Discovery Torino – 3 – Quei Nativi Americani che ci osservano da Palazzo Carignano.
Piazza Carignano è piccola, molto più piccola e un poco nascosta rispetto alle grandi piazze che non le sono molto distanti, Piazza S. Carlo e Piazza Castello. Ma io la prima volta che ci sono passato, tantissimi anni fa (più o meno una quarantina), sono rimasto letteralmente senza fiato. Certamente per quell’incredibile facciata ondulata di Palazzo Carignano, che fa sembrare quella struttura in mattoni, enorme e massiccia, come qualcosa di leggero e etereo. Frutto sommo (ma non certo l’unico a Torino, anzi) di un grande architetto, dal nome un po’ buffo: Guarino Guarini (Modena, 17 gennaio 1624 – Milano, 6 marzo 1683), che era pure un sacerdote e un filosofo. E che era stato Roma, nel convento di San Silvestro al Quirinale, dove studiò fino al 1647 teologia, filosofia, matematica e architettura Dove all’epoca poteva vedere la vicino e studiare l’opera immensa, tra gli altri, di Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini.
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Fu soprattutto l’opera di quest’ultimo a giocare un ruolo decisivo nella sua giovanile formazione artistica, perchè sono decisamente evidenti, nella sua architettura, i suoi debiti nei suoi confronti. Basta osservare quanta somiglianza, concettuale e stilistica, ci sia con San Carlino alle Quattro Fontane, con l’Oratorio dei Filippini e con Sant’Ivo alla Sapienza. Ma poi, a prescindere dalla facciata su Piazza Carignano, di cui tra poco riparleremo, tutta la piazza ha il fascino di una Torino così sabauda che più sabauda non si può…al punto tale che, quasi quasi, sembra un po’ francese! Come il bellissimo Teatro Carignano, che è, sic et simpliciter, uno dei gioielli architettonici più antichi e affascinanti della città. Fondato nel 1753, è uno dei pochissimi teatri settecenteschi ancora in attività. Pensate che la creazione dell’arena teatrale risale alla fine del Seicento, quando il vicino locale Trinchetto Rosso veniva utilizzato come sferisterio per il gioco della pallacorda.
Di fianco al Teatro, quindi di fronte a Palazzo Carignano, c’è poi lo storico, famoso e decisamente non propriamente bunpat, Ristorante Al Cambio. E anche qui parliamo del 1700, perchè: Se già nel 1711 esiste un pagamento per la fornitura di bevande al teatro della Commedia nel Trincotto e dal 1721 risulta l’esistenza di una bottega di acquavitario nell’ingresso del teatro, Bottega del Caffè nella descrizione del teatro ricostruito in pochi mesi dopo l’incendio 1786, per veder comparire il nome del Cambio si dovrà attendere il 1790, su un documento di supplica del proprietario Lorenzo Gazzola “acquavitario e confettiere della Bottega detta del Cambio”. Ma la cosa che a me ha sempre colpito e fatto sorridere, è la faccenda di Cavour. Che, quando era Presidente del Consiglio, andava spesso a pranzo al ristorante, ma si posizionava sempre nello stesso tavolo, che gli consentiva di osservare una particolare finestra del Palazzo di fronte. Dalla quale, in caso ci fossero necessità impellenti che chiedevano il suo intervento, compariva il suo segretario particolare, che si sbracciava come a dire: Venga, Presidente, che qui c’è assai bisogno di Lei! E lui andava, e di corsa. Non so ora, ma fino a qualche anno fa, il suo tavolo era riconoscibile per una piccola bandiera tricolore appoggiata sopra.
Parleremo poi, in una altro articolo, delle tante altre particolarità di Palazzo Carignano. Del resto, questa zona di Torino è talmente ricca di Storia e di storie, che si potrebbe andare avanti per ore a narrare e ricordare. Ma adesso torniamo alla facciata del Palazzo, perchè vi voglio presentare degli stani ospiti: gli Indiani d’America – o Nativi Americani – alle finestre. Starete pensando che ho voglia di scherzare. Niente affatto. Ecco sotto, l’immagine che ve lo fa vedere bene, uno degli Indiani che se osservate bene, corredano la facciata curvilinea del palazzo. No, non è un caso, o una suggestione, quella decorazione che riporta alla nostra mente il copricapo dei pellerossa. Anzi, è un richiamo a un fatto storico ben preciso, che coinvolse parte dell’esercito savoiardo, arrivato fino in Canada, per supportare le truppe francesi, alla conquista di quella porzione di territorio sito nelle Americhe. La storia di quello che divenne il Reggimento Carignan-Salières inizia nel 1636, quando il principe di Carignano, ovvero Tommaso Francesco di Savoia, figlio di Carlo Emanuele I di Savoia, lo istituì, mettendo insieme circa 1200 soldati, tra piemontesi, savoiardi e liguri. Il Reggimento prese parte a numerose battaglie e si meritò l’appellativo di “meraviglioso”, viste le prodezze e il coraggio dei suoi combattenti.
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Il Reggimento Carignano-Salières, fu la prima truppa italica della storia ad approdare sul continente americano, ed era per di più preceduto dalla sua nomea di meraviglioso, che ne esaltava il valore. Ma la natura risultò ben più forte del coraggio e dell’abilità militare degli uomini. Quando giunse l’inverno, infatti, per il Reggimento le cose si misero molto male. Caddero stremati dal freddo centinaia di uomini. Tuttavia, una volta entrati in confidenza con le condizioni locali, i soldati si distinsero da par loro nei combattimenti. Erano abituati alla lotta aperta e dovettero modificare quelle che erano le loro pratiche militari, per concentrarsi sulla difesa, ma anche imparare le tecniche della guerriglia, tipica dei nativi americani. Ma dopo numerosi scontri, che risultarono spesso sanguinosi – nella zona dei Grandi Laghi, il Reggimento Carignano-Salières sconfisse i nemici indigeni. Era l’estate del 1667. Il territorio divenne francese e su invito della Corona alcuni dei soldati decisero di fermarsi in Canada, per contribuire alla ripopolazione della Nuova Francia, conquistata anche grazie al loro valoroso supporto. In quelle zone, nella regione del Québec, esiste ancora oggi il cognome Carignan, che deriva proprio dai discendenti di quelle battaglie. Vedete, quindi. come si ingarbugliano e si ramificano, le vicende strane e meravigliose che noi riassumiamo con il nome di Storia.