Notizie dall’Oltre Bormida
Qualcuno di voi dirà che è facile parlare quando non si hanno problemi di sopravvivenza, si può
stare in una casa decorosa ed accogliente, in mezzo a persone normali che hanno più o meno i
nostri stessi interessi. Il domani ci preoccupa per quello che potrebbe riservarci, ma si tratterebbe
in realtà di una eventualità remota, una sorpresa, dato che abbiamo già programmato la nostra
vecchiaia in modo da non gravare più di tanto su coloro che ci stanno attorno. Abbiamo però
dimenticato in fretta che tale situazione, per noi abbastanza tranquilla, è stata il frutto di conquiste
secolari, portate avanti da persone che hanno pagato per noi un prezzo, talvolta molto pesante.
Dato che sono stato abituato ad ascoltare nel mio tempo, prima dei social e dei dibattiti televisivi,
anche la parola del Vangelo, l’unica cosa di cui mi sento debitore verso i preti, vi voglio parlare di
ciò che ho ascoltato in San Rocco, preso dal Vangelo di oggi 8 ottobre, quando parla dei dieci
lebbrosi guariti da Gesù. Dice che uno solo si sentì in dovere di ritornare sui suoi passi per
ringraziare di essere stato guarito e, guarda caso era un samaritano, cioè uno che era considerato
un deviato, uno da non imitare perché non credente nella giusta e corretta maniera.
Allora mi è ritornata alla mente la pagina che avevo scritto molto tempo fa a proposito di quell’altro
samaritano, quello che aveva soccorso quel poveraccio vittima dei ladroni e per ladroni, secondo
la mia interpretazione, si possono elencare oltre ai banditi di strada di un tempo, molti altri ladroni
che sono stati e sono ancora in mezzo a noi. Per non parlare di quelli che in paesi come la Russia
siedono nei più elevati posti del potere.
Allora avevo scritto queste parole, precedute da questo titolo:
“Abbi cura di lui, e quello che spenderai in più te lo pagherò al mio ritorno”
Posso dire che grazie ad “Avvenire”, un giornale che leggo quasi tutti i giorni, ho potuto conoscere
il nome di personaggi molto importanti e determinanti per tenere vive le mie curiosità di vecchio
pensionato? Uno di questi è Luigino Bruni, uno dei principali editorialisti di quel quotidiano. È un
economista, cioè uno di quei sapienti che dovrebbero spiegarci dove stiamo mettendo i piedi per
aiutarci a non sprofondare nel pantano senza saperlo. È stato fino al 2012 professore all’Università
di Milano-Bicocca ed ora è accademico della LUMSA di Roma, che è il secondo più antico ateneo
di Roma, dopo la “Sapienza”. Ha scritto un articolo dove racconta la storia delle origini dei Monti di
Pietà e dei “Monti frumentari” del nostro Medioevo.
Noi contemporanei siamo portati a ritenere l’epoca del Medioevo unicamente un tempo oscuro di
cinica politica, e dal tempo della scuola non conosciamo altro che le manovre belliche e gli intrighi
di monarchi e papi (che poi erano quasi tutti membri della stessa nobiltà in gran parte romana con
poche eccezioni, una di queste quel Pio V Ghislieri nostro conterraneo) ma, andando a fondo della
storia, possiamo renderci conto che la società di allora, come quella di oggi, era gravata di molti
complessi problemi di giustizia sociale.
Perché, a cominciare da quell’epoca, sorsero in Italia, in specie nel Centro Nord, i Monti di Pietà,
che al di là del loro nome, ispirato dai loro fondatori mossi da ideali francescani, erano le prime
banche dei poveri, dove i poveri potevano avere accesso al credito in condizioni non da capestro?
E cosa erano i “Monti frumentari” sorti invece più che altro al Sud dell’Italia per regolare meglio
certi contratti agrari e tentare di liberare dalla servitù della gleba i contadini del nostro Meridione?
La tradizione cristiana dei Vangeli di Gesù Cristo vietava in origine il prestito di denaro con
interessi, perché l’atto di generosità doveva essere gratuito come riportato da un celebre passo del
Vangelo. Ma, sappiamo bene come si comportavano i banchieri presta-soldi di allora: applicavano
interessi spesso da usuraio, approfittando della necessità di chi si rivolgeva loro.
Ipocritamente poi il servizio del credito era stato un tempo lasciato in preferenza agli ebrei, che non
erano tenuti a seguire gli insegnamenti del Vangelo ed erano autorizzati a prestare il denaro
soprattutto ai potenti, compresi re, duchi e signori del tempo. E gli ebrei, che non potevano
possedere terreni e beni immobili a causa dei divieti loro imposti, avevano avuto buon gioco a
gestire il denaro dei proventi in surplus dei loro fiorenti commerci.
Gli ideali invece del francescanesimo avevano introdotto il concetto di “prezzo giusto” del
pagamento a chi faceva bene il suo lavoro e sviluppato il dovere di conciliare la necessità con
l’economia, vale a dire che per sviluppare l’economia dal basso, si poteva concepire il pagamento
di un tasso giusto di interesse e coloro che avevano bisogno di soldi potevano rivolgersi ai Monti di
Pietà, sia attraverso il prestito in denaro che il pegno in garanzia, a condizione di non dover dare
nulla oltre il giusto. Luigino Bruni richiama in proposito la altrettanto famosa parabola del buon
samaritano, che, dopo aver aiutato il viandante vittima dei briganti, lo affida all’albergatore
anticipandogli il pagamento di due denari e dopo avergli detto di avere cura di lui, gli promette che
al suo ritorno gli avrebbe saldato l’eventuale di più, se necessario. Ecco la vera funzione del
denaro e dei suoi interessi in più, nel giusto. Una pagina, se vogliamo, rivoluzionaria. Il concetto
rivoluzionario del giusto compenso per il “giusto prestito” è alla base della finanza sociale,
sviluppata a partite dal Medioevo, grazie all’istituzione dei Monti di Pietà. Già allora si era
manifestato il bisogno di correggere certe storture diventate una offesa alla autentica cristianità
popolare, perché in fondo il primo vero rappresentante di Cristo nel mondo non era il Papa,
ma il povero. E non per caso anche oggi questo insegnamento ci viene ribadito, se ne avessimo
bisogno, da papa Francesco, quando dice che bisogna porci dalla parte dei poveri e non dalla
parte dei potenti della Terra. Qualche ipocrita sedicente cristiano, o per malafede o per ignoranza,
accusa Francesco di essere un comunista, ma per controbattere la falsa accusa basterebbe aprire
solo alcune pagine del Vangelo di Gesù, senza scrivere nient’altro. Nei racconti delle cronache del
tempo del sorgere dei Monti di Pietà, si possono leggere parole come queste: “Intorno al principio
del secolo sedicesimo, incominciarono in alcuni luoghi l’Italia i Monti di Pietà. Alcuni uomini amanti
dell’umanità per rendere meno barbare queste sanguinarie usure di denari, stabilirono dei luoghi
privati, con poco di fondo, nei quali si prestavano le piccole somme gratuitamente, e le più grandi
somme con non molto interesse.”
Molto interessante è pure la storia dei cosiddetti “Monti frumentari” sorti più o meno nello stesso
periodo del Millecinquecento, in special modo nel Meridione d’Italia. Il contadino povero, con poca
terra e pochissime o nulle risorse di denaro, doveva farsi prestare le sementi per poter svolgere
l’attività di coltivatore. Il ricco mercante che gliele prestava pretendeva poi la restituzione secondo
un contratto detto “alla voce” cioè che il prezzo veniva poi fissato al momento del raccolto, quando
l’andamento del mercato l’avesse stabilito. Ovviamente al momento del raccolto i prezzi di mercato
calavano a causa della maggiore disponibilità di merce, per cui il contadino ci rimetteva anche fin
oltre la metà del guadagno che gli sarebbe dovuto spettare. Mentre per il denaro si sarebbe parlato
di usura, un peccato condannabile dalla morale cristiana, per i prodotti della natura il gravame
degli interessi era sempre stato meno controverso dell’interesse in moneta. Per rimediare a questa
palese ingiustizia, sempre sulla spinta di ideali francescani e per iniziativa di un papa nobile, un
Orsini nato però in Puglia, che si chiamava Benedetto XIII, venne favorito il sorgere dei Monti, che
usavano il frumento, invece del denaro, come numerario nei contratti di prestito delle sementi.
Perché questi francescani, di titolo o di fatto, padri o vescovi che fossero, si comportarono da
uomini di buona volontà, ad imitazione dei profeti e della parola di Cristo?
Perché ci credevano. Oggi nuovi contratti “alla voce” non mancano, nella nostra finanza post-
moderna. Diversamente dai secoli passati, questi contratti vessatori non sono visibili ad occhio
nudo. Ma ci sono. Ciò che invece manca sono nuovi francescani, vescovi e uomini e donne di
buona volontà che diano vita a nuovi Monti frumentari. Alcuni ce ne sono, ma sono troppo pochi.
E dire che personaggi di elevata responsabilità come il presidente Trump o come certi emeriti
principi della Chiesa (specie i cardinali della chiesa cattolica americana), compreso l’ex nunzio
apostolico Carlo Maria Viganò, italiano cattolico tutto di un pezzo, difensore della “vera” fede, che
tanti followers ha anche qui da noi, si ostinano non soltanto a criticare ma anche a calunniare il
povero Francesco dall’andatura claudicante ma dalla mano ferma. Meglio sarebbe il pugno in
frangenti come questi. Beh! però col guantone da boxe s’intende, per non fare scorrere il sangue
che potrebbe lordare i paramenti di taluni emeriti principi della chiesa. Io non ho alcun dubbio da
quale parte schierarmi. La battaglia merita di essere combattuta.
Luigi Timo – Castelceriolo
Questo è ciò che mi ero sentito di scrivere allora, prendendo spunto da Luigino Bruni. Adesso le
stesse motivazioni possono essere trovare per ragionare a proposito dei nuovi equilibri sul prezzo
del gas, dell’energia e delle materie prime, i cui prezzi sono gestiti, ancora una volta, da forze
senza volto che però svolgono lo stesso ruolo dei briganti del tempo passato. Quali interessi
devono difendere costoro? Nella migliore delle ipotesi difendono gli interessi particolari della loro
nazione, ma in qualche caso stanno direttamente dalla parte del ladroni. Luigi Timo –
Castelceriolo
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