Le bellissime “Danze & Variazioni”, nella Sala Consiliare di Oviglio, proposte da Andrea Allegrini e Ilaria Costantino

Quante volte sono entrato, ormai, nel bellissimo Salone del Consiglio Comunale di Oviglio? Per concerti, per ascoltare conferenze di qualsivoglia genere, e dallo scorso anno, anche per presentare direttamente una rassegna libraria, che mi ha dato parecchie soddisfazioni. Ebbene, confesso che, ogni volta che ci vado, mi coglie una strana emozione di appartenenza, a questo piccolo borgo dove sono nato e cresciuto, e dove ora convintamente abito. Ieri poi era l’occasione di un concerto per una piccola compagine che io amo moltissimo: Pianoforte a quattro mani. La amo moltissimo, questa compagine, per via di un antico ricordo: quando ero molto giovane, e iniziavo ad appassionarmi di musica classica, ho acquistato un disco (eh, si, allora erano gli LP) di un duo pianistico, Bruno Canino e Antonio Ballista. Suonavano musica per pianoforte a 4 mani di Schubert. Fantastico. Letteralmente, consumai quel disco, che tutt’ora gelosamente conservo e che ho anche passato in CD. Comperai poi moltissimi altri LP con la musica per pianoforte a 4 mani di tutti gli autori che sono stati presentati ieri, ma anche di tanti altri, come Ravel e Debussy. E ieri ho assistito proprio ad un concerto di livello notevolissimo. E allora iniziamo dal doveroso ringraziamento a chi ha organizzato. Anche perchè Artemusica, Presidente Ivana Zincone, e OviglioArte, Presidente Arianna Torriani, le conosco assai bene. Due stupende signore che hanno in comune l’amore per la bellezza e l’arte e…non me ne vogliano…anche uno splendido sorriso. Qui si trattava di un concerto all’interno della XXVI edizione della rassegna Parole, Suoni, Colori, dal suggestivo titolo Danze e Variazioni, interpretato dal duo pianistico formato da Andrea Allegrini e Ilaria Costantino. E hanno proposto un repertorio di tutto rispetto: si partiva con un pezzo di Mozart (Andante e Variazioni K.501), poi di Beethoven (8 Variazioni sul tema Grafen Von Waldestein Woo 67), per arrivare a 3+3 danze, rispettivamente di Brahms e Dvorak, e tra le sue serie di danze, il bellissimo Andante e Variazioni Op.83, di Mendelssohn.

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Devo dire che i due pianisti si sono rivelati musicisti coi fiocchi, dall’affiatamento straordinario. Io ero seduto proprio lì, a un paio di metri dalle loro mani, e mi sonno goduto, con le orecchie e con gli occhi, ogni nota, ogni movimento, ogni sguardo fra loro. Una cosa che mi ha colpito molto (e non solo me) è che, per la prima volta in un Concerto Classico, ho visto utilizzare due Tablet, invece dei normali spartiti cartacei…beh, vedete cosa ho scritto: quelli cartacei sarebbero normali…ma chi lo decide? Però non ero l’unico, perchhè la stessa Ivana Zincone era stupita e come me li ha fotografati. Per passare da una pagina all’altre, utilizzavano, accanto alla pedaliera del pianoforte, una speciale pedaliera cossessa via Wireless ai due tablet e via, comandata da Andrea Allegrini. Fantastico, no?

Beh, bando alle ciance, parliamo di loro, di chi ha suonato. Entrambi i musicisti hanno studiato e fanno musica soprattutto nell’ambito milanese. Andrea Allegrini, tra le altre cose, ha studiato proprio con quel Bruno canino di cui vi dicevo sopra. Ma ha anche vinto il primo premio assoluto al 4° Concorso Clara Wieck Schumann nel 2018 e al Concorso Saverio Mercadante nel 2020. Ilaria Costantino, ha conseguito il Diploma al Corso Internazionale di formazione Professionale per duo pianistico con il duo Frosini-Baggio (una garanzia assoluta di quailità musicale). Inoltre è diplomata anche in clavicembalo e tastiere antiche al Conservatorio di Milano. Ieri hanno proposto un repertorio vario, interessante, intelligente. Di Mozart, le Variazioni in sol maggiore, su un tema originale, sono datate 4 novembre 1786. Con queste si percepisce bene l’estro di Mozart, splendido improvvisatore di variazioni ornamentali, dove il tema torna avvolto in figurazioni sempre più fitte, e del pari sono un capolavoro di grazia concertante nel succedersi e rincorrersi dei canti fra i due pianoforti. Per Beethoven, il mio giudizio (non l’interpretazione, eh, intendo proprio la composizione) è più controverso. Mentre ascoltavo, mi è venuto alla mente il mi Maestro di ascolto della musica pianistica, l’immenso Piero Rattalino, che di questo pezzo scrisse: Non c’è in esse nulla di particolarmente notevole oltre un generico brio ma, semmai un certo impaccio nel trattare il pianoforte a quattro mani. Pensando al Beethoven maturo, quello delle 32 sonate o delle varizioni Diabelli, ad ascoltare questo brano c’è da sorridere, in effetti. Poi. detto che le dande sia di Brahms che di Dvorak sono coposizioni fantastiche, trascinanti e che amo moltissimo (me possiedo dicerse versioni in LP e CD), bisognerà pur parlare del fantastico afflato romantico del brano di Mendelssohn. Chè è, sic et simpliciter, un grande capolavoro…ombre e luci musicali che si susseguono, in un primo romanticismo profondo e trascinante.

E qui è solo giusto e corretto dire che i due interpreti si sono dimostrati molto validi sotto ogni punto di vista. Prima di tutto con il perfetto affiatamento musicale, che si è trsformato in un piacere, come dicevo, tanto per le orecchie che per gli occhi. Con la giusta dose di vistuosismo, certo, ma mai prevaricante rispetto alla musicalità del tutto. E poi la capacità, e da qui l’intelligenza musicale, di saper differenziare profondamente ciascun brano e ciascun compositore. Ilaria Cstantino, nella veste di presntatore dei vari brani, è sata molto efficace. E ha subito chiarito che dovevamo aspettarci le giuste differenze fra i vari musicisti, ad iniziare dalla leggiadria di Mozart al confronto con un po’ di legnosità di Beethoven (lei ha usato altri termini, più soft, ma nella mia mente ho tradotto così…). Insomma, ogni brano, o gruppo di brani, come le danze, è stato sapientemente differenziato, con una cognizione di causa e una qualità musicale encomiabili. Chi, come me, ben conosceva stili e compositori, ha pienamente goduto di queste differenze…ma credo che anche il neofita abbia percepito ampiamente questa sublime qualità interpretativa. Termino aggiungendo che, purtroppo, ad un così bel concerto, c’erano poche persone, e di Oviglio quasi nessuno, direi. Unico neo (diciamo sociale?) di un pomeriggio musicale di alta qualità.

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