Tra passione politica, umanità e cultura: Aldo Rovito nel ricordo – e nel libro – di Massimo Taggiasco

Questo è un articolo decisamente sui generis, ma che mi fa molto piacere scrivere, perchè vuole essere un atto o di omaggio empatico verso due persone, una delle quali è il mio editore, Massimo Taggiasco, nonché editore e curatore del libro di cui stiamo per parlare, e l’altra è appunto, Aldo Rovito, che non ho mai conosciuto di persona, ma che ho imparato ad ammirare proprio per via di questo libro da Massimo voluto e curato. Già: Aldo Rovito – Un uomo di Destra è un’antologia ragionata di scritti, pensieri, interventi…curata con un amore e una attenzione davvero encomiabili. La sera prima della presentazione, di venerdì scorso, tenutasi nella Sala del Consiglio Comunale di Alessandria, ero a casa di Massimo. Si parlava di progetti editoriali. Poi però Massimo mi ha chiesto se mi andava di andare alla presentazione di questo libro, il giorno dopo. Io, come ho detto, non lo conoscevo, Aldo Rovito. Ma ho subito percepito, nel modo di fare di Massimo, quanto fosse straordinaria la sua importanza per la sua vita, sia in senso professionale, che in senso politico…ma c’era secondo me ben di più. Perchè nelle parole di Massimo alla fine percepivo soprattutto una profonda empatia, nel senso di una profonda amicizia, durata tempo immemorabile, fatta di ammirazione, riconoscenza e sincero affetto. Qualcosa fra l’altro, che dura e perdura nonostante Aldo Rovito ci abbia ormai lasciati da quasi un anno. E che va ben oltre alle idee della politica, oppure della professione, ma sfocia proprio in un atteggiamento veramente di grande e profonda empatia, che faceva di Massimo una persona emozionata e commossa, quando mi parlava di quello che è stato probabilmente il suo più importante Maestro. Di professione e fede politica, d’accordo, ma proprio di vita tout court. Così sono convintamente andato alla presentazione del libro, seduto accanto alla moglie e alla figlia di Massimo. Ho leggiucchiato qua e la buona parte dei testi del volume, mentre Massimo lo presentava, e si alternavano poi altri interventi-ricordo, di varie persone che lo avevano conosciuto. Quasi tutti però parlavano di politica, che è giusto, perchè Aldo Rovito era un uomo dalla grande vocazione politica, ne aveva abitato la battaglia e ne aveva subito della sgradevoli conseguenza, subendo un terribile violenza comunista, senza senso. Ma io avevo l’impressione che da questo libro venisse fuori, nel modo così attento con cui Massimo lo aveva curato, soprattutto l’umanità profonda e sincera di Aldo Rovito. Ad un cero punto, dopo aver letto parecchie parti del testo, e condiviso con Sofia, la figlia di Massimo, alcuni passaggi del libro, le ho detto sorridendo: Mi sa che stavolta mi tocca davvero parlare bene di tuo padre! Ed è giusto che sia così, perchè questo libro, rigoroso e non retorico, è anche un atto di vero amore, rispetto, immensa ammirazione. Per un uomo davvero molto particolare.
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Per prima cosa la grande modernità di Aldo Rovito sta nel rimanere profondamente legato alla propria idea d’origine: il fascismo. Ma nello stesso tempo ha anche l’orgoglio di definirsi sinceramente democratico, cosa talmente scontata che non deve certo dimostrarla a nessuno. Fascista, certo. Ma che non è il fascismo vissuto della guerra, ma, per un un uomo nato nel 1941, direi il fascismo di Giorgio Almirante e quindi del M.S.I.. Non ho trovato in nessuna delle parole di Aldo Rovito parole di odio, di sopraffazione, di violenza: ci ho invece trovato il rispetto per gli altri, ma anche – giustamente – la pretesa del rispetto per sé, per le sue stesse idee. Che portavano il vessillo dell’orgoglio di essere davvero e autenticamente italiano, senza paraocchi ma anche senza se e senza ma. Dice, con suprema semplicità: Chi ha militato come il sottoscritto, per quasi cinquantanni nel MSI prima e in AN, facendo politica tra il popolo e per il popolo, ha riconosciuto e praticato la democrazia (senza retropensieri e senza camuffamenti) ha diritto di dirsi e di essere considerato democratico, senza bisogno di ulteriori “sdoganamenti” o “abiure”. Non a caso Massimo Taggiasco pone questa bellissima dichiarazione di indipendenza di pensiero nella quarta di copertina. Ma neppure rifiuta di definirsi orgogliosamente fascista (e non semplicemente di destra), però poi aggiunge (vedi intervista a pag 24) ….Ma ho sempre creduto e credo nel dialogo, nella necessità di convincere l’altro da me col ragionamento e attraverso libere elezioni. E allora? Allora, molto semplicemente, Aldo Rovito viveva in sé e nella sua prassi politica – ma anche umana – l’accettazione delle proprie contraddizioni, da vero uomo di questa confusa contemporaneità, dove però proprio con la cultura e la conoscenza, si possono riuscire a mettere insieme idee apparentemente contraddittorie, ma che contraddittorie in realtà non sono affatto. Perchè in una realtà ideologica dove tra tutti gli ismi del 900 l’unico che ha veramente sconfitto tutti gli altri, è il consumismo, maciullando il resto senza pietà. Allora, forse, l’unica cosa che resta da fare, a tutti gli uomini di buona volontà, è rimanere ben saldi alle proprie radici, ma anche ben aperti al vento tremendo di una modernità così difficile da inseguire.
In tutto il corposo, ma agile, volume, composto per lo più da pezzi brevi, questa naturale propensione al dialogo – costruttivo – è palese, così come è sempre palese l’orgoglio della proprie radici ideologiche. Quando (pag. 51), parla dei Caduti sul lavoro, o meglio dell’aver titolato una sede stradale alla Vittime della Thyssen Krupp, rivendica con orgoglio che questa proposta è stata congiuntamente presentata: insieme dal compagno Bellotti (PD) e dal camerata Rovito (La Destra). Sono poche parole, di seguito, per dire di augurarsi che non si levino, poi, I soliti discorsi intrisi di retorica. Ecco, direi che Aldo Rovito ce la può insegnare a fronte alta e occhio limpido, l’assenza di retorica. A pagina 58, poi, scrive parole di lungimiranza politica che potremmo quasi definire profetiche: (…) oggi sovranisti lo sono tutti: lo è Trump, lo è la Le Pen, ma non so noi cosa ci azzecchiamo con Trump, perchè è sovranista per l’America, sovranista per gli americani, ma per noi è meglio un americano che non sia sovranista, perchè un americano sovranista è contro di noi, ancora di più. E poi il concetto, sacrosanto, che bisogna ripartire dall’8 Settembre per ritrovare la nostra perduta identità nazionale. Tutto ciò espresso nel 2017. Una lungimiranza politica semplicemente encomiabile, no? Che gli derivava, a mio avviso, da una mentalità che, appoggiandosi non su vuote ideologie, ma sull’orgoglio di essere contemporaneamente, sinceramente fascista e sinceramente democratico, non aveva paura di esprimere idee colte e ragionate, e libere da preconcetti.
Termino citando un altro argomento magnificamente trattato da Aldo Rovito. Da dire però in premessa che c’è in lui un fortissimo senso della Identità Italiana. Moltissimi suoi scritti, qui riproposti da Massimo, sono davvero espressione, sincera e appassionata, di questo Orgoglio Italiano. Ma io ora vorrei riferirmi in particolare allo scritto dal titolo Un altro Natale, del 2020. Sorprendentemente Aldo Rovito dice che Per riflettere sui veri valori e il vero significato della vita, della morte e del Natale, mi è venuta in mente una canzone composta a metà degli anni 40 dal cantante folk americano Woody Guthrie. Sorprendente, no? ma con Aldo Rovito, non ci si deve sorprendere di nulla. La canzone ci narra di un episodio realmente accaduto, nel 1913, a Calumet, Michigan, dove, per avidità di denaro, persero la vita 73 immigrati, di cui 57 bambini. Aldo Rovito narra tutta la vicenda con dovizia di particolari, con commossa partecipazione, unendo naturalmente quei giorni lontani ai giorni nostri, così spesso funestati da morti innocenti. Ma l’idea geniale di Aldo Rovito – uomo di grande cultura senza preconcetti – sta nell’aver collegato, nel finale del lungo articolo, la poesia With Usura (con usura) di Ezra Pound, quell’immenso poeta del 900, amico di Joyce e di Eliot, trattato come un animale (si, proprio così, chiuso in gabbia come una bestia feroce), per le sue idee politiche pro Mussolini. Ed è invece l’avidità di denaro, per Pound, detta appunto da lui Usura, la vera causa della degenerazione dell’umanità tutta. Che Aldo Rovito abbia unito due personalità così diverse e diverse vicende in questa mirabile sintesi mi ha fatto capire quando fosse davvero una persona – una personalità – unica ed irresistibile, e ho capito benissimo tutta l’empatia che Massimo Taggiasco ha espresso per lui. Poi è accaduta una di quelle coincidenze di pensiero che fanno riflettere. Stavo per dire a Massimo, a presentazione terminata, che mi sarebbe piaciuto averlo potuto conoscere, Aldo Rovito, ma lui mi ha anticipato, e mi ha detto una frase che non mi aspettavo, ama che mi ha fatto immensamente piacere: Secondo me sareste andati d’accordo, voi due…mi ha detto. Eh si, alla fine mi è toccato davvero parlare bene di te, Massimo. E ti ringrazio per avermi fatto conoscere. per quanto di conoscenza postuma, una personalità umanamente grande sotto ogni punto di vista. Anche nel sapere essere orgogliosa delle proprie contraddizioni.
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