Fra Arte e scrittura: “Eppur si muove” di Grazia Smilovich, in arte Josa
Grazia Smilovich, in arte Josa, non è una scrittrice, ma un’Artista e un’operatrice culturale nel mondo dell’Arte. Di fatto è un’artista che mi piace parecchio, molto eclettica e profonda, che esprime attraverso la pittura un mondo interiore complesso e importante…che io prima di questo incontro casuale in Gambarina, nella presentazione del suo libro Eppur si muove (e gira la terra…), non conoscevo personalmente. La serata era organizzata dalla Associazione Culturale LiberaMente, il cui Presidente, Fabrizio Priano, conduceva la la conversazione. Intanto, però, ammetto che, anche se non conoscevo per nulla la scrittrice Grazia Smilovich, conoscevo un po’ Josa, come pittrice. Che poi devo anche confessarvi che in realtà io mi sono sempre interessato di Arte e l’amo molto, ma conoscevo meglio, sino a qualche anno fa, Mirò e Matisse, Caravaggio e Bernini (tanto per fare qualche nome ben conosciuto), piuttosto che i tanti artisti che, spesso con risultati egregi, si muovono nel territorio che amo e frequento. Ma negli ultimi anni sto cercando, piano piano, di rimediare. Ho conosciuto artisti che mi hanno intrigato, come Silvio Vigliaturo, Maestro del vetro, come la materica e poetica Iris Devasini, come l’amico paesaggista di pittura lenta, Piergiorgio Panelli, come la musicale Bona Tolotti…eccetera eccetera. E Anche la pittura fortemente simbolica e molto intrigante di Josa.
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Ma quella sera di cui ora vi parlo, di ormai quasi un anno fa, ho conosciuto una donna sorridente e simpaticissima, Grazia Smilovich, appunto, quindi non in veste di artista, ma di scrittrice…anche se molto sui generis. Perchè in realtà questo libricino (in senso affettuoso: è carino anche come oggetto: piccino nel formato, e alla limitata lunghezza di sole 130 pagine), è così friendly che te lo puoi mettere nella tasca della giacca e delibare un tanto al giorno, senza fretta, non è una serie di racconti, né di piccoli saggi, ma, semplicemente, la raccolta degli articoli che Grazia ha pubblicato sul settimanale Alessandria 7, per diversi anni. Tutti con l’intento di narrare le stanze della vita quotidiana. Senza parlare di cibo o politica, come dice l’autrice nel retro di copertina. Voglio invitarvi a leggere con me un brano dall’introduzione ai testi, ovviamente scritto dalla stessa autrice, che bene spiega il sentimento che sottende a tutto questo volumetto: Avete presente il nostro angolo speciale? Quello che ognuno di noi ama di più, dove rifugiarsi quando la vita ti bastona, dove raccogliere le idee, le lacrime, le risate solitarie? Quello. Che non può essere uguale per tutti, perchè lo eleggiamo con il cuore. Il mio angolo, da sempre, è un foglio bianco. Beh, io che amo immensamente scrivere, che pure ho attraversato un periodo – che ancora deve concludersi – dove scrivere mi era impossibile per un dolore che mi accompagnava giorno e notte (insonne), avevo letteralmente fame della pagina bianca da poter riempire con i miei articoli, le mie poesie oppure i miei racconti. Scrivere come respirare. O, forse, scrivere per poter vivere.
Poi, la sera della presentazione è stata davvero molto simpatica e divertente. Intanto avevo accanto la simpaticissima Francesca Parrilla, che non solo mi ha prestato la sua copia del libro di Grazia, per seguire meglio le diverse letture che ne sono state tratte, ma mi ha presentato un po’ di persone dell’Alessandria artistica, compreso quello che sarebbe poi diventato un caro amico: Antonio Gervasoni (Tashi Sufi). Bene, devo dire che, in quella atmosfera calda e rilassata, le parole di Grazia Smilovich, bonariamente incalzata da Fabrizio Priano, riuscivano comunque ad essere coinvolgenti e anche emozionanti, perchè i temi del testo, trattati con semplice profondità, toccavano spesso le corde anche della mia nostalgia. Come quando, nel testo di pag. 95, dal titolo emblematico Ricordi, va a nominare certe pubblicità di uno dei momenti televisivi più fortemente amato dai bambini della mia generazione, il Carosello. Il breve testo parla dei fidanzati messicani Caballero e Carmencita (per noi bambini erano magici come i cartoon di Walt Disney), e del più amato di tutti: il pulcino Calimero, nero nero ma solo perchè assai sporco, riconosciuto come figlio dalla chioccia Cesira solo dopo l’opportuno lavaggio…e Grazia dice, con dolce tenerezza: A sei anni ero preoccupata che se mi fossi sporcata troppo, mia mamma non mi avrebbe riconosciuta: era un sottile terrorismo, a pensarci bene.
Il libricino è davvero di immensa leggibilità, anche perchè ogni testo è della durata di 2/3 pagine. Io per leggerlo me lo sono messo in tasca e, magari a pranzo da solo, o in treno, lo estraevo come un talismano contro il bailamme della vita moderna, e ne leggevo un articolo, che mi donava sempre ottimi spunti di riflessione, che poi meditavo un po’. Ma vorrei sottolineare che, dentro questo libro ci sono i brani di sdegno civile, come quella che è di fatto una poesia dedicata alla strage dei redattori del giornale satirico Charlie Hebdo, attaccato dai fondamentalisti islamici dieci anni fa, nel gennaio 2015. Grazia scrive, in un testo dal titolo Liberté (pag. 74), con profonda empatia: Oggi il cuore di tutti noi / è calpestato / è ferito a morte / il cuore di tutti noi si è fermato. E poi: Le nostre armi sono le penne, le matite, i fogli bianchi, / tutto si macchia di rosso, / muore la libertà. E termina così: Mi chiamo Grazia / porto la maschera… / ma oggi / oggi io sono Charlie.
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Ci sono molte pagine, così intrise di una dolce nostalgia, che mi coinvolgono parecchio, come il pezzo Come eravamo (pag. 29). Prendendo spunto da una scritta letta su un muro a Genova, che recita Ed eravamo felici / di quei jeans attillati / Quegli anni sono andati / non torneranno più, Grazia ci trasposta in un veloce, ma molto emozionato, confronto fra ieri e oggi, fra la nostalgia me anche l’orgoglio di quello che siamo diventati, noi boomer, con una modifica di quel testo che Grazia nel finale ci regala: Ed eravamo fieri / di quegli anni incantati / felici di ogni cosa /ed ebbri della vita / Ma non è mai finita / e ancora tanto amo / come eravamo. E come potrei non sottoscrivere queste parole una ad una, con una senso di immensa empatia per Grazia Smilovich, importante pittrice e non solo, ma che con questo libricino – senza pretese – ci ha donato momenti che vanno delibati con la delicatezza con cui cade un fiocco di neve.