La profonda bellezza della luce: “Arte e Vita” di Bona Tolotti ad “Aperture sull’Arte” di Casale Monferrato
Ho passato un non breve periodo funestato da un lungo e quotidiano star male, causato da un paio di ernie alla colonna. Quando ho conosciuto quella notevole artista che è Bona Tolotti, stavo già male. Sono andato lo stesso al Vernissage, benché io (credo di avervelo già confessato diverse volte in passato), che non ami i Vernissage. Già di solito ci sta troppa gente, fa troppe caldo, si fanno troppe parole, e io ho sempre poca voglia di ascoltarle. Ma solo perchè cerco sempre di interagire ed interloquire con chi l’arte la produce, con l’artista. Però ogni tanto ci vado, quando la mostra mi intriga particolarmente. Soprattutto quando è organizzata nella Galleria Aperture sull’Arte, allo Showroom Zaffiro. Ma stavolta facevo davvero fatica: avevo una lombo sciatalgia davvero noiosa e dolorosa, causata dai problemi vertebrali di cui sopra. Sono arrivato li zoppicando, e quando ho visto che non c’erano posti in piedi, sono uscito nel salottino esterno, non per snobismo, quindi, ma solo per avere un po’ di sollievo fisico. Ma non mi sono arreso, perchè il mio strenuo desiderio – da buon giornalista estremamente interessato a quello che vede – di attirare l’attenzione dell’Artista di turno – in questo caso con la simpaticissima e affascinante Bona Tolotti – per passeggiare con lei tra le sue Opere, farmele spiegare e ragionarci insieme. Il bello di poter fare una promenade fra i quadri di una esposizione con chi li ha dipinti e realizzati è un valore aggiungo fantastico a chi, come me, ama genuinamente l’Arte. Quindi ho zoppicato, mi sono spesso seduto, sono scappato abbastanza in fretta, ma una splendida conversazione con Bona Tolotti non me la sono fatta mancare. Solo che poi il dolore è diventato un vero e proprio problema che mi impediva di pensare e naturalmente anche di scrivere. Per cui, malgré moi, non sono mai riuscito a terminarlo, quell’articolo, dedicato ad un’artista che mi aveva colpito moto favorevolmente Ma ora che sto meglio. che il peggio è alle spalle, mi sembra giusto parlarvene, di questa artista, Bona Tolotti…anche perchè l’Arte di rado fa rima con attualità, quindi anche se quella particolare mostra è terminata da tempo, la conoscenza di una pittrice di un così notevole valore vale sempre la pena di farla, eccome.
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Tempio antico.
Poi, quel pomeriggio bellissimo e difficile, quando accadde che, intorno all’Artista – e al suo modesto intervistatore – si formasse un vero proprio gruppetto di interessate ascoltatrici – come si vede bene nell’immagine in evidenza in testa all’articolo – donando a tutto l’insieme un tocco magico di limpida convivialità. E questo ha portato con sé uno stupendo senso di condivisione della bellezza. Magnifico. E quindi? Quindi, come faccio di norma, ho atteso che tutti andassero al rinfresco, e mi sono fatto presentare da chi la conosce bene, l’Artista…ed è stato l’amico pittore e giornalista d’Arte PG Panelli, che mi ha presentato una Bona Tolotti sorridente e svagata, che si accompagnava ad un calice di vino bianco, con un’aria dolcemente sorniona, il che me la rese immediatamente empatica e intrigante. Le ho chiesto, allora, se le andava di fare una promenade con me, appunto, in quella sorta di biografia artistica che era quel suo Arte e Vita esplicitato nella Galleria. Lei è stata molto cordiale, sorridente, alla mia curiosità. Mi disse un ma certo, volentieri assai convinto, e andammo. Ed è stata una una bellissima esperienza estetica e personale. Anche perchè io le proponevo una interpretazione musicale delle sue opere, che a mio avviso hanno un grande senso tanto di sospensione metafisica, che mi affascina moltissimo, ma anche una intrinseca musicalità che davvero sento come sgorgare dalle sue opere, dalla luce che le pervade.Guardate l’immagine sopra, l’Opera dal titolo Tempio antico. Intanto si tratta di un qualcosa dipinto durante uno dei suoi viaggi – come mi ha narrato – alla ricerca di esperienze etnografiche ed antropologiche, in oriente, nel centro e sud America. E poi è davvero straordinaria quella sorta di evocazione, tra muschi, nebbie e silenzio sospeso, che sapientemente ci propone l’artista. A me sono venuti alla mente, osservando con ammirata attenzione, i Preludi di Claude Debussy, immenso compositore impressionista, e in particolare il primo: Danseuses de Delphes. Il compositore lo definisce Lent et grave, doux et soutenu. Quando dicevo queste cose a Bona Tolotti mi guardava assai stupita, ma le dimostravo, anche, quanto percepissi intensamente l’evocazione che dalle sue tele esce nello spazio reale intorno al quadro.
Intento lei mi narrava il senso delle sue opere, il senso artistico miscelato con delicatezza alla sua vicenda personale di vita vissuta. Lei che è milanese di nascita, ma è venuta a vivere nel Monferrato da più di trent’anni. Ha percorso anni di di vita, di arte e di ricerca, con il pittore Pit Piccinelli, con il quale ha letteralmente popolato – di arte e bellezza – la Cascina Prera, loro dimora, e splendida località nei pressi di Ottiglio,nel cuore del Monferrato. Piccinelli era (se n’è andato nell’ormai lontano 2002) anch’esso un artista assai stimolante, e mi proposi, con un promemoria mentale, di chiedere poi a Bona Tolotti una visita alla cascina e un’intervista sul Pit, come lo chiamavano gli amici. Lo farò resto, se riuscirò a stare davvero bene dopo i miei malanni. Nel frattempo con lei abbiamo guardato – io ammirato e davvero degustato con la dovuta lentezza – le opere rosse del viaggio in Spagna, del 2012. Davvero stupende: il trionfo dei colori caldi e avvolgenti, il senso di grande compenetrazione con i luoghi dipinti, come se la Tolotti se ne impadronisse nella tela, facendoli poi sgorgare verso di noi. Ho pensato a brani di Albéniz, come la stupenda Málaga, che a mio avviso sposerebbe egregiamente il senso di quelle bellissime opere.
Porta di Lavapies, Madrid
Nel frattempo, mentre molto lentamente, si deambulava attraverso la mostra, lei mi spiegava questa sua propensione per la cosiddetta Tecnica Mista, dove la pittura può, forse deve essere espressa su supporti come carta, roccia, tela, legno, corteccia, vetro, cemento e molti altri substrati. Può essere naturalistica e figurativa o astratta. Può avere contenuto narrativo, descrittivo, simbolico, spirituale o filosofico. E lei tutte queste esperienze le vive e le ha vissute, ed ora riporta le sua ricerca del senso, alla scoperta di una nuova tecnica, impasto di collage e colori ad acqua. Tutto questo la porta a costruire opere senza confini tra anima e natura tra macrocosmo e microcosmo. E allora ecco che si impone l’importanza del viaggio reale ed introspettivo nelle tematiche delle sue opere. E questa sua personale vuole proprio condividere con il pubblico un percorso artistico degli ultimi 25 anni. Tutto molto bello e affascinante, perchè lei sa affrontare tematiche anche assai complesse con una capacità di partecipazione emotiva e, consentitemi, esistenziale, davvero ammirevoli. Come ammiravo io le sue tele da cui trasudavano emozioni notevoli.
Silent Heart (collana Silenzi)
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Guardate questo magistrale Silent Heart, dove proprio la materia più scabra diventa qualcosa di trascendentale, ma anche di straordinariamente espressivo, dove l’opera pone veramente su noi che la osserviamo, cercando di comprendere a fondo senso e significato, cercando di farle nostra, un’emozione di profonda e struggente malinconia, che non lascia certo indifferenti. Ed è proprio quella continua ricerca, che come abbiamo detto sopra, vede la pittura come qualcosa che deve essere espressa su supporti come carta, roccia, tela, legno, corteccia, vetro, cemento e molti altri substrati, quindi deve poter sfoggiare, estrapolare, la sua fisicità, che in qualche modo porta con sé tantissima creatività. Volete sapere che brano musicale mi è venuto alla mente per accompagnare quest’opera scabra e bellissima: semplicemente nessuno…o meglio, quella particolare forma di comunicazione che è il silenzio. Che consente di ascoltare sé stessi e le proprie emozioni, o riminiscenze. E non è proprio questo uno dei miracoli dell’Arte?
La scala
Termino questa mie note dedicate ad un’Artista che ho trovato davvero di grande espressività e fonte di immense emozioni, con la tela sopra, dal titolo apparentemente semplice: La scala. Già, la scala che conduce dove? In questo insieme di colori freddi, metafisici e misteriosi, ho ritrovato, per associazione di idee, il Miles Davis di In a silent way, perchè qui veramente quella musica che ritmicamente tracina verso l’alto e poi nel ghiaccio di una tromba fredda ma coinvolgente (si parla non a caso do Cool Jazz). Guardando la tela mi è parso di vedermi fisicamente scendere da quella scala misteriosa, circondato da sogni-colori e altri oggetti pieni di un sento di profondi segreti del vivere. Un quadro che, letteralmente, ti trascina dentro di sé, in un perdersi davvero trascendentale nella bellezza dell’Arte. Mi fermo qui. Spero che questo mio doveroso omaggio alle emozioni che mi ha donato Bona Tolotti, per quanto tardivo, per i motivi che vi ho detto, abbia comunque saputo condurre chi legge nel mondo artistico davvero straordinario di un’Artista unica.
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