La svagata tenerezza di una passeggiata sentimentale nel proprio paese: Oviglio detto Vuijilie.

Capita che ci sia la Festa del Paese, capita che ci sia una locandina fra le altre che si intitola “Storicamente VUIJILIE – Visita guidata di Oviglio“. Capita che io, che ad Oviglio sono nato e cresciuto, Oviglio l’abbia sempre chiamato “Iuii” e questo “Vuijilie” non sappia neppure come si pronuncia. Allora telefono al numero per prenotare la visita, lo dico alla gentilissima persona del FAI che mi risponde, lui mi dice che è un termine ripescato dai toponimi del 1200, io gli dico che più che ripescato lo avete proprio riesumato, e facciamo un po’ di risate. Poi gli dico che sono un sostenitore del FAI, del loro lavoro egregio e anzi straordinario, aumenta la simpatia e…mi iscrivo alla visita guidata.

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E adesso fatemi fare sia i miei più sinceri complimenti e anche le mie più sentite scuse alla nostra guida, Devis Zamburlin, simpaticissimo e molto paziente: i complimenti perché, oltre a guidarci lui personalmente, elargendo notizie varie, per le strade del paese, ha intelligentemente e giustamente chiesto l’aiuto, per ogni singolo luogo visitato, a ragazzi e ragazze che ci hanno introdotto, con molta professionalità e simpatia nei vari luoghi che di volta in volta visitavamo. Le scuse, perchè purtroppo ha trovato in me un ovigliese sin troppo appassionato del suo stesso paese, quindi anche molto rompiballe, che ha fatto svariati interventi che non gli competevano mica. Devis avrà sicuramente pensato “ma che rumpabali” ma non lo ha detto, anzi, non ha fatto una piega, quindi lo ringrazio per questa sua gentilezza.

Poi, primo luogo visitato, una grande ed inaspettata sorpresa, perché si trattava di una piccola Cappella di cui ignoravo l’esistenza. Si tratta della Chiesetta della “Corte della Contessa”, corte di un’ampia casa padronale dei Conti Balbi di Robecco, simbolo araldico tre pesci (tre balbi, appunto) sovrapposti. Poi sconsacrata e ora nuovamente riconsacrata e fatta restaurare dalla famiglia Roggero, attuale proprietaria. E per forza che non la conoscevo: è stata da poco restaurata e recuperata, ai miei tempi di ragazzo in realtà era un vano adibito a ripostiglio per oggetti agricoli, quindi non la conoscevo perché semplicemente non c’era, coì come la vediamo ora.

Naturalmente la passeggiata sentimentale tra le mura che mi hanno visto crescere è continuata…e più divento vecchio e più mi rendo conto di quanto a queste mura e a queste strade appartengo e quanto loro mi appartengano. E per queste strade e queste mura, Devis ci ha portati alla Chiesa principale del paese, dei SS Felice ed Agata. La chiesa dove bambino facevo il chierichetto e dove il parroco, Don Francesco, a cui evidentemente andava a genio la mia voce, mi faceva leggere durante la Messa i brani del Vecchio Testamento.

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La chiesa, ottimamente restaurata, è di evidente origine romanica. Si hanno notizie della stessa dal 1308, ma si sa che è stata costruita sulle rovine di una precedente, e mantiene in gran parte l’austera bellezza di quel periodo storico ed architettonico, ma ha anche nel suo interno una splendida Cappella di stile totalmente Barocco, davvero uno splendore di marmi e stucchi di notevole bellezza, di cui però non si conosce l’autore. Ce ne ha parlato, in chiesa, Nino Ivaldi, da sempre il più straordinario ricercatore e divulgatore di tutto ciò che riguarda l’identità e la storia ovigliese.

Ultima in ordine di tempo, ma certo non ultima dal punto di vista sia della sua oggettiva bellezza, ma anche del suo impatto emozionale nei confronti di chi scrive, è stata la Chiesa della Madonna, che si trova accanto al Castello. Deve questo suo nome popolare al fatto di essere nata come Oratorio dell’antica Confraternita dell’Assunta. , ma in realtà sarebbe, a voler essere precisi, dedicata a San Pietro, ma io mai l’ho sentita chiamare con tale appellativo. Si tratta in sostanza di una chiesetta estremamente “musicale”, perchè per quanto piccola è dotata, dietro l’altare, di un Coro, ma anche di un piccolo stupendo organo settecentesco, recentemente restaurato, dal timbro stupendo. La struttura della piccola chiesa le conferisce una meravigliosa propagazione del suono, che la rende davvero straordinaria: se mai vi capiterà di assistere ad una “Missa cum Jubilo“, ovvero con la musica dell’organo e meglio se con il canto di un soprano o di un oboe (a me è capitato diverse volte), vi renderete conto di come il suono vi avvolga come arrivando dall’alto, davvero come una musica celeste: un’emozione indimenticabile.

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Ma, lo confesso, con questa piccola chiesa ho un forte rapporto sentimentale perchè ci veniva mia mamma alla messa della domenica pomeriggio, dicendo che lei a messa ci voleva andare per “preghè u’Sgnur” (pregare il Signore Dio) e parlare con la sua mamma che non c’era più, non a vedere l’elegante sfilata della “messa grande” delle 11…Perdonatemi la parentesi personale, ma, sì, lo confesso, ieri pomeriggio pure il colore così limpido e azzurro e pieno di sole di uno splendido giorno d’estate aveva per me un po’ di colore della nostalgia.

Credo proprio di essere anch’io un po’ costruito con le stesse pietre e gli stessi mattoni di questo paese. Sono tornato verso casa canticchiando il motivo di una canzone di Joan Baez che fa così:

“Oh my darling, oh my love / The things that we are made of”

(Oh mio caro, oh mio amore / Le cose di cui siamo fatti).

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Troppo sentimentale? Ma l’ho scritto sin dal titolo che per me più che una visita guidata è stata una passeggiata sentimentale, no? Aggiungo che occorre davvero ringraziare con tutto il cuore Devis Zamburlin, che è persona davvero sinceramente appassionata di Oviglio, ottimo organizzatore di eventi culturali e soprattutto conviviali, che cercano di coinvolgere davvero tutti. Pensate: è stato talmente gentile che invece di mandarmi a stendere ieri per i miei inopinati interventi…mi ha chiesto l’amicizia su fb! Grazie…prometto che alla prossima occasione, resterò in religioso silenzio!