“Alzheimer e demenze senili, che fare?”: se ne parla venerdì 31 gennaio a San Candido di Murisengo con Daniela Degiovanni, presidente di Vitas e direttore sanitario della Casa di Riposo di Casale Monferrato

Murisengo – “E’ sufficiente alzare lo sguardo per accorgerci di quanti, ogni giorno, siano gli anziani soli, silenziosi e tristi. Persone sconfitte dall’età, che avrebbero ancora tante cose da dirci. Persone desiderose di attenzioni, tempo dedicato, affetto e carezze. Purtroppo, però, spesso non li ascoltiamo e tanto meno li cerchiamo. Viviamo un’epoca di grandi contraddizioni: da un canto, si allungare la vita umana, ma, dall’altro, la si riempie di solitudine e di abbandono”.
Partirà da queste riflessioni l’intervento di Daniela Degiovanni, presidente di Vitas e direttore sanitario della Casa di Riposo di Casale Monferrato, venerdì 31 gennaio (ore 21) a Murisengo, presso il Circolo Ricreativo Parrocchiale di San Candido, nell’ambito degli “Incontri con i professionisti medici” organizzati dal Comune all’interno del cartellone Murisen-Go!
“Gli anziani sono la parte più fragile, trascurata e abbandonata della società; lo scarto più consistente, come più volte ha sottolineato da Papa Francesco” prosegue la Degiovanni. “Tutto ciò accade perché non c’è, da parte delle istituzioni, una visione politica complessiva specificatamente dedicata, dai risvolti sociali, affettivi, storici, filosofici, ma anche etici e morali. Non sono stati sviluppati piani né economici né sanitari, che prendano in considerazione queste fragilità, nonostante, da anni, dati epidemiologi e statistici confermino l’incremento della vita media di circa 30 anni rispetto all’inizio del secolo scorso: un tempo di vita aggiunto, da trascorrere in vecchiaia, con tutte le problematiche sanitarie e sociali ad essa correlate, demenza in primis”.

L’Italia è il 2° Paese al mondo, dopo il Giappone, con il maggior tasso di invecchiamento della popolazione. Il numero degli anziani e dei grandi anziani, anche centenari e ultracentenari, è destinato a crescere nei prossimi anni. “Ogni anno che passa” prosegue la Degiovanni, “si aggiungono 3 mesi alla vita; circa 1 anno ogni 4. Un over65 su due vivrà fino a 100 anni. Chi nasce oggi ha 1 probabilità su 3 di morire di demenza. Le demenze sono in crescita esponenziale in tutto il mondo occidentale: 1.600.000 quelle stimate fino ad oggi, destinate a raddoppiare entro i prossimi 15 anni e a triplicare entro il 2050, periodo in cui un italiano su 3 ultra65enne potrebbe ammalarsi di una forma di demenza.
Tra le sintomatologie più comuni tra le persone con demenza, si ritrovano: perdita della memoria, della identità, del linguaggio e delle funzioni motorie, disturbi del comportamento con mutazioni della personalità fino a forme di aggressività. “La demenza è un processo di perdite continue di pezzi, che si smarriscono nel vuoto della memoria e che lasciano smarriti/impotenti i famigliari, stressati per il carico pesantissimo di un’assistenza gravosa/continua, comportando forme dolorose di isolamento e di solitudini fino allo stigma sociale. Prenderci cura di queste persone diventa, dunque, un imperativo sociale, non con la finalità di guarirle, ma di stare loro accanto e di accompagnarle, cercando, ove possibile, di migliorarne la qualità della vita, facendole sentire meno escluse e meno alienate. E’ scientificamente dimostrato che la cura migliore è data dalla vicinanza, dai trattamenti biopsicosociali e non farmacologici (musicoterapia, danzaterapia, interventi assistiti con gli animali, arteterapia, etc) e dal rispetto delle loro emozioni”.
Durante la serata verrà così illustrata l’esperienza di Vitas che, da circa 5 anni, si occupa anche di persone con demenza e dei loro famigliari con un team dedicato, per ridare dignità a persone smarrite, in quanto, “non c’è malattia e non c’è stadio di malattia che giustifichi l’indifferenza; non c’è patologia che tolga la bellezza unica e irripetibile di ogni essere umano” chiosa la presidente di Vitas.
Ingresso libero e aperto a tutti.

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