È opportuno affidare spazi dismessi agli artisti?
Nell’Estate del 2019 una provocazione interessante sembrò potesse avviare un dibattito avvincente in tema di spazi più o meno dismessi, con riferimento particolare a quelli pubblici, che si può sintetizzare nella formula “Dare in mano gli spazi agli artisti”.
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Ad Alessandria venne messa in atto anche una ricerca di sostegno per una petizione on line con la formulazione della proposta: “Affidate agli artisti i palazzi in abbandono e loro li trasformeranno in case di cultura”.
Dell’idea, della provocazione, del legittimo desiderio di coniugare il recupero di spazi cittadini con l’azione positiva incline alla creazione, purtroppo si son perse le tracce.
Per onor di firma è bene rammentare che la proposta è partita dallo street artist Guido Bisagni insieme all’illustratore Andrea Musso, entrambi accumunati dal ruolo di organizzatori di “Inchiostro Festival” (riferimento quotidiano La Stampa, pagine di Alessandria, del 10 agosto 2019)
In quell’occasione l’associazione d’arte AL51 venne indicata quale esempio di buona pratica, sebbene attuata in spazi privati, quindi come prova dell’effettiva possibilità di riuscita, essendo ancor oggi luogo ove l’arte diventa occasione di azione e di riflessione e soprattutto di incontro anche fra generazioni, perché si creano progetti, si organizzano workshop con artisti ospiti e laboratori, offrendo l’occasione di imparare contaminando le forme della cultura visiva.
Insomma, un’esperienza di certo utile qualora venisse ripreso l’auspicato progetto di cittadinanza attiva e arte pubblica, animato da associazioni e singoli artisti accumunati dalla volontà concreta di recuperare luoghi utili per aggregare energie creative e offrire opportunità.
Senz’altro utile dare un’occhiata intorno a noi, dove propositi di questo tipo hanno già trovato attuazione, magari in forme diverse, perché offrono l’occasione per gettare solide basi per impegni futuri e non soltanto spunti per dibattiti.
Per questo motivo è degno di attenzione il bando URRÀ, attivo in quel di Torino “rivolto ad artisti o collettivi, provenienti da ogni espressione artistica, multimediale e performativa, che intendano l’arte come linguaggio generatore di cambiamenti nelle relazioni e nella struttura sociale delle comunità e della città. Agli artisti vincitori verranno riconosciuti vitto, un compenso economico e un rimborso per i materiali entro un limite prestabilito”.
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Sono state individuate quattro aree cittadine e ad ognuna sarà abbinato un artista o un collettivo di artisti per una residenza della durata di due settimane, in cui saranno organizzati incontri con la comunità locale e gli stakeholder, al fine di proporre il proprio progetto di rigenerazione urbana e innovazione civica, poiché ogni intervento dovrà essere attuato con il coinvolgimento diretto degli abitanti essendo funzionale a stimolare un senso di rinnovata appartenenza, nonché creare un’identità e un racconto visivo del territorio.
Gli artisti saranno supportati da strutture in grado di coadiuvarli nella progettazione, Kallipolis e Civic Wise, e dovranno anche tener conto che ogni proposta sarà valutata da una giuria composta da rappresentati di importanti istituzioni artistiche e culturali della città e da referenti del territorio.
Il progetto è sostenuto da Compagnia di San Paolo, bando Civica 2019, di cui si consiglia la proficua lettura e magari provare ad aprire un confronto sul tema anche nelle città di provincia; non soltanto in Alessandria, naturalmente.
(Claudio Braggio, tratto da ArtFanZine AL51”Difendersi dall’arte”)
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