L’Italia, l’Albania e i difficili rapporti tra Kosovo e Serbia. Analisi di un’intervista

L’Albania e’ legata tradizionalmente all’Italia, soprattutto dal punto di vista storico culturale, ma non solo. Gli scambi tra le due sponde dell’Adriatico costituiscono una costante nei secoli. La sponda italiana dell’Adriatico nel XV Secolo, soprattutto dopo la morte del principe Giovanni Castriota Sanderbeg, accolse molti dei suoi uomini  in fuga dagli eserciti ottomani che avevano completato la conquista della penisola balcanica.. La storia piu’ antica ci ricorda il periodo dal 268 al 284 dopo Cristo degli Imperatori Romani di origine illirica. Persino durante il regime chiuso e concentrazionario del comunista Enver Hoxha, per quanto la minoranza italiana fosse stata perseguitata e discriminata, la lingua italiana continuava ad essere  insegnata e studiata nei licei del Paese delle Aquile. In quel periodo l’unica voce libera che arrivava al popolo albanese era quelle delle televisioni private italiane, la cui recezione ebbe un ruolo non secondario nell’origine della “fuga sui gommoni” dei primi anni ’90. L’attrazione per l’Italia e la sua cultura e’ intimamente connessa nell’animo del popolo albanese. Cosa fa l’Italia al riguardo? Poco o nulla. Eppure, oltre alla storia e alla tradizionale amicizia del popolo albanese per l’Italia (che solo durante i primi governi di centrodestra negli anni ’90 si tradusse in concreti accordi di collaborazione tra i due paesi), la presenza in Albania di molti italiani cola’ stabilitisi per avviare attività imprenditoriali anche di buon livello e la presenza in Italia di una comunita’ albanese numerosa e stabilmente integrata che si e’ aggiunta alle storiche comunita’ arbereshe dei secoli passati, meriterebbero una presenza dell’Italia piu’ strutturata e costante, presenza che al giorno d’oggi non c’e’, come non c’e’ da troppi anni. Per molti anni dopo la caduta del regime comunista le trasmissioni televisive piu’ seguite in Albania erano senza dubbio quelle provenienti dall’Italia. Ma a partire almeno dal 2010 ha cominciato a notarsi nel vicino paese la presenza forte dell’Arabia Saudita con consistenti finanziamenti per la costruzione di moschee, ma soprattutto della Turchia, non solo con offerte  di aiuti economici e di accordi commerciali, ma anche con la emissione massiccia di trasmissioni televisive dirette al pubblico albanese, quasi a voler ripristinare il predominio culturale ed economico dell’antico Impero Ottomano.

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In tale contesto, a livello di mezzi di comunicazione di massa, una delle poche presenze italiane e’ costituita dalla trasmissione radiofonica settimanale in lingua italiana curata per Radio Radicale dal giornalista Artur Nura, un giornalista amico del popolo italiano, che non si stanca di auspicare una maggior presenza dell’Italia ufficiale a sostegno dell’ancor giovane democrazia albanese.

In una di queste trasmissioni e’ stato di recente affrontato lo spinoso tema dei rapporti tra il Kosovo e la Serbia, con una intervista rilasciata dall’ex ambasciatrice del Kosovo in Italia, la Signora Alma Lama al giornalista Artur Nura.

Nell’intervista viene evidenziato come i difficili rapporti tra i due paesi (Il Kosovo e’ nato dopo una dura lotta per l’indipendenza dalla Serbia condotta prima con metodi pacifici, “gandhiani” sotto la guida dell’intellettuale Ibrahim Rugova, poi con una vera e propria lotta armata di liberazione condotta dall’UCK, lotta che provoco’ l’intervento delle Nazioni Unite e della Nato con i bombardamenti su Belgrado ed alla separazione di fatto del Kosovo – trasformato in regione amministrata dall’ONU-  dallaSerbia), costituiscano il principale ostacolo all’ingresso della Serbia e del Kosovo nell’Unione Europea, cui entrambi invece aspirano. Una normalizzazione dei rapporti ( che a mio avviso non potrebbe prescindere dal riconoscimento effettivo dei diritti delle minoranze di lingua serba e di religione ortodossa presenti in alcune enclaves kosovare) e’ almeno in termini di enunciazioni programmatiche, auspicata da entrambe le parti e, se raggiunta contribuirebbe ad una maggiore stabilita’ dell’intera regione balcanica, oltre che ad uno sviluppo economico dei due paesi. Sono pertanto continui e pressanti gli interventi sia dell’Unione Europea che degli Stati Uniti e perfino dell’Inghilterra mediante incontri, visite ufficiali, colloqui, tentativi di mediazione, come nell’intervista riferisce la Signora Alma Lama, che ritiene che un effettivo miglioramento non ci potra’ essere se non dopo le elezioni politiche del prossimo aprile in Serbia. Da tutti questa intensa attivita’ diplomatica pero’ sembra essere completamente assente l’Italia. Infatti la Signora Alma Lama che pur dimostra notevole amicizia e simpatia per il popolo italiano cita solo il defunto, e compianto, Onorevole Davide Sassoli tra i promotori dei contatti e del dialogo tra le due parti, ma appunto nella sua veste di Presidente del Parlamento Europeo. Ma l’Italia? Il Governo Italiano? Assenti. Ingiustificati.

Eppure l’Italia e’ presente  – e lo e’ stata fin dall’inizio –  con il suo contingente militare di 542 uomini (il secondo piu’ numeroso dopo quello USA che ne ha 660) nella missione KFOR creata nel 1999 su mandato delle Nazioni Unite, con un notevole dispendio non solo di mezzi finanziari, ma anche di vite umane.

Eppure l’Italia potrebbe ben svolgere un’azione mediatrice e pacificatrice tra i due Paesi come membro fondatore dell’Unione Europea, anche in forza della tradizionale amicizia con il popolo serbo risalente ai tempi della prima guerra mondiale: un Kosovo pacificato con i suoi vicini renderebbe piu’ stabile e sicura tutta l’area balcanica nella quale l’Italia ha da sempre avuto scambi economici di rilievo e nella quale puo’ comunque esercitare il suo “potere morbido” (soft power) culturale.

Ed ora ascoltatevi l’intervista in buon italiano dell’amico Artur Nura alla Signora Alma Lama: https://youtu.be/-dHPR7N-etY