Grande Musica nel chiostro antico. Il Quartetto di Cremona ad Acqui Terme.
Eh sì, questa volta l’ho tradita. Ho tradito Nizza Monferrato, dove sono andato, al Foro Boario, a gustarmi i primi due concerti di Monferrato Classica 2022, il dieci Giugno il Trio Debussy e il primo Luglio il Quartetto Indaco. Ma l’ho tradita per un’altra cittadina bellissima: Acqui Terme. Che a girarla a piedi nella notte d’Agosto pare di stare in uno splendido luogo di villeggiatura, e ci trovi un’atmosfera decisamente rivierasca, decisamente turistica.
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Il luogo dove si è tenuto il bellissimo concerto del Quartetto di Cremona, poi, definirlo incantevole è dire poco: non conoscevo il chiostro dell’Hotel “La Meridiana”, che fa sostanzialmente parte del grande complesso curiale del Duomo di Acqui, e debbo dire che lo sfondo architettonico che aveva alle spalle il quartetto era straordinariamente suggestivo, spettacolo nello spettacolo.
Che è iniziato con la presentazione dell’emozionato Maestro Alex Leon, a cui dobbiamo questa fantastica serie di concerti itineranti che stanno attraversando, mese dopo mese, la nostra bollente estate. Stanco, soddisfatto, sorridente e felice. Poche parole per noi, che i musicisti non sono prolissi, ma per lui e le sue fatiche applausi davvero sinceri.
Ed ora lasciate che vi parli del Concerto…partendo dalla fine. Anzi, dal bis, che è stato un momento molto partecipato e importante. Perché Cristiano Gualco, il Primo Violino ci ha sì presentato il brano fuori programma, ma partendo dalla sua felicità ed emozione per aver ritrovato ad Acqui gli antichi compagni di scuola, che non vedeva da tantissimo tempo. Dalle sue parole era evidentissima una sincera commozione che ha coinvolto un po’ tutti in una bella patina di nostalgia. Il brano poi, splendido: la trascrizione per quartetto d’archi dì un’aria di Giuseppe Verdi: “Quando le sere al placido” dalla Luisa Miller. Nell’aria il tenore esprime tutto il suo disincanto d’amore per la sua amata, Luisa Miller appunto, che credeva fedele ma che ora è convinto gli sia infedele, Si sbaglia, ma non lo sa, quindi si strugge. Il Quartetto di Cremona ha interpretato il brano in senso assolutamente tenero ed elegiaco, regalandoci davvero un’autentica commozione musicale. Splendido.
Ma questo è stato solo lo stupendo finale di un concerto memorabile. Che ha attraversato la musica per quartetto dell’800 in senso cronologico inverso. Il Quartetto di Cremona (i cui componenti sono Cristiano Gualco, primo violino, Paolo Andreoli, secondo violino, Simone Gramaglia alla viola e Giovanni Scaglione al violoncello) ci ha proposto per primo un brano del 1890 del giovane Giacomo Puccini, “Crisantemi – Elegia per quartetto d’Archi”. Puccini, come tutti sanno, è stato un grandissimo compositore d’Opera, ma sarebbe stato un grande anche se si fosse dedicato alla musica strumentale molto più di quello che ha fatto. Il brano è un’elegia funebre, che il giovane compositore scrisse alla memoria del Duca Amedeo di Savoia. I due temi che lo compongono sono di una bellezza lirica davvero struggente. Puccini li riutilizzò poi, proprio per questo splendido pathos, nel finale del suo primo grande successo: Manon Lescaut. Il Quartetto di Cremona lo ha interpretato escludendo ogni languidezza retorica, con un’asciuttezza che ne ha ben evidenziato il fresco fascino melodico ed armonico.
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Con un salto indietro di quasi vent’anni, andiamo nel 1873, Giuseppe Verdi è impegnato con Aida, da allestire a Napoli, ma scrive un Quartetto per Archi. Per sfidare la strapotenza della musica strumentale d’oltralpe? Per dimostrare di essere straordinario anche con una forma musicale tipicamente astro-tedesca? Ebbe successo all’estero, anche a Vienna e Parigi, e lui non lo voleva far eseguire in Italia. Perché? Insomma, saranno forse i capricci di un genio, ma il quartetto è stupendo. Io amo soprattutto gli ultimi due movimenti. Il terzo “Prestissimo” dove un tema ribollente si alterna, nella parte centrale, ad una melodia semplicemente indimenticabile, ed il quarto, sapientissimo quanto divertente “Scherzo Fuga”, forse per dimostrare che anche noi, in Italia, se vogliamo…Interpretazione del Quartetto di Cremona che definisco semplicemente spettacolare! Mai una sbavatura, mai un’incertezza, mai un attimo di minor tensione. Un vortice musicale che ci ha avvolto e trascinato con sé per tutti e quattro i movimenti.
Poi, dopo il doveroso intervallo, il Quartetto di Cremona ci ha regalato l’emozione di una delle più straordinarie composizioni per Quartetto d’Archi di tutta la storia della musica: il Quartetto per archi n. 14 in re minore, detto “La morte e la fanciulla” di Franz Schubert, del 1826. Quasi cinquant’anni prima del Quartetto di Verdi, e siamo nel primo Romanticismo, in quella Vienna che inizia la sua straordinaria stagione musicale romantica all’ombra di due giganti: Beethoven e Mozart. E il timido Schubert che era un famoso scrittore di canzoni (che in tedesco chiamano Lieder), e che da una di queste, intitolata appunto “La Morte e la Fanciulla” ha tratto il bellissimo tema iniziale del secondo movimento di questo stupendo quartetto (che di movimenti ne ha quattro) a cui seguono una serie di variazioni una più bella dell’altra. Che poi non è che gli altri movimenti siano da meno, anzi. Basti pensare al vorticoso e trascinate “Presto” conclusivo. Il Quartetto di Cremona ha interpretato questo Quartetto con un suono denso, compatto, ma nello stesso tempo limpidissimo, scevro da ogni retorica ma comunque straordinariamente appassionato. Al termine dell’esecuzione il tempo si è fermato per qualche istante, perché prima di esplodere in applausi entusiasti, siamo rimasti come sospesi tutti quanti sull’orlo di una grande bellezza.
Dopo il bis di cui vi ho detto sopra, con tanti, tantissimi applausi, trovo all’uscita un soddisfattissimo Alex Leon, sorridente e con gli occhi pieni di luce: gli ho stretto la mano e fatto i miei più sinceri complimenti per aver organizzato questo straordinario giro di concerti che è Monferrato Classica 2022. Che non è finito, ma continuerà dal primo al quattro Settembre con Massimo Quarta, Violino e Direzione, con la Monferrato Classic Orchestra, con due capolavori assoluti come il Concerto per Violino di Mendelssohn e la Settima Sinfonia di Beethoven…francamente: non vedo l’ora!