Cantare tutto intero il mondo torinese: Gipo Farassino.

In una pagina culturale di alessandria24.com che è questo “Splendido Piemonte” vi pare possibile non parlare di Piemonte sotto ogni punto di vista, dai luoghi ai vini, dai panorami ai libri…e alla musica? Direi che la risposta sta già nella domanda…impossibile! E allora inizio a parlarvi di uno dei grandi cantautori piemontesi, particolarmente legato a Torino, che purtroppo dal 2013 non è più fra noi: Gipo Farassino.

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Gipo Farassino, classe 1934, è stato veramente un grande “chansonnier” Piemontese, ma, soprattutto, proprio del mondo torinese. È nato in una delle strade della allora più tipica periferia di Torino, in via Cuneo. Lui stesso la definisce: “Una strada tutt’altro che allegra: case grigie, con i balconi legati fra di loro come carcerati, panni senza colore stesi ad un sole sbiadito dallo smog e turbe di bambini pallidi che giocano con niente”.

È sempre difficile dire se il luogo di nascita influisce sul futuro di un artista. Nel caso di Farassino, la risposta non può essere che affermativa. Senza quel «6 di via Cuneo» Gipo sarebbe stato forse un qualunque cantante di musica leggera: infatti così ha iniziato, come cantante e musicista di musica leggera e ballabile.

Ma lui cercava nuove espressioni, impossibili da trovare attraverso i modi e i metodi della canzonetta di largo consumo e perciò, ispirandosi con vero amore a temi, figure, personaggi, idee musicali della sua città, ma ancora di più, di quella città nella città che era la periferia industriale di Torino, cominciò a scrivere in dialetto. Per lui quello che voleva raccontare, personaggi e ambienti schietti e realistici, non potevano trovare, in quegli anni ’60, altra strada che quella del dialetto, ben più vivo e popolare di quell’inesistente lingua italiana delle canzonette di musica leggera, quasi sempre assai avvilita dall’eccesso di banalità.

Quella che gli era più vicina, e ritorna più spesso in canzoni e ballate, era la Torino popolare: il mondo della periferia industriale, l’universo dei quartieri operai; le fabbriche, le piole, l’ambiente un po’ chiuso ma pieno di vitalità del «borgo»; gli amici del bar, i compagni delle balere e delle partite a bocce; ma anche le ragazze dei primi appuntamenti e dei primi amori, i «balordi» che erano gli eroi e i modelli dell’adolescente ansioso di farsi credere uomo. E poi anche l’officina, la Fiat, la spiaggia dei poveri al Sangone; e Porta Palazzo: insomma, tutto l’intero mondo torinese.

Del periodo dialettale di Farassino restano molte testimonianze di meritatissimi successi, ma dato che Gipo era un vero animale da palcoscenico, vi consiglio caldamente l’ascolto di questo doppio dal vivo, “A So Piemont” registrato al Teatro Erba nel 1971, che è veramente indimenticabile, perchè si possono ammirare tanto le sue notevoli capacità di cantore quanto le altrettanto notevoli capacità di intrattenitore cabarettistico.

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Qui potrete gustarvi una nutrita serie di brani davvero bellissimi, con inoltre due straordinari classici di stile più cabarettistico, come la celeberrima, almeno un tempo, La predica e l’altrettanto straordinaria Serenata Ciucatona, con la famosa invettiva contro l’oste che non vuole più dargli da bere, contro il quale sbotta con un fantastico: “Io ti lancio una maledizione: te drobi (apri) una latteria!”.

Su YouTube potrete trovare moltissimi brani di Gipo…se volete iniziare da “La predica” eccovi il link…https://www.youtube.com/watch?v=8d-quyjsfU8 …se non la conoscete vi aspettano 6 minuti di puro divertimento…e se già la conoscete, anche!