Una passeggiata musicale nel mondo del belcanto: omaggio a Luciano Pavarotti con tre tenori, tre orchestrali e…un bravo presentatore.
A dire il vero il bravo presentatore è in effetti il pianista, quindi uno dei tre orchestrali, Andrea Albertini, ma lui stesso ammette, con splendida ironia, di venire sempre elogiato per l’arguzia delle sue presentazioni ai vari brani della serata… “Maestro, ma come ha spiegato bene…”, gli dicono…e nessuno, ma proprio nessuno, che gli dica “Maestro, ma come ha suonato bene!”. Davvero possiamo provare anche noi, con molta ironia, un grande dispiacere per questa sua frustrazione…tuttavia questo pianista – e direttore di tutta la compagine – è veramente un simpaticissimo ed intelligente presentatore.
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Con una guida così la serata musicale, all’ombra della torre del Castello di Solero, domenica scorsa, 4 Settembre, non poteva che scorrere con emozione, pathos…ma anche tanta allegria. Il Maestro Albertini ha iniziato spiegandoci perché esiste la voce di Tenore: ed esiste perchè chi la possiede ha…una diversa anatomia, ovvero le corde vocali un poco più corte del normale! Poi ci spiega, sempre con competente leggerezza, che non esiste solo un tipo di vocalità tenorile, ma parecchie, dal tenore lirico-leggero: Michele Mauro, che infatti introduce la serata con lo splendido “Una furtiva lacrima” da L’elisir d’amore di Donizetti, al tenore lirico e basta, Giovanni Manfrin, che esegue molto bene “E lucean le stelle”, dalla Tosca di Puccini, ed infine il tenore drammatico, Gianni Mongiardino, che ci regala un’ottima versione di “Ridi pagliaccio” dai Pagliacci di Leoncavallo.
Ebbene, dopo questo primo giro musicale, con la coraggiosa presentazione di tre brani davvero fra i più belli e famosi di tutta la storia della Lirica, abbiamo capito che i tre tenori (e i loro accompagnatori) ci avrebbero donato una grande serata musicale, perché il livello canoro era davvero ottimo. Non ci siamo sbagliati, e così è stato.
Dopo questi tre notevoli brani d’apertura, hanno raggiunto il pianista, sul palco, gli altri due componenti dell’Orchestra Classica di Alessandria, al violino Massimo Barbierato e al Violoncello Luciano Girardengo: splendidi musicisti, che accompagneranno da par loro tutti gli altri brani della serata. E che iniziano subito ad emozionarci con un’appassionata versione dell’Intermezzo dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni. Una parentesi sublime, seguita da due brani cantati insieme da tutti e tre i tenori, e siamo nella Lirica più conosciuta e popolare: “La donna è mobile” dal Rigoletto di Verdi e il famosissimo quant’altri mai “Nessun dorma” dalla Turandot di Puccini. Ora, consentitemi di farvi una piccola confessione: da vecchio appassionato di Musica Lirica, non amo particolarmente questa triplicazione tenorile, quindi non dirò che questi due brani mi abbiano trascinato particolarmente. Ma devo ammettere che i tre li hanno ottimamente proposti ed interpretati, con grande soddisfazione del numeroso pubblico. E va benissimo così, perché la Lirica ha un’anima profondamente e sinceramente popolare.
E l’intelligenza musicale degli interpreti si è fatta evidentemente notare anche per la grande varietà delle proposte musicali, suddivise in varie “stanze” dedicate ai diversi generi. La lirica più salottiera e leggera, per esempio: dall’operetta di Lehar “Tu che m’hai preso il cor” alla celeberrima “Mattinata” di Leoncavallo, alla popolarissima, almeno un tempo, “Musica Proibita” di Gastaldon, per finire questa serie con un languido “Non ti scordar di me” a tre.
Dopo un intermezzo strumentale con una notevole trascrizione (fatta dagli stessi musicisti) dalla colonna sonora del film “Mission” del grande Ennio Morricone, eccoci alla parte finale, più “leggera”, da Granada a Mariù, passando per una “Con te partirò” interpretata davvero molto bene da Michele Mauro (ho sentito qualcuno commentare: “meglio di Bocelli”), per arrivare ad un bell’omaggio, dei tre insieme, alla canzone napoletana: “O sole mio” di Di Capua e “Funicolì Funicolà” di Denza. Su quest’ultima canzone, il Maestro Albertini ha spiritosamente narrato che il brano nacque perché quando venne terminata la funicolare Napoli-Vesuvio, questa non veniva utilizzata né dai napoletani né dai turisti. Allora il Sindaco di allora chiese a Denza un brano musicale che invogliasse tutti a prenderla, finalmente, questa benedetta funicolare! E il brano, divenne subito popolarissimo per il suo trascinante ritornello: “Jamme, jamme ‘ncoppa, jamme jà, Funiculì, funiculà!”, tanto che la funicolare si riempì di gente! E qui, con la sua formidabile ironia, tra le risate del pubblico, Andrea Albertini ha esortano il Sindaco di Solero, qualora ci fossero seri problemi da risolvere in paese, a commissionargli una canzone che avrebbe di certo un tale successo da risolvere quei problemi per sempre!
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Dopodiché, con un certo dispiacere, siamo alla fine: due bis, il lacrimoso “Mamma”, che però viene decisamente sdrammatizzato, fra le risa, dal finalino dove cantano in coro…gli orchestrali! E poi, dai, mica poteva mancare la riproposizione dei tre del “Nessun Dorma”? E applausi, tanti applausi, con standing ovation…e che bella la gioia pura della musica, la potenza della Lirica (“dove ogni dramma è un falso”) e dello stare insieme per la musica, per il belcanto, in una splendida notte di fine Estate!