Parlando di Anna, Signora del Monferrato, con un romanzo – di Maura Maffei – una introduzione storica e il restauro di una chiesa meravigliosa

Avrò, in questi giorni, l’immenso piacere e il grande onore di presentare un libro – Anna (che custodì il giovane mago) – e la sua autrice, Maura Maffei, sia a Casal Cermelli (luogo che incondizionatamente amo, paese di mio padre e dei miei avi paterni), stasera, 7 marzo, sia nella stessa Casale Monferrato (nella bella Chiesa di Sant’Ilario), domenica 9 marzo. Maura Maffei ha scritto un romanzo storico, con protagonista Anne d’Alençon, di livello davvero alto, in quanto ha saputo trattare, con maestria, temi complessi e profondi, pur senza dimenticare un mordente da vicenda che un po’ è Noir, ma che ha anche un sapore Gotico della miglior caratura. In questo articolo vi parlerò però della prima presentazione del libro, avvenuta una settimana orsono nella bellissima Chiesa di Santa Caterina di Casale Monferrato. Una presentazione il cui orizzonte si è allargato dentro e oltre il romanzo stesso, riunendo nello stesso luogo e tempo alcune voci culturali importanti e assai interessanti, ma anche musica e danza. Con la sorridente ed ironica conduzione di un giornalista di vaglia e lungo corso come Luigi Angelino, si è sì parlato del romanzo – e Maura Maffei lo ha fatto con il suo solito, affascinante modo di porsi, pieno di una profonda vibrazione religiosa, potente e sincera – ma anche della vicenda terrena e non solo, di Anne d’Alençon, narrata con ottima padronanza della materia e altrettanto entusiasmo da Manuela Meni, che ha avuto una particolarità: ci ha accompagnati in un percorso di ricerca storica – documentaria, che porta a chiarire qual è il luogo dove è stata di fatto sepolta la Signora del Monferrato.
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A queste voci femminili così appassionate e puntuali, si è anche unita quella di colei che è un poco la padrona di casa, ovvero Marina Buzzi Pogliano, Presidente de La Fabbrica di Santa Caterina ONLUS, che si occupa da anni del recupero di questa magnifica chiesa barocca, e che ci ha narrato dell’ Stato dell’Arte della situazione inerente, appunto, al recupero di questo luogo fantastico. Per chi non la conoscesse, posso assicurare che si tratta di una Chiesa non immensa ma semplicemente stupenda, vero e proprio trionfo di un Barocco lussureggiante, ma pieno di religiosa bellezza e di Arte sublime. Vi faccio una piccola confessione. Non solo amo moltissimo questa Chiesa, nella quale ho assistito, tra l’altro, a bellissimi concerti di Musica Classica, ma l’ho anche visitata più volte durante il restauro. Inserisco sotto due immagini, che, direi, non necessitano di ulteriori commenti: quella della Cupola com’è ora e com’era con la grande impalcatura che la occupava completamente.
A tutto questo, che già era davvero molto, Maura ha voluto farci un dono di danza & musica, abbinando felicemente la chitarra e l’Arciliuto di Roberto Storace, che ci ha deliziato con alcuni brani davvero pieni di vibrante emozione (del resto, ascolto questo genere da quando ero ragazzo, e spesso ho accompagnato la lettura del romanzo di Maura con musiche Gaeliche o simili, come Alan Stivell o John Renbourn, per cui a mio avviso, si è trattato di un accostamento riuscitissimo), con la leggiadria della danza di Raffaella Bergonzi, leggera e affascinante come un’Elfa…davvero una grande suggestione fra le antiche mura del barocco casalese.
E ora credo sia giusto parlare del libro, certo, ma anche della storicità della sua principale protagonista. Iniziamo da una brevissima introduzione storica, giusto per comprendere bene di chi stiamo parlando. Anne nasce proprio quando gli storici di un tempo han deciso che nasceva l’evo moderno e terminava il medioevo: il 30 ottobre 1492. Ha nelle vene un sacco di sangue reale, perchè discende da Renato Valois, duca d’Alençon, discendente da Filippo III il Bello, re di Francia, e da Margherita di Lorena – Vaudemont, nipote di Re Renato il Buono, conte di Provenza, duca di Bar, di Lorena e d’Anjou, re di Sicilia e di Aragona. Anna fu, per volontà del re di Francia Luigi XII, promessa sposa nel dicembre 1501, a nove anni, a Guglielmo IX Paleologo, marchese di Monferrato, con una dote di 80.000 lire. Il matrimonio si celebrò, raggiunta l’età canonica dei coniugi, a Blois nella chiesa del Salvatore il 31 agosto 1508. Poi accadde che il prestigio della bella Marchesa di Monferrato aumentò, quando il 1° gennaio 1515, il fratello della cognata, Francesco I° di Valois, divenne re di Francia e nominò Carlo, duca d’Alençon, secondo dopo il Re. E qui narriamo una situazione davvero più unica che rara: con l’aggravarsi della malattia del marito, Anne, vera motrice della politica monferrina, vista la cagionevole salute del piccolo Bonifacio, riuscì a far riconoscere dal marchese il diritto di successione femminile nel marchesato in caso di estinzione della linea maschile. Il 4 ottobre 1518, Guglielmo IX, marchese di Monferrato, dopo aver fatto testamento morì. Quindi Anne fu chiamata per volontà del marito a reggere lo Stato in nome del figlio in minore età. In questa sua reggenza fu coadiuvata dal Consiglio e dal cognato Gian Giorgio, abate di Lucedio e Vescovo ausiliario di Casale. Iniziò così la lunga reggenza di Anne che dal 1518 si protrasse sino al 1530. Che una donna, per quanto Marchesa, potesse essere in grado di reggere per tanti anni il governo di un piccolo stato, fu in quell’epoca cosa davvero stupefacente e meravigliosa (e forse lo è ancora oggi). Il legame fra questa donna straordinaria e la chiesa di Santa Caterina sta nel fatto che Anne si ritritò, negli ultimi anni della sua vita terrena, dal 9 ottobre 1562, presso le monache domenicane nel Monastero di Santa Caterina in Casale. Proprio lì, dietro l’altare, dove eravamo noi.
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Questa, in estrema sintesi, ma davvero estrema, la vicenda storica. Ma il romanzo, che si basa assolutamente sulla figura sì storica di Anna, in realtà ne trasfigura modi e vicende in una narrazione sorprendente, romantica e piena di ombre oscure e inquietanti. Lo definisco un notturno gotico, questo romanzo fatto di atmosfere piene di ambiguità e dubbio, con una protagonista, Anna, che viene veramente tratteggiata con un tutto tondo scultoreo, epico, indimenticabile. Una donna non più giovane, che ha perso l’amatissimo marito, Guglielmo Paleologo, Principe di Monferrato. Di lui Anna dice: Come intuire che il cielo mi avrebbe elargito un marito fiero e ardito, l’unico uomo che io avrei mai potuto amare? Però poi perde anche prima una figlia – che si è lasciata morire di inedia per il tradimento del suo amato – e un figlio, morto in un incidente a cavallo…un incidente che puzza di delitto lontano un miglio – ma nonostante tutto ciò la sua fede in Dio è incrollabile e non vacilla mai. Anche se non posso, ovviamente, rivelarvi più di tanto, per non togliervi il piacere della lettura, posso però dirvi che un testo dove si narra di vicende casalesi, in realtà inizia con un’ambientazione assai lontana: l’Irlanda. Questo il motore che muove la vicenda, ben esplicitato nella nota introduttiva al romanzo: In una notte d’inverno, qualcuno bussa al portone del castello di Casale: è un adolescente di quindici anni, accompagnato da tre compagni fedeli, e reca una lettera di Francesco I di Valois per la marchesa Anna. Il re le chiede di accoglierlo nella sua dimora, perché non si tratta di un ragazzo qualsiasi. Gearóid Mac Gearailt è, infatti, il figlio dell’ultimo viceré irlandese d’Irlanda e da anni i sicari di Enrico VIII Tudor lo braccano attraverso l’intera Europa. Gearóid ha anche un avversario feroce, all’interno della sua stessa famiglia: si atteggia ad amico eppure ha già tradito, condannando a morte persino il proprio padre, e tornerà a tradire, per assicurare a sé stesso il titolo di conte. Tra intrighi, amori contrastati e ricordi del passato, riuscirà Anna a salvare il giovane irlandese dalle insidie che lo minacciano?
Questo in qualche modo l’impulso che tutto spinge. Ma poi la vicenda di questo gruppetto di irlandesi, il fiero Aralt e la malinconica Lean, divisi da un abisso di silenzio pur essendo sposi, Padre Thomas che vibra di attenzioni per il giovinetto, Gearóid, che è un innocente in fuga da un mondo che è cambiato, ma anche che pretende di sé di essere un giovane mago in grado di aggirare le Leggi di Dio. In fuga da un mondo che è stato cambiato da quell’Enrico VIII, che prima ha inventato la Chiesa Anglicana, e ora perseguita quelli che vengono definiti papisti. L’interazione fra Anna e tutti costoro, e con in aggiunta un quinto personaggio, solo apparentemente estraneo al quartetto suddetto, ma invece ben presente nella vicenda, Muiris Mac Gerailt, è il motore che muove il romanzo. Con in aggiunta l’ulteriore dinamica Dio/magia. In questo mondo notturno, gotico, invernale, Anna cerca di comprendere, cerca di uscire dalla trappola delle apparenze per arrivare alla verità. Con l’aiuto di Dio, nel quale ha una fervida e straordinaria fede, nonostante i molti dolori. Considerate che quello che noi leggiamo sono, di fatto, le memorie di Anna, che scrive dunque in prima persona. E Maura Maffei ce ne svela, con maestria, la più profonda intimità, nelle parti che riporta in corsivo. Lì Anna è una donna alle prese con il sui dolori profondi e le sue fragilità, mentre altrove è la decisa, potente e indiscussa Signora del Monferrato. Questa interazione fra pubblica possanza e privata fragilità è una delle più straordinarie doti di questa vicenda. Ovviamente non vi svelerò nulla di più, ma sappiate che questo è un romanzo che va gustato senza fretta, ma che porta in sé e con sé una suspence che non vi lascerà sino alle ultime righe.