Più vero del vero: la radicale iperrealtà nella pittura di Alessandro Lando.

Adoro la pittura di Enrica Maravalle, i suoi incredibili colori, la sua fantasia, ma anche la grande intelligenza stilistica che tutto governa nella sua Arte. Così, quando mi disse, la scorsa primavera, che ci sarebbe stata una sua mostra a Mombercelli, decisamente non molto lontano da Oviglio, dove sto di casa, mi son detto che avrei dovuto andarci, eccome. Ci sono andato, ho grandemente apprezzato la meravigliosa arte pittorica di Enrica. Tra le altre cose interessanti c’è che il tutto si teneva in quelle che erano le vecchie carceri dei CC di Mombercelli, ottimamente restaurate e ben tenute. Con le porte originali che venivano chiuse con il prigioniero di turno dentro. Oltre alla mostra di Enrica c’erano, al piano superiore, altre esposizioni d’arte. La mia curiosità ha prevalso e ci sono andato. E ho scoperto un singolare e affascinante artista che non conoscevo, Alessandro Lando. Di questo pittore di Castellamonte, nel Canavese, classe 1980, mi hanno profondamente affascinato le opere pittoriche assolutamente iperrealiste, ma anche portatrici di una potenza simbolica davvero non indifferente, ma con l’esibizione evidente di una maestria invidiabile. C’erano lui e la moglie, simpaticissimi e molto disponibili, ed è stata una bella esperienza estetica. Ero letteralmente incantato da ciò che vedevo ed ammiravo. Per questo, nonostante sia passato parecchio tempo da quella mostra, ci tengo a parlare di questo artista davvero notevole. Tra l’altro, la sua mostra l’ha voluta chiamare, icasticamente, L’arte dell’inganno.

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Osservate l’opera qua sopra. Avreste detto che è una foto, vero? Invece è un bellissimo dipinto iperrealista. Forse più vero del vero? Si, esattamente. Perchè in realtà in questa realtà al quadrato, ci sono simbologie profonde e la tecnica stessa dello straniamento portata alla sua più esponenziale misura. Lo straniamento in letteratura è definito come: Una serie di artifici linguistici con cui lo scrittore rivela aspetti inediti di una realtà nota. L’iperrealismo, per fare ciò, cerca di esprimersi attraverso dettagli estremi: gli oggetti, le persone, o le scene sono rappresentati con una fedeltà visiva incredibile, mostrando ogni sfumatura di luce, ombra e texture, proprio come se fossero fotografie. E va oltre il realismo  il fotorealismo, perchè, mentre il fotorealismo cerca di imitare la fotografia in modo preciso, l’iperrealismo porta questa precisione a un livello superiore, concentrandosi su dettagli che normalmente sfuggirebbero all’occhio umano, come le imperfezioni della pelle o la riflessione in un vetro. Guardate nel dipinto sopra il buco che il peperoncino, ingrandito molto più del reale, fa nella pellicola che lo avvolge, come una fuga per la libertà, come una increspatura inquietante del reale. Emozioni nascoste o inquietudine, nella splendida pittura di Alessandro Lando, che, a mio avviso, aiutato da una tecnica certamente impeccabile, cerca sempre di suscitare emozioni più profonde, o inquietudine, attraverso l’attenzione assoluta ai dettagli.

Mentre mi aggiravo ammirato fra le opere esposte, mi sono venute alla mente le nature morte di Audrey Flack, nata a New York City nel 1931, nature morte iperrealiste, ma gonfie di contenuti simbolici profondi e sesso ambigui. Oppure anche Roberto Bernardi, specializzato in nature morte iperrealiste, i cui dipinti sono caratterizzati da una minuziosa attenzione ai dettagli, e dalla capacità di rendere ogni oggetto, dai frutti alle superfici riflettenti, in modo incredibilmente realistico. Ebbene, si tratta di tutti artisti  sorprendenti che, pur praticando la tecnica dell’iperrealismo, sono estremamente diversi e distinti fra loro. Guardate, sotto, questo magnifico ferro da stiro, vintage, che diventa altro e diventa ricordo e diventa evocazione di un mondo passato e lontano, ma che ci appartiene profondamente.

Ma l’iperrealismo, nelle sue migliori espressioni, non è mai solo una questione di tecnica. È anche un modo di vedere e percepire la realtà. Gli artisti iperrealisti cercano di cogliere la bellezza nei dettagli più piccoli e meno evidenti della vita quotidiana. Si tratta di un invito a guardare più da vicino, a osservare con maggiore attenzione e a scoprire la magnificenza nascosta nei momenti più ordinari. Nel caso del ferro da stiro, entrare nel nostro passato sociale e familiare, e imparare a comprenderlo meglio. In effetti, molti dei suoi lavori trattano tematiche legate alla percezione della realtà, alla memoria e all’esperienza umana. La sua pittura, quindi, non si limita affatto a riprodurre la realtà, ma la trasforma in un’esperienza visiva che invita lo spettatore a riflettere profondamente su ciò che sta guardando. Lando esplora la relazione tra la realtà visibile e la percezione individuale, interrogandosi su come il nostro sguardo e il nostro giudizio possano essere influenzati da ciò che vediamo. La sua arte sembra sfidare la nostra comprensione della realtà, sollevando domande sulla naturalezza delle immagini e sul loro potere evocativo. Osservate il quadro sotto, apparentemente si replica la stessa cosa nelle due parti dello spazio pittorico. Solo che, a ben guardare con attenzione,  quella parte bianca nella parte destra per chi guarda, del dipinto, non ben evidenziata, nella parte sinistra dovente chiaramente un piccolo teschio umano…guardare con attenzione!, è l’invito di Alessandro Lando, e con attenzione riflettere.

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E allora, in conclusione, Alessandro Lando è un artista che, a mio avviso, è in grado di portare l’iperrealismo a nuovi livelli di espressione, non solo perfezionando la tecnica, ma anche cercando di comunicare,  attraverso le sue opere, il senso di un universo solo apparentemente riproducibile, con calligrafica attenzione, ma, seppure le sue immagini siano iperrealiste nei dettagli, in esse c’è sempre un elemento, spesso più di uno, che va oltre la superficie, quindi dona alla sua Arte un significato profondo, che stimola la riflessione e l’emozione dell’attento osservatore della sua pittura.

 

 

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