Casalbagliano: c’era una volta un Castello…

C’era una volta un Castello di pianura, alle porte di Alessandria, frazione Casalbagliano. Ora ci sono macerie. E allora sarà che purtroppo macerie e distruzione ci entrano in casa tutti i giorni con le notizie di guerra, ma in questa rubrica, dedicata allo “Splendido Piemonte”, permettetemi, oggi, di parlarvi di questo Castello abbandonato e distrutto dal tempo e soprattutto dall’incuria.

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Intanto lasciatemi raccontare del mio personale rapporto con questo Castello. Perché fin da quando avevo una dozzina d’anni, passavo tutti i giorni o quasi, nel tragitto in corriera fra Oviglio e Alessandria, davanti a questo monumento. Praticamente l’ho visto decadere, lentamente, da una situazione non ottimale, ma probabilmente recuperabile (anni ’70) all’odierno disastro totale. Un po’ di tempo fa, passando in auto per l’ennesima volta davanti a questo luogo tanto affascinante quanto distrutto, ho pensato di farne qualche foto e di narravi, certo, con un po’ di necessaria sintesi, le vicende di questo luogo

 

Tutto inizia con una Torre. Quella che ancora svetta con orgoglio, come potete vedere nella foto e che, come quella di Masio o quella di Teodolinda a Marengo, faceva parte del complesso di torri di avvistamento costruite nel XIII secolo. Torri dove si accendevano fuochi per avvisare l’avvicinarsi di un esercito nemico.

E intorno alla Torre venne costruito il Castello, un cosiddetto “Castello di Pianura”, che aveva si ragioni di difesa, ma che era sostanzialmente una splendida dimora nobiliare. Infatti il Castello venne descritto dallo storico Ghilini (1589-1668) come “un bello e comodo palazzo, il quale, fabbricato con giudiziosa ed elegante architettura, rappresenta la forma di un castello”.

 

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La struttura risale agli inizi del XIV secolo, quando la nobile famiglia di Alessandria, i Bagliano, fecero costruire il maniero, chiamato “Casalis Balianorum” e da questo la frazione stessa assunse il toponimo di Casalbagliano.

 

Ma non era solo bello: il maniero venne impiegato anche a difesa della vicina Alessandria. Infatti, non permise alle truppe di Francia di forzare il passaggio verso la città nelle guerre del 1643 e del 1657. Era dunque un castello forte e difficilmente espugnabile, anche dopo secoli di storia.

 

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Fu residenza dei Bagliani sino alla scomparsa dell’ultimo discendente, il marchese Raimondo Luigi, nel 1825. Poi, verso la metà del 1800, il marchese Carlo Inviziati di Branciforte, constatata la sontuosità di questo castello antico, lo restaurò dalle ingiurie dei secoli e ne fece dimora per sé e i suoi, circondandolo di un vasto parco ed arricchendolo, di quadri, di sculture e di oggetti d’arte.

 

Ma, attenzione, l’attuale stato di assurdo degrado, che spero di testimoniare sufficientemente con le foto attuali, da me scattate, non è l’incuria dei secoli, ma solo degli ultimi settant’anni. Perché durante la Prima Guerra Mondiale il Castello era adibito ad Ospedale Militare, e tra le due guerre era diventato la sede del locale partito fascista. Quindi dopo la II Guerra Mondiale il Castello era ancora in ottime condizioni. Infatti la foto d’epoca sottostante lo evidenzia: semplicemente una splendida dimora.

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Che all’inizio degli anni Settanta è stata acquistata dal Comune di Alessandria, per un restauro che non avverrà mai. Negli anni, vista la totale incuria, ci sono stati lenti logoramenti e crolli, come quello del 1° febbraio 1998 alle 18: un boato e la caduta di una parte della facciata. Infine, tra il 2002 e il 2003 la Soprintendenza ai Beni Culturali dichiarò “rudere” il complesso, rendendolo di fatto irrecuperabile, e considerando solo la torre bene di interesse storico-artistico, che però non è mai stata restaurata.

 

Non vi pare incredibile come Alessandria si sia dimenticata di questa splendida dimora? Pensate che si narra che nel parco del castello crescessero oltre 400 tipi di rose. E che al suo interno fossero conservate opere di artisti locali come il pittore Francesco Mensi e lo scultore Carlo Caniggia. Tutte opere scomparse, saccheggiate. E tutto questo nella più totale indifferenza. E ora lì, alle porte della città di Alessandria, rimane soltanto un Castello perduto, un rudere inascoltato. Che forse grida vergogna!

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