A 21 anni difende l’amico per una multa per aver violato il coprifuoco e vince la causa
CAMERINO – Uno studente al secondo anno di Giurisprudenza nei giorni scorsi ha ottenuto un importante successo contro il coprifuoco. Si tratta di Marco Dialuce e lo abbiamo intervistato sull’argomento.
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“Sono uno studente al secondo anno di giurisprudenza all’Università di Camerino – racconta Marco Dialuce -. Mi sono schierato dal primo minuto contro il coprifuoco perché è stato imposto in maniera indiscriminata. È stato deciso con il DPCM del 3 novembre di selezionare le restrizioni in base ai colori delle regioni ma il coprifuoco è stato imposto sia nelle zone gialle che arancioni o rosse. Vista anche l’incostituzionalità del coprifuoco ho fatto svariati ricorsi e il 22 siamo andati in giudizio al Giudice di Pace di Camerino per una multa elevata ad un mio amico che era uscito di casa per andare dalla fidanzata. È stato fermato e multato dai Carabinieri ma il Giudice ha disposto l’annullamento della sanzione”.
Ma perché il coprifuoco è incostituzionale? “Perché configura in maniera netta un obbligo di permanenza domiciliare che, nel nostro ordinamento giuridico, è una sanzione penale – spiega Dialuce -. Si tratta di una misura restrittiva della libertà personale non consentita dall’Art. 13 della Costituzione che dice che la libertà personale di un individuo può essere limitata solo da atto motivato dell’Autorità Giudiziaria. Molti dicono che sia una restrizione legittima perché è motivata da ragioni sanitarie, ma non è così perché la sentenza n° 68 del 1964 della Corte Costituzionale spiega che la restrizione della libertà di circolazione può riguardare l’accesso ad alcuni luoghi. L’obbligo di non uscire dal proprio comune, come in zona arancione, è una misura penale e solo il Giudice nel Processo Penale può disporre che l’imputato non possa uscire dal proprio comune. Solo se uno commette reati si può disporre questo divieto. In base all’Art. 3 della Costituzione le norme devono essere razionali. Non ci sono studi scientifici che il coprifuoco abbia un impatto sul contagio. Il CTS, addirittura, non è stato nemmeno consultato per la proroga del coprifuoco”.
Se venisse spostato l’orario del coprifuoco cambierebbe qualcosa? “Non cambierebbe nulla se non in peggio – continua Marco Dialuce –, perché sarebbe uno schiaffo a tutti gli italiani. Se non c’è una motivazione scientifica non ha senso ridurre l’orario in cui si debba stare a casa. È una misura per tenere i cittadini legati psicologicamente per ricordare che stiamo vivendo un incubo e non ne siamo ancora usciti. Il Governo dovrebbe dare maggior contezza ai cittadini. All’aperto il rischio è minimo”.
La sentenza ottenuta, però, potrebbe far decidere molti a fare ricorso? “La sentenza, nel mio caso, non è vincolabile perché è di un Giudice di Pace – conclude il giovane studente –. Ci sono, però, già altre sentenze che definirei esplosive di magistrati ordinari che hanno distrutto l’impalcatura di queste limitazioni. Il mio caso può fare la differenza verso i cittadini poiché queste multe non vanno pagate. Basta fare ricorso al Prefetto. Queste multe sono illecite e illegittime. Basta un ricorso in carta semplice al Prefetto della propria provincia. Il rischio che stiamo correndo è di creare un precedente, non dobbiamo accettare queste limitazioni se non abbiamo commesso reati. Viene ristretta la libertà a chi sgarra, a chi esce dal parametro della Legge. La Prefettura, che è il rappresentante del Governo in provincia, non ha ancora annunciato ricorso. Io sarei ben disposto ad andare in Tribunale a scontrarci in secondo grado ed andare avanti. Vorrei vedere come la Corte di Cassazione può giustificare il coprifuoco. Fare ricorso sarebbe suicida per la parte resistente”.