Fabbio: “In Consiglio Comunale si argomenta, non si porta la suburra”

Durante (e dopo) il suo mandato è stato insultato, vilipeso, ingiuriato, dileggiato e, soprattutto, calunniato dall’opposizione di centrosinistra.
Ma Piercarlo Fabbio, sindaco di Alessandria dal 2007 al 2012, non si è mai permesso di insultare gli avversari, risparmiando alla città il ben poco edificante spettacolo messo in scena (e in rete in tutta Italia) dall’attuale primo cittadino Giorgio Abonante.
Abbiamo quindi avvicinato il Sindaco Emerito per avere un suo parere su quanto accaduto a Palazzo Rosso  martedì scorso.

Dott. Fabbio, Lei, quando era Sindaco della nostra città, ha mai insultato i consiglieri di opposizione?

No, ma alcune rare volte mi è capitato di ricevere i loro insulti. Il caso più eclatante fu quello del Consigliere, sindaco emerito Mara Scagni, che appellò con l’epiteto di “Ladri” tutta la maggioranza. Reagii con educazione, cercando di portare argomenti che potessero sconfiggere l’insulto ed essere comunque ficcante. Ma la soddisfazione più grande fu quando l’esponente del PD dovette smentire, accontentandosi di “ladri di futuro” visto che mi pare si discutesse di impiego di risorse economiche. Per lei ritengo ancora oggi che fu un grave smacco e la dimostrazione che l’ingiuria era del tutto fuori luogo. Anche la giustificazione, sebbene penso che le fosse costata non poco, dimostrava che l’argomento poteva essere trattato in ben altro modo. Il Consiglio Comunale è l’organo esponenziale della nostra comunità: ha necessità che nel dibattito vengano immessi prestigio e qualità. La suburra sta in altro luogo e deve stare lì, relegata.

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Ha mai assistito a scene come quelle di ieri?
Sono stato presente in Consiglio Comunale a vario titolo per trentadue anni e qualche momento in cui si è trasceso c’è stato, ma i sindaci che ho conosciuto si sono sempre tenuti lontani da reazioni piccate e nervose. Magari davano qualche segno di impazienza, ma non in escandescenze. Molte volte il dibattito in Consiglio è salito al calor bianco e alcuni si sono sentiti toccare sul piano personale, soprattutto per le critiche ricevute alle cose fatte o non fatte. La persona, in modo diretto ed esplicito, come recentemente successo, è stata prevalentemente rispettata in quanto tale. Ma se fra consiglieri qualche volta si è ecceduto, certo il Sindaco, per il suo stesso ruolo, ha preferito assistere e casomai argomentare a favore dell’una o dell’altra parte in contrasto.

Non le pare che la carica di sindaco imponga un certo rispetto dell’istituzione e la consapevolezza del ruolo di sindaco di tutti gli alessandrini?
Al primo cittadino sono trasferiti molti poteri e proprio per le responsabilità annesse, nonché per la rappresentanza che, durante il suo mandato, ha della città e di tutti gli alessandrini, gli si chiede un comportamento contenuto, educato, composto, serio, professionale, anche se non asettico. Il rispetto è materiale, non astratto: si possono esprimere sempre le proprie opinioni o quelle della maggioranza che ti sostiene o coniugare i tuoi valori non negoziabili, ma l’arma è saper motivare con proprie ragioni, non certo utilizzare il linguaggio scurrile, peraltro accentuato dalla postura, dai gesti, dal tono della voce.

Allora Abonante ha sbagliato… per usare un eufemismo
Il tema era importante e lo è ancora. Uno sbaglio ben più grave è quello di cercare come Bertoldo l’albero da impiccarsi e non trovarlo mai: l’ospedale rischia di fare la stessa fine. Se si vuole una struttura nuova occorre non perdere tempo e magari accontentarsi di un’area che personalmente o alla propria coalizione non piace. Deve prevalere l’urgenza di fare, perché il bene comune non può aspettare. L’Ospedale è un’eccellenza, e un’azienda sanitaria nazionale potrebbe – lo spero vivamente- diventare un IRCCS. Questi sono contenuti: che si svolgano in un punto, piuttosto che in un altro del territorio “entro le mura” mi pare un fatto residuale. Ma per far ciò ci vuole anche decisione e coraggio. Quando mancano si protraggono le parole ad libitum.