I miti si possono dissolvere: gli Stati Uniti sono un paese povero
Il leader del Senato USA, il repubblicano Mitch McConnell, ha chiesto di riconoscere la bancarotta per gli Stati dell’Unione in difficoltà (tecnicamente dichiarazione di crisi in tribunale e protezione dei creditori; gruppi di contestatori assediano gli uffici pubblici, armi alla mano, ritenendo le msure antiCoVID19 soltanto una scelta politica; forse quegli stessi che hanno fatto la fila per far scorta di armi, quando in Europa si svuotavano i supermercati temendo penuria di cibo; anche se ora anche molti cittadini statunitensi stanno facendo la fila per acquistare cibo e benzina, a bordo di SUV e fuoristrada…
I cittadini che vivono negli Stati Uniti sono oltre 300milioni, ma a dispetto dell’immagine fasulla proposta dalla propaganda somministrata al Mondo dall’industria cinematografica statunitense, i poveri nel Paese di Sua Maestà il Dollaro sono oltre 46 milioni, di cui la metà vive in condizioni di povertà assoluta.
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Il Census Bureau, che dal 1960 ha il compito di monitorare il flusso di risorse economiche alle famiglie, considera un aumento del livello di povertà ed il numero assoluto dei poveri è cresciuto molto dagli anni Sessanta.
I metodi di valutazione tengono conto delle differenze che si generano fra cittadini, perché sono poveri più del 27 per cento quando di colore e più del 26 per cento se di origine ispanica, mentre la percentuale si abbassa al 12 per cento per quelli di origine asiatica ed è di circa il 10 per cento per i bianchi.
Dati che vengono aggravati se si considera che sono povere il 30 cento di donne che vivono da sole, mentre lo è il 16 per cento degli uomini che vivono da soli.
Queste sono le persone stabilmente sulla soglia della massima attenzione, quella del livello di povertà mondiale che affligge soprattutto il Terzomondo, ovvero un reddito di soli 2 dollari al giorno che per noi è 1 euro e 90 centesimi, quindi 730,oo dollari annui tradotti in circa 658,oo euro.
Questi i livelli della povertà estrema, raddoppiata dal 1996 al 2012 essendo sempre meno quelli che potevano contare su reddito regolare indipendentemente dal lavoro, da qualsiasi altra fonte (ad esempio la vendita di plasma per gli ospedali, la raccolta di lattine e bottiglie vuote, talvolta attività connesse con sesso oppure droga; ma non soltanto questo) e dal sistema di assistenza (buoni pasto ed altre forme di sostegno, come quelle per i bambini indigenti).
In merito al vecchio programma di assistenza Food Stamp (francobolli per il cibo, sic est), il Congresso nel 2008 lo ha rinominato Nutrition Assistance Program (SNAP), semplicemente perché dai bollini della tessera annonaria si è passati alla scheda elettronica per pagare i generi alimentari, contando su 500,oo dollari al mese che in teoria non dovrebbero essere spesi soltanto per il cibo.
Da questo punto in avanti i numeri sfuggono, ma vi sono altre persone che subiscono i nefasti influssi di una situazione economica personale e vivono in uno stato di povertà relativa, avendo come tetto quella soglia dei 16,oo dollari al giorno ovvero 14,oo euro, quindi 5.240,oo dollari annui che corrispondono a 5.262,oo euro (quindi appena sopra la soglia del nostro I.S.E.E.).
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Considerando questi individui come costantemente inclini a cadere nel baratro della povertà assoluta, mercé una qualsiasi avversità o malattia, ma così anche quelli che pur avendo un reddito sono costretti ad essere parsimoniosi, limitando i bisogni primari, alimentazione e casa e attività residuali.
Un’alimentazione adeguata aiuta a prevenire malanni e l’abitazione dovrebbe corrispondere alla dimensione della famiglia, quindi deve essere riscaldata e fornita dei principali servizi.
Inoltre occorre una minima disponibilità residuale non soltanto per vestirsi, ma anche per comunicare, informarsi, muoversi sul territorio, istruirsi ovvero servizi essenziali che dovrebbero essere garantiti a tutti i cittadini di un Paese civile e quindi capace di gestire la perequazione economica.
Il valore monetario dell’insieme dei bisogni primari corrisponde alla soglia di povertà e per questo il National Academy of Sciences (NAS) ha suggerito una serie di misure di povertà in base a definizioni alternative di reddito e bisogni.
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Il reddito considera le imposte pagate, i crediti d’imposta ricevuti, alcuni trasferimenti non monetari, la deduzione delle spese mediche e le spese necessarie per poter lavorare, come ad esempio i costi di custodia dei bambini e quelli per il trasporto al luogo di lavoro.
La soglia dei bisogni deriva dalle spese necessarie per famiglia in ordine a cibo, vestiario, alloggio e accesso ai servizi pubblici, tenendo conto delle differenze geografiche e dell’effettivo costo della vita.
Si debbono considerare anche le misure alternative come i buoni pasto, i programmi governativi per l’assistenza e la salute Medicare e Medicaid e l’erogazione di sussidi per la casa in quanto fornisce reddito.
Tutti cittadini che hanno diritto a queste lodevoli forme di aiuto sono da considerare poveri, talvolta anche soltanto in via temporanea.
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Difficile la quantificazione dell’effettivo numero di poveri, quasi poveri, di costretti alla parsimonia, di suscettibili ad entrare in una delle precedenti categoria ad esempio a causa di un licenziamento, di un divorzio, di un lutto.
Qualche altra decina di milioni cittadini da aggiungere a quei 46,5 milioni certificati, che insieme offrono una visione non più edulcorata degli U.S.A., dove indubbiamente vivono moltissimi benestanti e ricchi, decisamente molto ricchi.
Tuttavia, considerando i cittadini che lascia indietro, gli Stati Uniti d’America non si possono definire davvero un Paese ricco.