Monferrato Classica: ultimo splendido atto dell’estate 2022 con Massimo Quarta e la MCO.
La prima cosa che ho pensato giovedì scorso, primo giorno di settembre, è stata: “Ma come sono giovani, le ragazze e i ragazzi di questa Monferrato Classic Orchestra”, schierati in quella stupenda cornice che è il chiostro dell’Hotel La Meridiana di Acqui Terme. E che bello, ho poi riflettuto, vedere l’emozione nei volti di questi giovani, pronti a compiere quel miracolo che è il fare musica insieme…e che musica: il Concerto per Violino in mi minore op. 64 di Felix Mendelssohn e la Settima Sinfonia in La maggiore di Beethoven, che sono due immensi capolavori dalla sfolgorante bellezza.
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Poi è arrivato lui, Massimo Quarta, nella duplice veste, nell’iniziale Concerto di Mendelssohn, di Solista e Direttore d’Orchestra. E qui, per dovere di cronaca, vi segnalo quello che è stato, ma decisamente a mio personale avviso e magari ad altri non importerebbe nulla, l’unico difetto della serata, ovvero che Massimo Quarta non ha detto neppure una parola…non ci ha parlato delle due grandissime composizioni di cui vi ho detto, non ha presentato l’orchestra, non ha presentato il suo personale bis, eseguito dopo Mendelssohn. Ok, è una grande Star della grande Musica, ma io ad esempio ho assistito a concerti con una star altrettanto significativa del violino classico, come Uto Ughi, che ha interloquito con il pubblico con simpatia e partecipazione. Insomma, Massimo Quarta ha avuto un atteggiamento un po’ freddo, un po’ scostante.
Certo, una emozionata e calda presentazione del Concerto, ce l’ha regalata Alex Leon, che ha introdotto brevemente la serata con il giusto ed appassionato orgoglio per aver organizzato questa davvero straordinaria serie di concerti itineranti, Acqui, Nizza, Casale ed Alessandria, che ci hanno accompagnati per tutta quest’estate 2022 con un livello musicale davvero altissimo, con il Trio Debussy a Giugno, il Quartetto Indaco a Luglio, il Quartetto di Cremona ad Agosto, ed ora questo scintillante concerto finale settembrino. Francamente spero con tutto il cuore che l’anno venturo ci venga riproposta una nuova serie di splendida musica per l’Estate.
Ma veniamo al Concerto. Premetto di conoscere piuttosto bene le interpretazioni davvero straordinarie di Massimo Quarta dei Concerti, dei Capricci ed in generale della musica di Paganini, dove le sue doti tanto di virtuosismo trascendentale che di lirica cantabilità, vengono espresse con vividezza assoluta ed ammirevole, ma anche con una spontaneità tale che le immense difficoltà che Paganini dissemina nella sua scrittura violinistica paiono superate con naturale nonchalance.
Così è stato per lo stupendo Concerto di Mendelssohn: Massimo Quarta ha esposto magistralmente il primo tema del primo movimento, Allegro molto appassionato, con la sua la melodia seducente, guidando contemporaneamente con leggerezza l’orchestra, che in questo Concerto è sempre ancella del solista. Poi si giunge al secondo tema in sol maggiore, con andamento di semplice corale, con un dialogo serrato col solista, che nello sviluppo prosegue fino alla cadenza, molto articolata, splendidamente suonata da Massimo Quarta, che precede la ripresa. E ora lasciatemi dire che questa giovanile Orchestra Classica del Monferrato (ma prima o poi qualcuno mi spiegherà perché nel fondare un’orchestra a Casale Monferrato dobbiamo chiamarla all’inglese, Monferrato Classic Orchestra, e non con il suo nome italiano?), che se l’è cavata benissimo! Non sono solo splendidamente giovani, ma hanno suonato decisamente bene, con una amalgama convinto e convincente, un suono morbido quando deve esserlo e decisamente corposo quando è il momento. Davvero molto bravi, anche se, nel Concerto di Mendelssohn, certo l’orchestra è ancella del solista…quindi, sul momento, mi riservo di attendere Beethoven.
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Detto che tanto il secondo movimento (ma ricordo anche che nel Concerto i movimenti sono uniti fra loro senza soluzione di continuità), che è composto da una purissima in forma di Lied tripartito dalla grazia decisamente sentimentale e intimistica, che offre all’esecutore la possibilità di sfoggiare arcate, legati e note tenute, ed il terzo tempo, Allegro molto vivace, che è un movimento elegante in forma di Rondò-Sonata, sono stati eseguiti splendidamente da solista ed orchestra, suscitando scroscianti, prolungati e convintissimi applausi, passiamo a parlare brevemente della Settima Sinfonia di Beethoven.
Che è uno dei più grandi capolavori della Musica Sinfonica di tutti i tempi. Perché è con la Settima Sinfonia in la maggiore che l’idea di armonia, di «gioia», conquista Beethoven. Fu Richard Wagner, colpito dall’elemento ritmico che, incessante, pervade l’intera partitura, che la definì: “l’apoteosi della danza. È la danza nella sua massima essenza, l’azione del corpo tradotta in suoni per così dire ideali”. E che la danza ed il ritmo penetrino in ogni settore della composizione è del tutto vero; il ritmo ne diviene categoria generatrice: dà forma ad incisi ed idee, innerva e vivifica la melodia, trasforma plasticamente i temi.
Così, dalla magnifica introduzione (Poco sostenuto), di largo respiro, splendido preambolo al fantastico Vivace, e poi dal fatto che non ci sia un tempo Adagio, ma un più sereno e gioviale Allegretto, sino al vorticoso e trascinante finale (Allegro con brio), si riallaccia all’incalzare gioioso e all’estatica esaltazione ritmica del primo movimento, imprimendo alla musica un andamento impetuoso, tutto in questa Sinfonia è gioia e danza e ancora gioia e ancora danza. Una straordinaria avventura intellettuale di un Beethoven ineguagliabile.
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E l’interpretazione che Massimo Quarta e la MCO ci hanno regalato è stata davvero e completamente all’altezza della situazione. Capiamoci: non voglio affermare che tutto fosse perfetto e non ci siano state sbavature o piccoli errori. Ci mancherebbe: una giovane orchestra, un contesto live. Ma quello che davvero importa è che noi ascoltatori siamo stati letteralmente trascinati in un vortice di gioia, di danza, di entusiasmo esaltante, con intensa e partecipe emozione, come travolti da un autentico ciclone musicale, che alla fine ci ha lasciati colmi di un’esperienza estetica davvero felice, pieni di sincera gioia per una musica fantastica che era stata così ben interpretata. Al concludersi di quell’incredibile Allegro finale, ci siamo sentiti trascinare tutti in piedi per uno scrosciante e meritatissimo diluvio di applausi.
Eh sì, davvero uno splendido ultimo atto di questa estate di Monferrato Classica 2022: meglio non si sarebbe potuto concludere!