YAWP: il ritardo intellettivo e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità
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Il mio primo approccio con YAWP avviene in un assolato sabato di fine inverno nella nostra amata Cittadella dove i ragazzi dell’associazione e le loro famiglie si sono dati appuntamento con biciclette al seguito per una passeggiata. Io ero lì con gli amici di Bike Trail Therapy non sapevo nulla e vedo tutti i ragazzi abbigliati con felpe e t-shirt con logo e questa “scritta strana” che di primo acchito penso possa essere la sigla di qualche università americana. In realtà scopro molto presto che così non è. Me lo spiega molto bene Katia Salice che di YAWP è mente e presidente.
-Si scrive YAWP, ma si pronuncia IOP, non è un acronimo, ma per chi ha visto il film ” l’attimo fuggente ” è il barbarico Yawp che pronuncia Todd Anderson quando il professor Keating gli chiede di esprimere e di urlare un barbarico Yawp, tratto dal poeta americano Walt Whitman, quello di “capitano, mio capitano!”. E’ un pezzo del film che è diventato molto famoso. Noi, per la nostra associazione, abbiamo scelto questo nome perché Whitman, cantava la persona, l’individuo. Questa cosa ci è piaciuta ed ecco qui il nome della nostra associazione. Che tutti avessero la possibilità di gridare il proprio barbarico Yawp, di farsi sentire, ma tutti, in egual misura. Ci sembrava abbastanza azzeccato.-
Oltre alla scritta c’è anche un logo particolare? Rappresenta un simbolo della crescita e del cambiamento?
Siamo giovani, abbiamo compiuto tre anni, pochi giorni fa. Il logo ce lo ha realizzato Filippo Balza che ha interpretato proprio bene il senso dell’associazione. E’ un’ellisse che diventa cerchio, man mano si allarga e sta un po’ a significare il percorso di crescita di ognuno di noi.
Di cosa si occupa la vostra associazione?
Lo scopo principale dell’associazione è quello di far conoscere e promuovere la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che è diventata legge dello Stato Italiano nel 2009 e quasi mai applicata. Siamo ancora veramente molto indietro. Ne chiediamo l’applicazione e lo facciamo in collaborazione con il Centro Studi per i diritti e la vita indipendente dell’Università di Torino, un’eccellenza piemontese nel campo. Una competenza enorme che ci ha dato un grandissimo aiuto.
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Cosa fate, come attuate queste vostre iniziative? Avete dei progetti particolari?
Noi abbiamo, ad oggi, un progetto personalizzato per la vita indipendente delle persone con disabilità intellettiva e chiediamo progetti personalizzati, ma è necessario che ci sia una cornice istituzionale, non solamente familiare, altrimenti non funziona. Non funziona per molti motivi. Faccio un esempio. La nostra associazione è nata anche grazie a mia sorella Sonia (foto). Mia sorella, disabile intellettiva. Io oggi ho le stesse preoccupazioni per mia sorella che aveva mia mamma 40 anni fa e cioè cosa le sarebbe accaduto quando lei non ci fosse più stata. Mia sorella oggi ha una vita indipendente anche se servono ancora dei pezzi, ma se io domani venissi meno, non ci sarebbe quella cornice istituzionale che potrebbe occuparsi di lei e permetterle di fare la vita indipendente che Lei ha scelto e sottolineo che “Lei ha scelto”. Finirebbe in una comunità. Andrebbe a vivere probabilmente con altre persone, che si occuperebbero di lei, certamente, ma che ribadisco, Lei non ha scelto. Ecco il perché ci focalizziamo tanto e vogliamo portare a conoscenza il più possibile la convenzione ONU per le persone con disabilità intellettiva. Dovrebbe essere la persona a scegliere come, dove e con chi proseguire la sua vita. Questo, istituzionalmente parlando, sebbene la convenzione ci sia, al momento manca! E bisogna ancora lavorare sia con le istituzioni, ma anche con le famiglie. Si parla ancora troppo di gravità della disabilità, cosa che la convenzione ONU non fa, non viene mai citata la parola “gravità”. I diritti sono di tutti i disabili. Non di chi è più, o meno disabile. La persona che ha una disabilità più semplice, avrà bisogno di meno sostegni, meno in termini di ore dedicate, comunque meno. Una persona con una disabilità più complessa, naturalmente avrà bisogno di un sostegno molto più forte, più intenso. Ecco il perché della personalizzazione.
Io vi ho conosciuto tutti felici e gioiosi in Cittadella, tutti in bicicletta. Come funzionano queste riunioni “ciclistiche”?
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Abbiamo inserito nello statuto dell’associazione anche lo sport perché sulla base dell’esperienza, si vede che è un mezzo di crescita e di emancipazione per le persone con disabilità intellettive. Insomma funziona, sia per staccarsi dal contesto familiare, sia per relazionarsi con figure e persone diverse, soprattutto il tecnico, che magari non diventerà il tuo amico, ma è colui o colei che ti insegna una disciplina sportiva. Non siamo un’associazione sportiva, non abbiamo grosse forze, però cerchiamo di fare il possibile e a volte anche di più. Io mi occupo del nuoto perché ho sempre nuotato e dallo scorso anno abbiamo iniziato una bella collaborazione con Marco Testera e Gianluca Pagella per quanto concerne la bici. La bicicletta è uno strumento di indipendenza incredibile. In quest’ottica andava fatto il corso di bicicletta. Mia sorella dopo tanti anni, ora, va in giro da sola. Ecco l’indipendenza! Se funziona così tanto, proviamo a proporlo a tutti, in maniera tale che tutti possano spostarsi autonomamente per andare a lavorare, o a passeggio. Così è stato e ora stiamo diventando un po’ tanti. Siamo partiti con un gruppetto di quattro o cinque persone e ora arrivano ragazzi anche da fuori Alessandria per far lezione con noi. Di questo siamo molto contenti e orgogliosi.
Grazie per la chiacchierata Katia e se volete familiarizzare con i ragazzi di YAWP, vedere le loro attività o partecipare ai loro corsi o alle loro uscite, l’appuntamento è fissato per questo sabato, 19 marzo alle ore 13:50 circa presso la Cittadella di Alessandria. Ricordatevi di portare la bici!
YAWP ha anche una pagina Facebook che viene costantemente aggiornata, un indirizzo mail dedicato a cui potete scrivere per qualsiasi informazione (info@iltuoyawp.it) ed un numero di telefono 380-3518379.
Non vi resta che gridare il Vostro barbarico YAWP!
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