volentieri con lei, e poi promettendo – e via quindi con la figuraccia – a breve una recensione, che poi le avrei anche inoltrato via mail dopo averla pubblicata su questo giornale, per il quale mi occupo di articoli di carattere culturale, in senso decisamente ampio e lato. Solo che ho preso il libro, dalla copertina assai inquietante, peraltro, l’ho posato sul comodino per avviarne una immediata lettura…e poi basta. Non so neppure io il perchè e il percome, salvo che da allora in poi è stato un susseguirsi di momenti esistenziali tra il tumultuoso e il complicato. Sino a che non mi sono ammalato, a fine settembre, e ancora non è finita. Ma nelle ultime due settimane, sto meglio, ho tempo e lucidità, quindi mi sono – doverosamente e piacevolmente – dedicato a letture arretrate di vario genere. Fra cui questo romanzo trascinante, che ho letteralmente bevuto d’un fiato. E del quale ora vi propongo la recensione.
Il romanzo vede come protagonista Anastasia, una coraggiosa, ma anche problematica, cronista alessandrina, che si occupa di cronaca nera e simili amenità. Mah, sarà pure alessandrina, ma vive nelle colline del Monferrato, anche se abbastanza prossime ad Alessandria. Io ho chiesto conto, un po’ provocatoriamente ma con un sincero sorriso, a Monica Gasparini , di questa faccenda: amare Alessandria, ma poi stare sui colli. Beh lei mi ha praticamente detto, dopo un attimo di imbarazzo, che si trattava di una scelta di vita, quella di vivere due realtà urbane diverse e complementari, che si completano a vicenda. Ottima risposta, mi ha convinto Ma veniamo al libro nella sua concreta realtà: su Amazon (dove lo potete trovare in vendita), I rintocchi del Male viene definito un romanzo giallo…io sono parecchio in disaccordo: tanto l’efferatezza dei delitti, che l’atmosfera decisamente torbida e angosciante, lo fanno a mio avviso, virare verso il più cupo, ma anche più intrigante, Noir. L’autrice ha scelto la narrazione in prima persona, da parte dalla protagonista. Che è una giovane giornalista di questa provincia sonnacchiosa e dove non accade mai nulla (o almeno così sembra), che vive il suo lavoro con una genuina passione per la cronaca nera e giudiziaria. Alla quale unisce la convinzione che qualsiasi forma di percorso capace di risarcire – almeno in parte – i familiari delle vittime, non possa che essere trasportata dalla verità dei fatti.
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Anastasia è una cronista coraggiosa e appassionata. Che però, all’inizio del romanzo, soffre di solitudine, aggravata dal fatto di aver subito una serie di traumi legati alla morte violenta dei suoi genitori. Lei, testardamente, vuole andare ben oltre il suo dovere di cronaca: vuole la verità, che è in questo caso assai ambigua e malata. Che poi Anastasia fa la giornalista-investigatrice, certo, ma con una particolare e originale caratteristica: alla straordinaria tenacia, portata ai limiti dell’irresponsabilità, unisce una peculiare sensibilità: quella di percepire situazioni critiche imminenti, attraverso una sorta di apertura verso l’ignoto, che si manifesta durante l’attività onirica, come un personaggio dell’antichità, come Odisseus. Davvero un personaggio notevole, questa Anastasia. Ma poi c’è una caratteristica del romanzo che mi intriga e convince molto: come nella migliore narrativa Noir, la vicenda non è univoca, non vede alcuna forma di linearità sia investigativa che umana. Come nella migliore narrativa di genere contemporanea, si intersecano diverse vicende, che vanno ben oltre l’inchiesta. Faccio i miei complimenti a Monica Gasparini, per questa sua scelta di complessità, che tuttavia non toglie un solo palpito di tensione e adrenalina alla lettura.
Naturalmente non posso svelare più di tanto, data la natura del testo. Posso però svelare l’incipit, perchè è davvero una sorta di preludio a tutto. Come dicevamo, il romanzo è ambientato ad Alessandria. Nella notte di Capodanno, vengono trovati, nella loro abitazione, il sindaco e la moglie, che sono stati uccisi in modo efferato e crudele. Ma chi ha commesso il delitto è la persona che ne appare – con tutta evidenza – l’autrice? Anastasia, anche grazie ai suoi incubi personali, che cercano di portarla verso una verità diversa, non ne è convinta. E poi: si tratterà veramente di un caso isolato? Sappiate che nel libro ci sono scene di angoscia, anche notturna, davvero ottimamente strutturate, e, di conseguenza, assai trascinanti. E un susseguirsi di colpi di scena adrenalinici, mentre Anastasia, caparbiamente, cercherà – in tutti i modi – la verità. E se la migliore riuscita di un Noir è quella di spingerci spasmodicamente verso la conclusione, e di non avere pace sino a che non la si raggiunge…beh, questo di Monica Gasparini di certo ha queste caratteristiche. E spero sinceramente di avervi invogliati ad una prossima lettura: non ve ne pentirete.
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