Pomodoro, allarme Coldiretti: “Concentrato cinese invade l’Ue, subito etichetta per stop concorrenza sleale”

Alessandria – E’ invasione di pomodoro cinese nell’Unione Europea. Nel momento in cui le importazioni italiane sono calate, a livello di Ue cresce l’import di derivati del pomodoro dalla Cina, determinando una concorrenza sleale nei confronti della produzione italiana ed europea, alla luce delle denunce relative dello sfruttamento delle minoranze etniche e dei prigionieri politici e delle regole produttive differenti a livello di difesa fitosanitaria.
Si deve intraprendere una forte azione a livello europeo per arrivare ad estendere l’obbligo di etichettatura di origine (luogo di coltivazione del pomodoro) per i derivati del pomodoro in tutta l’Unione Europea.
Questo per rendere più trasparente un mercato in cui le importazioni di semilavorati di pomodoro, nello specifico quelle dalla Cina, sono raddoppiate nell’ultimo anno (dato relativo ai 26 membri dell’Ue, senza considerare l’Italia che nello stesso periodo ha ridotto le sue importazioni dalla Cina), diventando un problema dell’Unione Europea.
Infatti, nell’ultimo anno le importazioni di derivati del pomodoro cinesi nei 26 Paesi hanno superato le 100.000 di tonnellate, erano meno di 50.000 tonnellate nel 2022 e meno di 35.000 nel 2021.
Complessivamente nell’UE arriva una quantità di derivati del pomodoro cinesi che sono pari, in pomodoro fresco equivalente, al 10% della produzione UE di pomodoro da industria.
Sempre a livello UE si deve finalmente arrivare ad applicare il principio di reciprocità delle regole produttive sulle importazioni di derivati del pomodoro, come del resto per tutte le altre produzioni.
“In Italia sono circa 70mila gli ettari coltivati a pomodoro da salsa, più di 3.000 quelli in provincia di Alessandria per una produzione che supera 1.300.000 quintali: numeri in crescita per un prodotto di grande eccellenza messo quest’anno a dura prova dal maltempo che ha danneggiato parte della produzione – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco –. Siamo in una delle aree più vocate della filiera. E’ prioritario tutelare produzioni di così grande pregio, messe a dura prova dagli effetti dei cambiamenti climatici ma anche, come nel caso del pomodoro, dagli oltre 85 milioni di chili di import di prodotto cinese arrivati nell’ultimo anno in Italia”
In una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), che è il margine della distribuzione commerciale che specula con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.
Da qui la necessità di sviluppare e promuovere accordi territoriali, unico strumento che può permettere di raggiungere un ragionevole grado di programmazione per il settore e garantire trasparenza agli agricoltori.
“Lavoriamo per dare valore alle imprese agricole italiane della filiera del pomodoro. È dal nostro prodotto che prende vita una filiera strategica, tra le più imitate nel mondo. Vogliamo promuovere un modello di filiera più equo e trasparente. Per questo chiediamo all’Europa un passo in avanti sull’origine in etichetta e di applicare il principio di reciprocità, combattendo lo sfruttamento ovunque in Italia così come nei prodotti importati. Collaboriamo in modo proficuo con le industrie che come noi vogliono dare valore al pomodoro 100% italiano”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.

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