Vinitaly, Coldiretti Alessandria: “8 italiani su 10 dicono no alle etichette allarmistiche su vino, sì a consumo consapevole”

Alessandria – Sono praticamente otto su dieci (79%) i consumatori italiani che dicono NO alle etichette allarmistiche sul vino, giudicando inappropriato apporre scritte di questo tipo sulle bottiglie di un prodotto che nel corso degli anni è diventato il simbolo del consumo consapevole.
E’ quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa in occasione degli incontri a ‘Casa Coldiretti’ al Vinitaly: se la grande maggioranza dei consumatori bocciano le etichette allarmistiche sul vino, c’è anche un 81% che le rifiuta per la birra, mentre è diverso il caso dei superalcolici, dove la percentuale di contrari si dimezza fino al 34%.
“Il segno evidente è che il consumo di vino è giustamente percepito come abitudine che fa parte appieno della Dieta Mediterranea, grazie alla quale gli italiani hanno conquistato record di longevità, ben lontani dall’assunzione frenata di alcol, tipica del Nord Europa. Non a caso numerosi studi osservazionali hanno ampiamente dimostrato i benefici del vino sulla salute in soggetti che ne fanno un utilizzo moderato rispetto a soggetti astemi – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. I risultati indicano che il vino differisce dalle altre bevande alcoliche e che il suo consumo moderato non solo non aumenta il rischio di malattie degenerative croniche, ma è anche associato a benefici per la salute, in particolare se incluso in un modello corretto di dieta mediterranea”.
Alcune ricerche epidemiologiche e cliniche, in particolare, hanno evidenziato che il consumo regolare e moderato di vino (da uno a due bicchieri al giorno) è associato a una ridotta incidenza di malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete fino ad arrivare ad alcuni tipi di tumori. Un’altra review scientifica, pubblicata su International Journal of Molecular Sciences nel 2022, rivaluta la relazione tra tipo e dose 6 di bevanda alcolica e rischio ridotto o aumentato di varie malattie, alla luce delle più attuali evidenze scientifiche.
L’inserimento di scritte allarmistiche sulle bottiglie per scoraggiarne i consumi metterebbe poi a rischio il record di 8,1 miliardi fatto segnare dal vino italiano all’estero nel 2024, in aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Nell’Ue a 27 ne finisce il 40% in valore ma è chiaro che l’affermarsi a livello globale di posizioni che penalizzano il consumo, anche moderato andrebbe ad incidere su tutto il commercio, in un momento reso peraltro difficile dall’imposizione dei dazi americani.
Occorre dunque che la Commissione Ue metta definitivamente da parte ogni ipotesi di imposizione di etichette allarmistiche contenuta nell’ambito del Documento di lavoro pubblicato dalla Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare (Dg Sante) della Commissione Europea, in preparazione della revisione del Piano europeo di lotta contro il cancro. Sarebbe d’altro canto paradossale andare a penalizzare il settore proprio nel momento in cui è stato presentato un Piano per sostenerlo.
Intanto, a pochi giorni dall’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi del 20% annunciati dal presidente Donald Trump, si registrano già i primi effetti per i produttori di vino italiani, con la richiesta degli importatori statunitensi di abbassare i prezzi per aiutarli a compensare l’aggravio tariffario ed evitare di dover rinunciare alle quote di mercato acquisite.
Le richieste alle aziende italiane di “venirsi incontro” restringerebbero i margini di guadagno dei nostri vitivinicoltori, già messi a dura prova dai rincari dei costi di produzione legati alla difficile situazione internazionale.
Applicando la percentuale media di calo del 20% registrata con i dazi del 2019 al vino, si può stimare una potenziale perdita fino a 390 milioni di euro, ma se consideriamo il precedente del vino francese che a causa dei dazi del 2019 ha perso circa il 45% del valore, gli scenari possono essere molteplici.
“Il pericolo per il vino italiano è anche quello di perdere, oltre alle vendite, anche quote di mercato e posizionamento sugli scaffali, conquistati con anni di impegno, magari a vantaggio di prodotti argentini o cileni o dei Paesi meno colpiti dalle scelte di Trump. In questa fase è importante che l’Europa giochi in modo diverso, senza cadere in provocazioni, ma imboccando la via del dialogo e della diplomazia, unico modo per difendere i nostri interessi, ma anche quelli degli stessi statunitensi”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

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