“La Regione ci aiuti e ci supporti nella sanità penitenziaria”
Torino – Prendere piena conoscenza delle criticità negli istituti detentivi piemontesi, che non si discostano dal trend nazionale. È stato questo lo scopo della seduta aperta del Consiglio regionale del Piemonte dedicata alle condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria.
Il personale – come ha sottolineato in apertura il presidente dell’Assemblea – è sottodimensionato, messo in crisi dal blocco del turn-over. Si aggiunge poi lo stress lavorativo, che provoca anche suicidi. Sono pertanto urgenti adeguate risorse per ripensare le carceri. Occorrono misure organizzative a monte che favoriscano migliori condizioni lavorative così come rendano più sicure quelle igienico sanitarie all’interno delle strutture. È altrettanto evidente come sia necessario tornare a destinare risorse per riorganizzare e ripensare le carceri. Il sovraffollamento si risolve riconsiderando il concetto di detenzione preventiva e costruendo nuovi penitenziari. L’ultimo intervento in questa direzione fu nel 2002.
“Il Governo ha recentemente varato l’istituzione del medico penitenziario – ha spiegato Lina Di Domenico, vice capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – è un risultato storico ma ci vorrà del tempo affinché queste figure professionali vengano materialmente inserite. Se la Regione facesse uno sforzo e ci sostenesse, anche col supporto di medici specialisti, aiuterebbe a snellire le procedure di concorso. Infatti sono in previsione dei concorsi pubblici per assunzioni di personale ma le procedure più lunghe sono quelle che riguardano le visite mediche previste. Sarà concluso entro quest’anno il concorso per 120 allievi commissari; ha avuto appena inizio il corso per 1.479 allievi agenti. È previsto entro quest’anno il concorso per 411 allievi viceispettori, il concorso per 1.758 allievi agenti (anche questa procedura sarà conclusa nel 2023). Inoltre, sappiamo che è stata prevista nella Finanziaria l’assunzione straordinaria di 1000 unità per il quadriennio 2023-2026. Infine, stiamo valutando l’introduzione delle body-cam: questo assicurerebbe di poter riprendere lo svolgimento di operazioni di polizia penitenziaria durante gli eventi critici che si realizzano negli istituti. Sarebbe a garanzia non solo del personale operante, ma anche del detenuto”.
La Regione può e ha intenzione di fare la sua parte come sta già facendo per fronteggiare la difficile situazione – ha rassicurato l’assessore al Lavoro nel suo primo intervento e in chiusura – sono già in corso interlocuzioni formali per capire come intervenire sul fronte della sanità e come riuscire a individuare degli spazi per la formazione di nuovi agenti di Polizia penitenziaria. La sanità penitenziaria, dopo essere stata avocata a un sistema nazionale ha fatto venire meno garanzie che toccano anche il detenuto, oggi in troppe situazioni si rischia che non sia così, e questo incrementa le criticità anche per la Polizia penitenziaria che poi deve gestire le situazioni, ha concluso.
In Piemonte solo nel 2022 ci sono state 31 aggressioni e 71 agenti sono rimasti feriti. Nel 2023 ci sono già stati 11 aggressioni e 12 agenti feriti. L’istituto di Torino “Lorusso e Cotugno” viene giudicato il carcere più complesso in Italia, e anche il minorile “Ferrante Aporti” non si sottrae alle problematiche.
Numeri e criticità evidenziate anche dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali.
Il segretario regionale del Sappe Vincente Santilli si è soffermato sulle carenze d’organico stimate in Italia in quattromila agenti, sui logoranti ritmi di lavoro e sulle aggressioni subite dai poliziotti: “È grave che il personale sia lasciato senza strumenti di difesa anche rispetto al disagio mentale, rischiando anche, in assenza di protocolli certi, di essere incriminato per tortura”.
Raffaele Tuttolomondo del Sinappe ha parlato di “situazione disastrosa nei tredici istituti del Piemonte, con turni doppi e carenza dei sottufficiali”.
Gerardo Romano dell’Osapp: “Dopo 42 anni veniamo finalmente ascoltati, la situazione è allo sfascio a causa di una disorganizzazione del sistema carcerario e per il silenzio della politica. Non ci sono punti di riferimento, molte carceri sono senza direttori e comandanti degli agenti, mancano anche in strutture come quella di Novara dove sono ristretti detenuti per reati di mafia”.
Vincenzo Ricchiuti segretario regionale aggiunto della Cisl-Fns: “C’è scarsità di mediatori culturali su una popolazione carceraria straniera che tocca il quaranta per cento. Nelle sole due Rems, a Bra e San Maurizio Canavese, i 38 posti non sono sufficienti per la popolazione carceraria piemontese con problemi psichiatrici. Si aggiunge la mancanza di medici e di presidi h24”.
Vanja Cecchini (Cgil-Fp) si è soffermata sulla dotazione organica che a livello nazionale dovrebbe ammontare a 2913 unità, ma in realtà si attesta a 2216: “Sono previste 3mila assunzioni a livello nazionale per il 2023-2024, ma andranno a solo a coprire i pensionamenti”.
Per Guido Pregnolato (Uspp) nei tredici istituti in Piemonte all’aumento dei carichi di lavoro si somma l’accorpamento dei servizi: “I disturbi psichici toccano il tredici per cento dei detenuti, abbiamo oltre 490 collutazioni”.
Marco Missimei (Uilpa) ha incentrato il suo intervento sulla sanità penitenziaria su cui la Regione ha competenza diretta: “Bisogna evitare di movimentare i detenuti, è la sanità che deve entrare in carcere e non viceversa per una questione di sicurezza pubblica”.
Nella seconda parte della mattinata si sono succeduti gli interventi dei gruppi politici.
Il capogruppo della Lega ha ribadito la necessità di ricorrere a strumenti come il taser per sedare detenuti aggressivi, e l’opportunità di far scontare le pene ai detenuti stranieri nei loro Paesi d’origine. Chiesto anche il supporto psicologico per gli agenti.
Il Gruppo misto M4o – Up ha ricordato che in Quarta commissione si sta affrontando da mesi l’attenzione sulla sanità carceraria, sottolineando che l’argomento va trattato in maniera lucida e completa, non omettendo di parlare anche dei sucidi e dei pestaggi che coinvolgono i detenuti, ai quali va garantita una vita dignitosa.
Il capogruppo di FdI ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno per rafforzare il monitoraggio psicologico dei detenuti e per potenziare gli organici degli agenti. Ha anche annunciato la mozione per prevedere lo svolgimento annuale del Consiglio regionale aperto su queste problematiche.
Per il Gruppo Moderati servono attenzione sanitaria per detenuti e percorsi di sostegno psicologico per gli agenti, che spesso soffrono di burn out. Ha annunciato l’ordine del giorno per stanziare risorse specifiche per chi vuole dare da lavorare a carcerati e per ampliare gli effetti della legge Smuraglia.
Per il Gruppo del Pd non è solo prioritario risolvere la mancanza del personale sociosanitario, ma bisogna riorganizzare e investire in progetti educativi per i detenuti, per la formazione continua degli agenti, per i quali è necessario l’aumento degli stipendi.
Per il M5s non si possono azzerare con un ordine del giorno le carenze strutturali delle carceri, ma bisogna assumersi l’impegno per monitorare maggiormente il fenomeno: “Nel dibattito odierno manca un rappresentante del Governo, direttamente competente”.
Il presidente della Quarta commissione ha infine ricordato che entro maggio termineranno le audizioni del gruppo di lavoro sui problemi della sanità penitenziaria, e che prima della pausa estiva sarà presentato un documento programmatico su possibili soluzioni.
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