Discovery Torino – 1 – Una passeggiata sentimentale in Via Po

La città comincia dove termina oggi Via Po. Ecco Via Po finalmente! Ha i suoi portici d’oggi, i suoi palazzi, i suoi balconcini in ferro battuto, ma è deformata da non so che, le manca non so che cosa; forse l’assenza di lastrico, di selciato, di rotaie, e la Doira, quel ruscello che scorre nel mezzo, e la scarsità, la povertà dei negozi le dànno quest’aspetto sinistro di fame e di pestilenza. Eppure è rallegrata con grandi archi trionfali di tela e di legno a figure allegoriche barocche, recanti nel mezzo l’anagramma in corsivo sotto lo stemma sabaudo; e la folla è fittissima e gaia; Gianduia e Giromette; contadini che affluiscono alla città, in questo giorno, senza dubbio, solenne, borghesi, gentiluomini, soldati a piedi e a cavallo, balenìo d’occhi e di denti, corrugare di labbra e di sopracciglie, rozze parrucche plebee, nere o castane, parrucche di patrizi argentee, calamistrate, guizzare di polpacci muscolosi o smilzi nelle calze di cotone o di seta, di Gianduia o del marchese, berline e portantine dove traspare il rosso del belletto, il nero artificioso dei nèi, una bocca che ride, una mano che agita un ventaglio, che accarezza un cagnolino cinese. Ho voluto iniziare questa passeggiata sentimentale in Via Po con questa citazione del grande poeta piemontese Guido Gozzano, che descrive una Via Po completamente diversa da quella che possiamo visitare noi oggi. La descrizione di Gozzano è un piccolo capolavoro in sé, e ci porta ad una Torino che appartiene ad un passato sabaudo che non esiste più, ma ha un fascino non banale.

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Io amo moltissimo Via Po, per tanti motivi. Il primo riguarda certamente le bancarelle zeppe di libri in offerta. Le frequento da quasi quarant’anni e ci ho comperato quintali di libri, a volte introvabili altrove, a volte semplicemente ottime occasioni a metà prezzo…ma il suo bello non è tanto l’acquisto (che ci sta, certo, ed è sempre stato un piacere comperarne qualcuno e poi in treno iniziare a sfogliare e poi leggiucchiare qua e la…come un bimbo con un nuovo giocattolo, no?), ma quanto lo scartabellare fra i libri, e rovistare, curiosare, perlustrare, esplorare, letteralmente, un po’ in tutte le bancarelle. Ci ho trovato personaggi dell’intellettualità torinese, a fare la stessa cosa, come il filosofo Gianni Vattimo o quel personaggio indefinibile e simpaticissimo che è Bruno Gambarotta (di cui vi parlerò in altri articoli). Ma via Po non sono solo libri…ma anche dischi! Perchè lì c’è uno degli ormai pochissimi negozi di dischi di Torino, probabilmente il solo che vende soltanto musica classica, dal nome suggestiv:  Frau Musika. Beh vende anche CD e DVD, ok, tutti i supporti musicali, ma il bello anche lì è andare a frugare, esplorare, fra i tantissimi LP nel negozio, per divertirsi un sacco (beh, se si è appassionati di queste cose, come io, ahimè, sono), a portare a casa qualche rarià, qualche cosa che desideravi da tempo e non trovavi.

Certo, il bello è anche fare, semplicemente, il flaneur, passeggiare sotto gli antichi portici, respirando quella particolare aria parigina di Torino, quel sentore sabaudo, che oramai si mischia a mille altri, in quel melting pot che, volenti o nolenti, è diventata la nostra società contemporanea. Poi possiamo andar a prendere un caffè, o magari, meglio. un gelato, che i gelati di Fiorio, da sempre un loro vero èe proprio  sono buonissimi, da sempre) da Fiorio, uno dei locali più storici di Torino. Pensate che è stato aperto nel 1780, quando Torino aveva meno di centomila abitanti. Ma Via Po (che all’epoca si chiamava la Contrada di Po) era già  una delle vie più importanti della città, quindi così il successo del Fiorio fu rapido quanto duraturo nel tempo. All’epoca il Caffè Fiorio era in particolare il ritrovo di aristocratici e conservatori, contrapposto al Caffè Calosso di via Dora Grossa (oggi via Garibaldi) frequentato da rivoluzionari: così il Fiorio era soprannominato anche Caffè dei codini. E da Fiorio andavano D’Azeglio, Cavour, Rattazzi, Cesare Balbo e molti altri, tanto che il re Carlo Alberto era solito chiedere che si dice al Fiorio?. Ed è qui che, pare, Massimo d’Azeglio disse a Cavour la famosa frase Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani.

Potrei andare avanti ore a parlarvi di questa via…termino segnalandovi un luogo incredibile, del quale non vi potrete che innamorare: il Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto. Pietro Accorsi, era detto re degli antiquari o, anche, mercante di meraviglie. Le più prestigiose famiglie, non solo torinesi e non solo italiane, che hanno acquistato oggetti o hanno fatto arredare le proprie abitazioni da lui  (che ha vissuto a lungo, ovvero dal 1891 al 1982) e che, nell’arco della sua lunga e incredibile vita, ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la nobiltà non solo piemontese, ma anche italiana, a partire da Umberto II di Savoia, collezionista raffinato, costantemente alla ricerca del pezzo raro che raccontasse la storia di famiglia. Ora la fondazione omonima, è diventata  anche un luogo museale per le sue collezioni, ma anche uno spazio perfetto per raffinate mostre di ogni genere (io ci ho visto una mostra dedicata all’arte italiana del primo ‘900). Il Museo è  aperto al pubblico dal 1999, diciassette anni dopo la morte di Pietro Accorsi, ma è nota a livello internazionale, e ospita il primo museo italiano d’arte decorativa. Visitarla equivale a riempirsi gli occhio di bellezza, eleganza, fascino raffinato ma mai (neppure lontanamente) pacchiano. Si tratta di una vera e propria eccellenza italiana, e ve ne parlerò in un articolo apposito.

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E poi, ecco, si può raggiungere Piazza Vittorio Veneto (tutti la chiamano, a Torino, Piazza Vittorio, ma non si tratta di un Vittorio Emanuele savoiardo), magari mangiare qualcosa allo storico locale Caffè Vittorio Veneto, che qualche anno fa assurse agli onori della cronaca perchè un’auto andò ad investire i clienti del dehor esterno, portando molto panico e qualche ferito…pare fosse il gesto rabbioso di un uomo lasciato dalla moglie, che aveva visto, appunto, seduta lì…mah? E naturalmente gustarsi la vastità della piazza, che si conclude, subito dopo il ponte sul Po, alla Chiesa della Gran Madre, nota e famosa anche per le sue presunte realtà esoteriche e magiche…anche questa è un’altra storia. E se ora state pensando che io ami follemente Torino…beh, avete pianamente ragione!

 

 

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