si fa presto a dire polenta.
Parlare di polenta in una rubrica che si intitola “Splendido Piemonte”? Eh sì, perché questo cibo povero, oggi molto poco di moda, è così tanto piemontese (ma comune un po’ a buona parte del nord Italia, no?) che fa parte dell’anima del Piemonte, l’anima più profonda e più vera.
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Perché la polenta è anche quell’attimo che noi eravamo bambini, e arrivava la mamma (o magari in molti casi la nonna) che, dopo aver mescolato per un sacco di tempo una cosa giallo oro, che ad ogni istante era più difficile da mescolare, la versava sul tagliere, tondo e senza bordi, e guai se dai bordi avesse dovuto fuoruscire, perché sarebbe stata troppo liquida, quindi immangiabile, ma anche guai se non si fosse sparsa in modo fluido e naturale sul tagliere stesso, sino a raggiungerne quasi, ma solo quasi, i bordi, sennò sarebbe stata grumosa, troppo densa, e quindi immmangiabile…e la mamma, o magari la nonna, sembravano ai nostri occhi bambini delle fate portatrici di uno strano cibo dal color dell’oro, morbido ma anche consistente, scodellato con un’attenzione antica ed estrema, mentre s’appannavano di vapore i vetri alle finestre, nel giorno d’autunno o d’inverno….in quel nostro lontanissimo essere bambini…
Eh sì, si fa presto a dire polenta…
Perché la polenta è trovarsi in tanti, tantissimi, nei mille e mille paesi e paesini di questo splendido Piemonte, dai primi giorni agli ultimi di settembre, a riconquistare la voglia d’autunno con davanti una bella e fumante polenta, con lo stufato di carne, che quando te lo versano bollente sulla polenta appena scodellata, ti assale un aroma incredibile…oppure con il gorgonzola, che lo mescoli bene bene alla polenta e poi magari ci spargi pure un po’ di parmigiano e sembra incredibile come il tutto si malgami straordinariamente bene…ma in altri luoghi magari la abbinano con altre carni, magari con i funghi…perché, si sa, la polenta si unisce praticamente a tutto…quando al posto dei biscotti nel latte ci si metteva il pane, pure la polenta, fredda , il giorno dopo, ben rassodata, ci finiva, nel latte…A gustare la polenta settembrina io ci sono andato nel solito luogo della mia anima, Oviglio, ma in molti altri avrei potuto andare, perché a ben leggere i manifesti sui muri, il nome polenta era ovunque ripetuto. Perché la questione della polenta è una questione di tutti, ma anche qualcosa dentro l’anima…e il palato…di ciascuno di noi…
Eh sì, si fa presto a dire polenta…
Perché la polentata di fine estate la organizza la SOMS, anche se quest’anno di fatto si è svolta nella zona attrezzata per le feste che è in dotazione alla Pro Loco…prestata alla SOMS, perché purtroppo, per motivi diciamo logistici, i locali della SOMS non si possono utilizzare, per fare questa festa ma che stavolta l’ha avuta in prestito la SOMS, la polentata di fine estate. Che Antonietta, che della SOMS è la presidente, con caparbia energia, la voleva fare lo stesso, questa festa. E aggiungo che i piatti di polenta e stufato e polenta e gorgonzola, fumanti ed abbondanti, erano semplicemente squisiti, e da tutti assai apprezzati, in questo angolino del Piemonte che mangia polenta…Eh già, la SOMS…quante volte da ragazzo ci ho passato i pomeriggi dopo la scuola e d’estate anche buona parte della notte, alla SOMS…che poi magari tanti non sanno neppure che SOMS significa Società Operaia di Mutuo Soccorso, un nome antico, nato all’inizio delle lotte sociali per l’emancipazione delle classi lavoratrici, tempi lontanissimi, e per me il ricordo di un nonno che ci andava alla SOMS, che ci aveva speso un sacco di sudore, per scavarci la fogna, alla SOMS, e che era orgoglioso che uno dei gradini lo avesse pagato lui, della SOMS. E poi un padre che ci andava pure lui alla SOMS, e stava nel consiglio e fino a che ce l’ha fatta con l’età, ci andava a giocare a scopone, alla SOMS. E che ancora adesso, dall’alto dell’incredibile età dei suoi 95 anni da poco compiuti, si rammarica perché ora purtroppo è chiusa, la SOMS, e mi chiede preoccupato quando riaprirà, se lo so, e ancora ci andrebbe, potesse, alla SOMS. Questa SOMS che, comunque la pensiate politicamente, ha unito nei paesi dov’era o dov’è, nel paese dove siamo, tante persone e tante generazioni.
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Eh sì, si fa presto a dire polenta…
E poi, pare strano ma è proprio così, la polentata di fine estate vuol dire…amicizia. Io li sprono, i miei amici di sempre: getto la locandina della polentata sul gruppo di WhatsApp, li prendo per la gola, ma stimolo anche la voglia di ritrovarci…poi insisto, poi insisto ancora…e come per i Pen, alla fine ne raduno un bel po’, ed è una festa nella festa. Poi ogni tanto rimango li, un po’ trasognato, a guardarli…qualcuno erano anni che non ci veniva, a queste feste, ha ritrovato vecchi amici, ha gli occhi che brillano, qualcuno c’è tornato dopo il COVID, finalmente, qualcuno lo si vede di rado, amiche e amici di sempre ma non solo, con cui hai una volta tanto occasione di conversare con una serena leggerezza che solo una festa popolare e semplice come questa può regalarti. Che la polenta si gusta lentamente, si alza, il bicchiere, si parla. E via con le tante conversazioni fra il leggero e il serio e le battute che ci si prende pure un po’ in giro, con quel senso di appartenenza che solo i paesi e solo gli amici possono donare. E per aumentare quella maledetta e amata nostalgia, pure i due musicisti ci ammanniscono una sfilza di brani anni 70/80 che tutti un po’ canticchiamo, sorridendo…
Eh sì, si fa presto a dire polenta…
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E poi, infine, come non pensare alle ragazze e ai ragazzi di tutte le età che ci han servito la squisita polenta, il barbera per accompagnarla ed il resto? Consentitemi di citarne due per tutti…uno è un ragazzo in pensione da tempo, si chiama Vittorio e lavorava in Comune: guardava sornione da dietro il bancone del ristoro la gente soddisfatta…da quanto non lo vedevo? Beh, che bello rivederlo e farci quattro chiacchiere, no? E poi fatemi citare Elisabetta, che la sera prima si è fatta applaudire a Castellazzo nel bel Concerto del coro P. Voices, e in quell’occasione ammiravo il suo splendido sorriso, mentre cantava, e l’altra sera ha servito tutta la tavolata dove stavo pure io…con lo stesso identico sorriso!
Eh sì, si fa presto a dire polenta…