La grande Musica del Trio Debussy che ha attraversato il Monferrato.
Ci vuole del coraggio per fare proposte innovative, originali e creative. Sono convinto che questo coraggio non manchi ad Alex Leon, talentuoso violinista di cui ho parlato in occasione dello splendido concerto di Natale organizzato a Mombello Monferrato da Emiliana Conti de “I Marchesi del Monferrato” (per chi fosse interessato:https://www.alessandria24.com/2021/12/26/musica-meraviglia-a-palazzo-tornielli-di-mombello-lo-splendido-regalo-di-natale-dei-marchesi-del-monferrato/).
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Questa volta Alex Leon è presente in veste di organizzatore, di una serie di Concerti, uno al mese per ciascun mese di questa estate 2022, che hanno una caratteristica particolare: quella di essere proposti in tre diverse località del Monferrato, Acqui, Nizza e Casale, e anche ad Alessandria. Un’idea a mio modesto avviso originale, notevole e vincente, e davvero auguro ad Alex Leon di avere il giusto successo.
Si è iniziato, la scorsa settimana di giugno, dallo splendido Trio Debussy (i torinesi Piergiorgio Rosso, al violino, Francesca Gosio al violoncello e Antonio Valentino al pianoforte). Io sono stato al concerto di venerdì 10 a Nizza, in quella singolare opera architettonica che è il Foro Boario, in Piazza Garibaldi. Il Foro Boario è situato all’interno della spaziosa Piazza Garibaldi, dove il venerdì ci fanno il mercato. Viene da tempo utilizzato a Nizza per molteplici eventi, che vanno dalla presentazione di libri, convegni, mostre e naturalmente concerti. Appare come una gigantesca ala completamente in muratura, nella quale si susseguono, per tutta la lunghezza, numerosi archi a tutto sesto, chiusi completamente con vetrate. Ed è qui che sorgevano i miei dubbi, prima dell’inizio del concerto…perché una serie di vetrate così può essere assai deleterio per una corretta propagazione della musica, con rischio di riflessioni e quindi di distorsioni. Invece no: forse perché la struttura è coperta da una volta a capriate, in legno, molto bella anche da vedersi, che certamente è struttura assorbente del suono, l’acustica è veramente ottima. E, lasciatemelo dire, che bello entrare in questa struttura senza mascherina, senza obbligo del green pass, con una signora sorridente che ti offre una tartina alla robiola di Roccaverano ed un paio di produttori di vino che ti offrono un bicchiere del loro nettare (io ho assaggiato un brachetto mosso, però bianco e secco)! Il tutto concorre nel creare un’atmosfera di attesa serena e positiva, prima che inizi la musica.
Prima della musica sale sul palco lui, Alex Leon. Teso, emozionatissimo, ma anche felice perché il pubblico c’è, attento e numeroso. Ci dice che l’iniziatica di “Monferrato Classica 2022” non è fine a sé stessa, ma si propone per una raccolta fondi atta a dare una mano al processo di “transizione ecologica” così necessario al nostro bellissimo territorio. Splendido, penso, ma rifletto anche che Monferrato Classica avrebbe comunque in sé stessa un’ottima ragion d’essere!
Infatti inizia la musica, che me lo conferma ampiamente! Si inizia con uno splendido trio di Brahms. È musica del tardo Romanticismo, siamo nei primi anni ’80 dell’800, questo Trio n. 2 in do maggiore, op. 87, che si sviluppa in quattro movimenti, uno più bello dell’altro. La musica di Brahms è molto complessa, ma…non sembra: così l’ascoltatore anche non particolarmente preparato può ampiamente gustare la complessità tematica del primo movimento come un insieme di idee melodiche ed armoniche che colloquiano tra loro, in modo teso, coerente, molto efficace. E poi Brahms è geniale: all’interno della parte detta “sviluppo” del primo movimento, siamo al centro temporale del brano, lui inserisce un nuovo tema, un affettuoso motivo cantabile mai ascoltato fino a ora, che diventa il baricentro di tutto il movimento, conferendo allo stesso una straordinaria liricità. Ed è un momento che il Trio Debussy esalta da par suo, regalandoci una genuina ed intensa emozione. Non mi dilungo troppo sull’analisi musicale, aggiungendo soltanto che il suono del Trio Debussy è davvero perfettamente tardo-romantico, in questo trio brahmsiano, profondo, denso, sempre trascinante.
Ma poi si passa ad Haydn, facciamo un salto indietro di un secolo circa, la composizione è del 1795. E qui la maestria del Trio Debussy è evidente nello straordinario ed impressionante cambio di sonorità: davvero siamo accompagnati per mano all’ascolto di un’altra realtà sonora: il trio rimane un trio, ma il resto cambia radicalmente. I toni sono di un’amabile conversazione, come si può benissimo percepire nella galante “chiacchierata” musicale che sono le variazioni del primo tempo (Andante), mentre nel successivo (Poco Adagio) la cantabilità si fa più intimamente lirica e lascia splendidi momenti al violino, che li interpreta davvero con impareggiabile limpidezza. Ma la parte migliore del Trio haydiniano è però il brillante Rondò all’”Ungarese”, con un motivo magiaro che rimbalza allegramente, aggiungendo un tono di spiritosa animazione all’assieme. Infatti giustamente ed entusiasticamente applaudito.
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E, se permettete, aggiungo una mia personale riflessione, magari del tutto peregrina: il “filo rosso” che il Trio Debussy ha utilizzato per unire nella stessa serata due brani così lontani, nel tempo e nella musica stessa, è proprio in questo: sia nel Trio di Brahms che in quello di Haydn ci sono riferimenti evidenti e cospicui alla musica “ungarese”. Non dimentichiamo le famose (e bellissime) Danze Ungheresi di Brahms.
Ma poi l’ultima parte del concerto è stata davvero trascinante: Astor Piazzolla, con alcuni dei suoi brani più famosi e belli, ottimamente trascritti dallo stesso Trio Debussy, come la splendida, malinconica “Oblivion”, che è stata interpretata con magistrale lirismo ma senza retorica alcuna. Ma è nel finale, il celeberrimo “Libertango” che il Trio Debussy, che ne ha proposto una versione davvero originale ed accattivante, ha scatenato l’entusiasmo generale, con applausi a scena aperta, tanto che c’è stata la riproposizione del brano come bis, ed ha nuovamente suscitato enorme entusiasmo in un pubblico (me compreso) totalmente conquistato dall’appassionata interpretazione del Trio Debussy.
E allora se ho iniziato elogiando il coraggio di Alex Leon, ora lasciatemi terminare la mia cronaca ringraziando Alex, per aver organizzato un concerto magnifico che, a Nizza Monferrato, quella sera, ci ha donato delle splendide emozioni musicali.
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P.S.: Monferrato Classica continua; i prossimi concerti ad Alessandria e nel Monferrato sono vicini: il Quartetto Indaco, a Casale il 30 giugno e il 1° luglio a Nizza. Impossibile non partecipare. Poi a seguire il 2 ad Alessandria e l’8 luglio ad Acqui.