L’antropologo Adriano Favole ospite il 5.11 della Fondazione Uspidalet
La Fondazione Uspidalet, ha il piacere di ospitare venerdì 5
novembre alle 18.30, a Palazzo Monferrato in Alessandria, in via
San Lorenzo 21, l’antropologo Adriano Favole, professore
all’Università di Torino al dipartimento di Culture, Politica e
Società.Titolo dell’incontro “Prendersi cura dell’ambiente:
Noi, gli altri, la natura”
“Quanti danni abbiamo fatto pensando che l’essere umano fosse
al centro del mondo?” La domanda del professor Favole è retorica
– visto quello a cui stiamo assistendo soprattutto in questi ultimi
anni – ma certo pone ancora una volta l’attenzione su quello che
invece saremo disposti a fare nel presente ed in futuro, per
salvaguardare quello che ci circonda: la Natura.
Parlare delle problematiche legate al cambiamento climatico e dei
suoi effetti sull’uomo ai venerdì della Fondazione, dove avere
a cuore il futuro è tutto, è sembrato quanto mai opportuno al
professor Adriano Favole.
I venerdì della Fondazione Uspidalet , hanno infatti , come
tutta l’attività della Fondazione stessa , lo scopo di
prendersi a cuore il futuro degli ospedali alessandrini
invitando la popolazione che ci segue, alla donazione. Gli
ospedali sono patrimonio di una comunità tutta, donare
per sostenerli al meglio, significa fare un regalo a se
stessi ed ai propri cari.
L’antropologo Adriano Favole, durante il suo intervento del 5
novembre, ci porterà a scoprire cosa hanno fatto ad esempio gli
indigeni rispetto all’ambiente ed alla drammatica crisi climatica.
Sull’idea di sacralità della terra, sul fatto che si dovrebbe vivere in
stretta relazione esseri umani e natura, negli ultimi tempi
(soprattutto in America Latina) si son creati molti movimenti di
stampo ecologista che hanno influenzato anche l’Europa. Nel 2013
ad esempio il segnale che era arrivato dalla Bolivia , dove si era
deciso di regolamentare la protezione legale della Madre Terra,
considerandola come se fosse una persona che aveva diritto alla
vita, all’acqua, alla diversità, all’aria pulita, aveva incuriosito molti.
Ai più era sembrata una mossa folcloristica di un paese del terzo
Mondo. Poi abbiamo visto che in Europa ha iniziato a farsi sempre
più largo l’idea di un’economia verde e più in sintonia con
l’ambiente.
Cosa ci insegnano i popoli indigeni rispetto all’ambiente e alla
drammatica crisi climatica che stiamo vivendo? La pandemia ci ha
messo davanti a una “sospensione” imprevista, questa pausa di
riflessione ci ha insegnato (o poteva insegnarci) a capire che i
frenetici ritmi di distruzione della natura possono portare l’essere
umano a mettere in discussione la vita stessa sulla terra. Davanti a
questo rischio è importante guardare a come, in altri luoghi, per
esempio nei contesti insulari, altre società hanno tenuto a bada
l’arroganza umana attraverso pause, interdizioni, divieti di accesso a
risorse di vario tipo. Curarsi degli altri e degli altri-non-umani o
quasi umani, come si dice oggi in antropologia, è un compito che
dobbiamo reimparare a condividere.
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