La tenerezza di un anniversario: i 150 anni della S.O.M.S. di Oviglio, fra le foto di una mostra, parole, incontri, e tanta emozione.

Quando ho visto su Facebook la locandina, che mi raccontava che, accanto ad un longevo anniversario, chè 150 anni di esistenza non son pochi, c’era anche una mostra fotografica dal titolo intrigante Fame di lavoro. Storie di gastronomie operaie, mi son detto: dai, ci devi andare, alla SOMS, il Primo Maggio. Quale modo migliore per celebrare tutto quanto? SOMS, Primo Maggio, il lavoro operaio in una vicenda, quella gastronomica, che non mi era mai capitato di approfondire, di studiare. E rivedere vecchi amici, vecchie conoscenze, socializzare con tutti loro come tanto tempo fa…Poi però mica ero tanto convinto, di andarci. Andare in SOMS così, per un’occasione così? Un tuffo potente nel lago di antiche emozioni, di antiche frequentazioni, di tante e tante persone che non ci sono più…andare in SOMS a cercare di tornare per poche ore a convivere con tantissimi momenti ed emozioni del mio passato…mica facile.

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Vi sembro troppo emotivo, troppo sentimentale? Può essere. E allora, perdonate se questo, invece di essere un articolo strutturato come un oggettivo riepilogo di fatti, diventa un po’ troppo il rapsodico racconto di emozioni. Ma per uno come me che in SOMS è entrato la prima volta che era un bambinetto, accanto al nonno Pietro, che per la SOMS avrebbe dato l’anima, e tanta e tanta fatica ci ha messo, e quel poco denaro che poteva permettersi di donare, tra le mura della SOMS, ma che ha anche un padre, un giovanotto del 1927, che nella della SOMS ha fatto per anni il consigliere, ma che era anche il suo luogo di svago, di chiacchiere ed incontri, di infiniti tornei di scopone. Ma anche di litigate, magari, che quando c’è la passione ci stanno sempre, no? Ricordo come fosse ieri una sera che, dopo una burrascosa riunione del consiglio direttivo, è rientrato a casa, io leggevo, e mi dice: Ma lo sai che Nino ha proposto di non comperare più l’Unità, ma solo La Stampa, da portare in SOMS tutti i giorni? Ma robe da matti! Mai potrò accadere una cosa così!  E infatti Nino desistette, l’Unità continuò la sua presenza sui tavoli della SOMS. Strano, no, a pensarci ora? Tutto per un giornale che da anni non esiste più, espressione ufficiale di un partito che anch’esso non esiste più…mah… E poi ci sono io, che alla SOMS ci ho passato parecchi dei secoli della mia adolescenza e della mia prima maturità, prima di trasferirmi in un altro paese e lavorare a Torino.

Poi accadde che, pochi giorni prima della celebrazione dell’anniversario, mentre stavo ancora un po’ sospeso nella mia indecisione, ecco che incontro Sonia, che mi chiede se mi andrebbe di andarci, il Primo Maggio, alla SOMS. Lei ovviamente nulla può sapere dei miei dubbi. Così ho guardato i suoi occhi sorridenti e positivi, le ho detto una piccola menzogna, o meglio, una mezza verità: Si, avevo intenzione di venirci anche prima che me lo chiedessi, dopo aver visto la locandina… E ora, ormai, mi tocca, no? Ci salutiamo, e alla fine penso che in fondo sarà proprio bello tornarci, alla SOMS…

Ed eccomi, sotto un cielo grigio che nulla sembra avere del fulgore di maggio, alla SOMS. Dove trovo la Presidente, Antonietta, che mi sorride e io sorrido a lei e lei dice che è bello che sei qui e anch’io sono davvero contento, ora, di essere lì. E poi incontro tante facce conosciute, che è bello rivedere: vecchi amici di mill’anni e mille, ma anche persone più giovani che mi face piacere davvero vedere fra quelle mura. Vecchi amici, come Vittorio, che mi dice dai andiamo a vedere le mostra, aggiungendo con l’orgoglio di chi la SOMS continua a frequentarla e ad amarla: Sai, sono andato io, a Torino, a recuperare questi pannelli. Attraversammo insieme quell’esterno, ora occupato da tavolini ed avventori, che tanto tempo fa era un frequentatissimo campo di gioco alle bocce…e mi accade quella roba lì, quella cosa che forse può provare qualcuno che torna in un luogo tanto amato ma da anni poco o nulla frequentato…e quella roba lì sono i ricordi che letteralmente ti assalgono! Ti assalgono e ti avvolgono come un miele denso, a tratti aspro e a tratti dolcissimo…Si, sono troppo sentimentale, lo so…e allora andiamo a vederla la mostra, parliamone.

Ed eccomi lì, circondato da quelle facce operaie, che chi con poco o nulla, chi con il barachin tipico del mondo FIAT anni ’70, attrezzo da trasporto cibo, che un pochino lo manteneva caldo, o almeno tiepido, cercava nella pausa del pranzo, nel sapore semplice di cibi che spesso erano manipolati cercando di non dimenticare qual sud da dove nascevano, di sfuggire da quell’alienazione alle macchine alle quali erano assegnati, così lontane da quel  mondo contadino dal quale quasi tutti loto provenivano. Premesso che la mostra è molto bella, foto stupende e ottime didascalie, mi chiedo cosa c’entri con la SOMS do Oviglio, fondata e vissuta molto soprattutto (ma non solo, certo) da lavoratori del mondo contadino, da braccianti della terra, com’era mio nonno.

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E comunque da un mondo operaio decisamente diverso da quello della FIAT. Ne accenno con Antonio, il Sindaco di Oviglio, che concorda…e allora esprimo questa mia perplessità alla Dott.ssa Barbara Menegatti, simpatica e sorridente curatrice della mostra, che mi fa notare che si è voluto dare un taglio decisamente generalista ad una mostra di carattere regionale, una mostra itinerante che propone a tutti un tuffo ed una riflessione su un mondo lontano ma nello stesso tempo ancora così vicino a noi. In effetti, sotto quest’ottica, la mostra è davvero ben fatta ed efficace, molto belle le foto, molto ben scritte le didascalie…lo penso e lo esprimo con sincerità. E poi, quelle facce di operai FIAT sono comunque facce di un mondo contadino, che stava trasformandosi in un mondo industriale, e sono davvero così diverse dai volti del mondo contadino di questo piccolo angolo di mondo?

Avrete notato che ho lasciato i discorsi per ultimi. Dulcis in fundo? In parte, ebbene, sì! Lo ammetto, questa volta i discorsi dei politici presenti non mi hanno deluso. Ma inizio con quello di Antonietta Vecchio, la Presidente della SOMS…e posso dirlo, che mi ha commosso? Ha fatto un discorso pieno di ringraziamenti, emozionatissimo, con momenti di pausa e di sospensione. Poca retorica, poca enfasi, moltissimo sentimento, moltissimo entusiasmo, che esprime, in fondo, quella strana felicità di esserci: di essere lì, in quel luogo, dopo tante difficoltà, tra un Covid che fa danni e un gestore che non si trova, le tante cose da fate e i conti che non sempre tornano…ma nonostante tutto che bello essere lì davanti ad un bel po’ di gente, che l’ascolta ed è con lei, con la SOMS, sempre e malgrado tutto. Percepisco nel suo discorso la fatica di esprimere tutto quello che ha nel cuore. E l’applaudiamo tutti e molto convinti, alla fine di questa fatica.

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Ha ringraziato molto il Sindaco di Oviglio, Antonio Armano, per la reciproca collaborazione. E quando parla lui c’è e si sente nella sua voce che questo desiderio di collaborazione è vivo e forte e sentito, perché come già ho scritto in altre occasioni, penso che questo Sindaco, e credo dovrebbe fare così ogni Sindaco, crede nel paese in cui opera con un forte senso di comunità, a prescindere dalle idee politiche personali. Una cosa espressa molto bene anche dal Sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi. L’ho ascoltato parlare ieri all’inaugurazione di Golosaria, a Casale, appunto. Sono convinto che anche lui sia davvero un convinto assertore della valorizzazione del territorio, senza se e senza ma, e nel suo breve discorso lo ha dimostrato. Ma per primo aveva parlato il Senatore Federico Fornaro, in un breve ma sentito elogio delle SOMS, che, ci ha ricordato con orgoglio, sono nate in Piemonte! Ma poi, parlando proprio di Oviglio, ci ha rammentato che tanto nel 1909 che nel 1913, ad Oviglio venne eletto un parlamentare socialista! Però! Quello che più mi ha coinvolto ed emozionato, è stato però il discorso del Consigliere Regionale Domenico Ravetti, che ci ha narrato una bellissima vicenda di quand’era Sindaco di Castellazzo Bormida. Di quando un figlio di emigranti verso l’Argentina (come ce ne sono stati tantissimi in tutta questa parte di Piemonte), ha chiesto formalmente al Comune di Castellazzo di poter essere accompagnato in una visita sentimentale a Castellazzo, alla ricerca delle proprie origini di famiglia. E lui, l’allora Sindaco, ci ha narrato che: L’accompagnavo, ma mi rendevo conto che ciò che vedeva non lo emozionava più di tanto…le chiese, le case, le mura, si, ma…poi però andiamo alla SOMS…ed eccolo che si guarda intorno, e d eccolo preda di un’emozione forte e sincera. Mi stupisco. Sa – allora mi narra – quando gli emigranti arrivavano laggiù, prima si costruivano le loro case, formavano un piccolo quartiere, ma subito dopo costruivano un locale di incontro pubblico uguale identico a questa SOMS…per portare con loro le loro radici, si facevano una SOMS!

Straordinario. Sono commosso, davvero. Dopo applausi e saluti, gli accenno a mio padre emigrante, delle sue vicende verso e dentro l’Argentina. Un breve, ma intenso momento, e lo ringrazio per le sue parole. E poi? E poi il ritrovare vecchi amici, e un bel po’ di evocazione di vecchi ricordi con il piccolo gruppo di Antonietta, con Sonia che ascolta, ma è più giovane e di molte delle persone di cui parliamo non ricorda nulla, e Carla che è più o meno mia coetanea, e invece tante cose pure lei le ricorda. Si ride, si scherza, un po’ ci si commuove, no? Torniamo a casa, io e Carla, lei sta appena un paio di case più in là. Affiorano fra noi ricordi lontanissimi, Anche se da anni non ci si frequenta più, abbiamo moltissimi ricordi di giovinezza, quelli che mai si potranno cancellare. Parliamo del tempo che è passato, di libri e di gente andata. Dopo averla salutata, mentre cammino verso casa, ripenso al senso di questa giornata. Penso al mio amore per questo piccolo angolo di mondo. Poco tempo fa, nell’occasione del compleanno di Antonio, il Sindaco, gli ho scritto un messaggio su fb, dove gli auguravo di continuare ad amarlo, questo paese, come persona che sa appassionarsi alle vicende di una minuscola realtà, tenendo sempre a mente che “I paesi si salvano con gli occhi. / Prima bisogna guardarli / come un uomo giovane / guarda una donna bellissima…”. Ecco: forse ora è il caso di fare questo augurio a me stesso a tutti noi, l’augurio con tutto il cuore che quello sguardo innamorato, oggi per quella vecchia amica, la SOMS, che compie 150 anni, ma in generale per tutto questo piccolo paese, per questa piccola realtà, si possa imparare ad averlo per sempre e che per sempre ci accompagni!

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