AO AL: Laboratori di ricerca: integrazione Ospedale e Università per cure migliori

Il progredire delle conoscenze sulle patologie è un elemento essenziale per poter assicurare il
miglioramento dei trattamenti e la salute dei pazienti: la ricerca di base rappresenta proprio il punto
di partenza per ogni implementazione clinica e sviluppo traslazionale.
All’interno del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione (DAIRI), diretto da Antonio
Maconi, è stata quindi istituzionalizzata la Struttura dei Laboratori di ricerca che opera per
coordinare e consolidare le attività di ricerca che vengono svolte dai molteplici laboratori
dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria e dai laboratori di ricerca del Dipartimento di Scienze e
Innovazione Tecnologica (DiSIT) dell’Università del Piemonte Orientale. “Come definito dal
programma nazionale di ricerca sanitaria – spiega Annalisa Roveta, Responsabile della Struttura –
per poter effettuare una vera e propria ricerca traslazionale è necessario disporre di attrezzature e
tecnologie all’avanguardia, in larga parte le stesse della ricerca di base, ed è per questo che abbiamo
deciso di rafforzare ancora di più il legame tra l’Ospedale di Alessandria e l’Università con questa
importante integrazione”. La Struttura dei Lavoratori di ricerca ha definito un proprio piano di
ricerca integrata che mira quindi principalmente a sviluppare una ricerca di base e una ricerca
traslazionale, oltre che una ricerca applicativo-tecnologica a carattere biomedico e informatico. “La
strategia prevede una vera e propria integrazione dei laboratori dei due dipartimenti – aggiunge la
Dr.ssa Roveta – realizzata attraverso la creazione di Joy Lab, ovvero laboratori in cui gli spazi, le
attrezzature e le competenze professionali vengono condivise, e Virtual Lab, ossia laboratori
virtuali dove vengono messe in sinergia le competenze e le risorse dei diversi professionisti che
afferiscono ai due enti”.
Come ricorda infatti il Prof. Leonardo Marchese, Direttore del DiSIT e Project leader di questa
struttura: “È necessario un approccio collaborativo per riunire competenze diverse che vanno dalla
metabolomica alla proteomica alla genomica alla chimica farmaceutica fino ai modelli animali e
all’epidemiologia. Le attività dei nostri ricercatori, in sinergia con quelle dei professionisti
dell’Azienda Ospedaliera, si concentrano principalmente sulle patologie ambientali e sulle patologie
asbesto correlate”. Una sinergia dunque che mira anche al rafforzamento del percorso di
riconoscimento a IRCCS e che si avvale anche della collaborazione di laboratori all’avanguardia di
altri enti istituti di ricerca come l’Istituto Ramazzini, il Politecnico di Torino, l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e l’Istituto Italiano di Tecnologia, con il fine ultimo di migliorare i
trattamenti nella convinzione che “chi ricerca, cura”.

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