Aldo Rovito nel ricordo di Piercarlo Fabbio
Con Aldo, praticamente al suo fianco verso il centro dell’assise comunale di Alessandria, sono stato seduto per una ventina d’anni. Ci ha accomunati il lavoro all’opposizione, poi quello in maggioranza, quando il voto popolare aveva deciso che il centrodestra governasse Alessandria dal 2007 al 2012. Ho sempre rispettato le sue idee, particolarmente critiche non solo nei confronti della maggioranza di sinistra, ma anche per il ruolo svolto nel Paese dalla Democrazia Cristiana. Tra due esponenti che avevano troppe differenze da scontare, era comunque nata una solida stima ed un’amicizia naturale anche se non portata all’eccesso della confidenzialità. Quello che comunque mi ha sempre attratto del suo pensiero è stato il rifuggire le scontate nostalgie politiche, per innescare invece un nuovo modo di concepire la Destra sociale e le sue politiche non conformiste. Uomo pacato e pragmatico, poco interessato all’apparire, molto legato alla solidarietà, più di una volta si è alzato in Consiglio Comunale per offrire proposte intelligenti per la soluzione di problematiche locali. Legato al raggiungimento del bene comune senza inutili orpelli, partiva dalla residualità storica del MSI nel quadro politico italiano, ma sembrava non farci caso e, con grande dignità, organizzava con estrema chiarezza proposte estremamente progressiste o, se si vuole, decisamente non conservatrici e dichiaratamente innovative.
Docente al Vinci ed avvocato penalista, non speculava sulla sua professione, ma la metteva a disposizione dei più umili, dei diseredati, dei migranti, sostenendo le loro difese anche senza richiedere una retribuzione. Non gli era estranea neppure l’attività sindacale, connessa alla Cisnal, ove aveva modo di impegnarsi direttamente nelle questioni di diritto del lavoro, dell’occupazione, delle condizioni di sicurezza e salute per i lavoratori. Durante il mio mandato da Sindaco più volte aveva svolto un ruolo di consigliere critico del primo cittadino, senza utilizzare necessariamente l’aula, ma favorendo un dialogo sereno, pacato, mirante a smorzare i toni, consapevole della grande occasione, che, per la prima volta dal 1945, gli elettori alessandrini avevano offerto al centrodestra.
Anche dal punto di vista editoriale, consapevole che produrre cultura specie ricercando le radici storiche di una città, aveva trovato uno spazio di interesse, interessando grandi storici, studiosi e appassionati. Non gli era estraneo neppure l’interesse per il dialetto, confrontando quello alessandrino, con quello siciliano, sfruttando il potenziale confronto Silvani-Camilleri. Non a caso aveva fondato un’editoriale chiamandola “Alessandria editrice”.
Lo avevo rivisto in uno dei suoi parchi ritorni in città e con altri amici della sua area politica di riferimento. Lo avevo informato degli sviluppi politici cittadini, sui quali comunque non solo rimaneva conscio, ma sviluppava le sue note critiche. Magari condendole con quel suo mezzo sorriso, che forniva all’interlocutore lo spazio per replicare, perché i meccanismi della democrazia gli erano congeniali e naturali.
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Piercarlo Fabbio – Sindaco Emerito della Città di Alessandria