Il Castello della Pietra
Siamo portati a credere che solo i lunghi viaggi possano appagare lo spirito di avventura, in quanto la componente “distanza” è già di per sé un’ardua conquista; di conseguenza, un luogo, qualunque esso sia, proprio per le aspettative che gli riserviamo si carica di energia positiva finendo molte volte per essere da noi enfatizzato.
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Inimmaginabile pensare che, a poca distanza da casa, nemmeno tanto lontano dal caos delle città, esiste una simbiosi perfetta tra una natura rigogliosa e uno scenario di rocce primordiali che destano stupore e meraviglia a chiunque si avventuri all’interno dei sentieri segnati.
Tra le rocce più spettacolari dell’Alta Valle Scrivia nel Parco Antola, si contraddistinguono due alti e scenografici speroni di roccia puddinga e chiuso tra questi un tetro castello: Il Castello della Pietra; capolavoro indiscusso dell’architettura castellana ligure.
Si erge maestoso tra la fitta vegetazione di castagni che copre ininterrottamente tutta la valle. Il castello si raggiunge mediante un facile trekking, all’ombra delle grandi chiome degli alberi e tra i profumi del sottobosco. Fin da subito la sua imponenza erompe sulla natura sottostante e orienta il visitatore per l’intero percorso restando ben visibile ad ogni passo. Tra il fogliame il sole penetra a stento, ma quanto basta per riflettere piccoli spicchi di luce che rischiarano l’ultimo tratto più spettacolare del sentiero. Più piccoli, infatti rispetto agli altri i gradini di legno, salgono con una notevole pendenza. Da qui la grandiosità della roccia è stupefacente ma ancora di più lo è la natura, che sbalordisce di colpo voltandosi verso l’appennino.
Il verde degli alberi, immobile da secoli, ha creato una selva intricata di boschi che non ha conosciuto l’interferenza dell’uomo e ha conservato integro il suo patrimonio naturale.
Lo stesso non si può dire del castello; più volte rimaneggiato, bruciato e in parte distrutto dalla violenza delle battaglie che in epoca medioevale si sono succedute, alimentando il senso di mistero che da sempre lo avvolge. Solo l’acquisizione da parte del Comune di Vobbia rese possibile all’inizio del 1981 un restauro conservativo che durò parecchi anni e riportò alla luce quelle componenti architettoniche annullate dal degrado e conferirono al castello l’autenticità per la quale fu costruito: un baluardo a protezione antisaracena di questo terra a cavallo tra Piemonte e Liguria.